DirettaCalcioMercato
·04 de dezembro de 2024
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Gianluigi Buffon è tornato a parlare del caso Calciopoli e della decisione di restare alla Juventus nonostante la Serie B.
Intervistato da Il Bianconero, Gianluigi Buffon è tornato a parlare della scelta di rimanere nella Juventus nonostante la retrocessione in Serie B. Una decisione non scontata dopo il caso Calciopoli e la revoca degli scudetti, ma che ha inciso il nome di Gigi nella storia bianconera in maniera definitiva. “Avevo 28 anni, era il periodo migliore per un portiere professionista. L’ho fatto perché senza pensarci tanto sentivo fosse la scelta giusta e che guardandomi allo specchio mi sarei rispettato – ha dichiarato Buffon senza esitazioni -. Avevo capito che la Juve aveva bisogno e per me è stato un piacere. A Secco dissi: ‘Se volete rimango e mi potete togliere il 15% dello stipendio‘. Si doveva sgombrare il campo da equivoci, mi tolgo i soldi a me non frega nulla, lo faccio per la gente, perché credo sia giusto. Vi dimostro con i fatti che la riconoscenza c’è“.
Poi la leggenda bianconera, ora capo delegazione della Nazionale Italiana di Calcio, ha parlato proprio degli scudetti cancellati (2005 e 2006) in seguito al processo Calciopoli: “Mi sono sempre concentrato su quello che ha detto il campo, il fatto che quei campionati che sono stati oggetto di discussione li ho vissuti come protagonista e con i miei compagni come squadra da battere. Ho ancora quelle medaglie, io ci sorrido sopra, io so quello che è successo in campo e chi ha meritato ed è stato più bravo”. Infine, Buffon ribadisce il suo pensiero sul caso: “Per me è stata un’umiliazione, essere chiamato in causa, essere chiamato in discussione. Si può dire di tutto di me, ogni tanto faccio cose non ordinarie, ma su alcune cose non toccatemi perché toccate quello sbagliato. Quei fatti lì mi fecero male, mi sono sentito umiliato e strumentalizzato da una giustizia che non voleva fare giustizia ma solo infangare gratuitamente”