Juventusnews24
·04 de novembro de 2025
Cauet parla del calcio italiano e cita Yildiz: «Giocatore pazzesco con qualità incredibile, ma oggi è diverso rispetto agli anni ’90». La riflessione

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(inviato al Palazzo della Regione) – Il calcio italiano sta cambiando, sta ritrovando il coraggio di puntare sui giovani e i risultati si vedono. Parola di Benoit Cauet. L’ex centrocampista dell’Inter, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione del Golden Boy, ha analizzato l’evoluzione della Serie A, facendo un paragone netto tra il suo calcio, quello degli anni ’90, e quello attuale. Un cambiamento che ha un nome e un cognome su tutti: Kenan Yildiz.
Secondo l’ex mediano francese, la differenza fondamentale tra l’epoca in cui giocava lui e quella odierna è lo spazio concesso ai talenti emergenti. Negli anni ’90, la Serie A era il campionato più difficile del mondo, e questo, paradossalmente, bloccava la crescita dei giovani.
CAUET – «Non voglio insegnare nulla al calcio italiano, negli anni ‘90 era il calcio migliore e più difficile con i migliori giocatori. Per questo i giovani non giocavano. Oggi è diverso, per questo gli allenatori incominciano a inserirli. Guardate Yildiz, è un giocatore pazzesco con qualità incredibile. Anche l’Inter lo sta iniziando a fare. Piano piano i nuovi allenatori stanno avendo più coraggio nell’inserire i giovani e trasmettono loro coraggio».
L’analisi di Cauet si è poi soffermata proprio sul talento della Juventus, Kenan Yildiz, considerato l’esempio lampante di questa nuova tendenza positiva. Il gioiello bianconero è stato definito «un giocatore pazzesco con qualità incredibile», un profilo che fino a qualche anno fa avrebbe faticato a trovare spazio così in fretta.
Infine, stuzzicato dalle domande dei giornalisti, Cauet ha riaperto l’album dei ricordi, incoronando il compagno di squadra più forte con cui abbia mai diviso lo spogliatoio: Ronaldo, “Il Fenomeno”.
CAUET – «Ronaldo il Fenomeno il più forte con cui abbia giocato? Assolutamente si. Incredibile tecnicamente e fisicamente, viveva le partite come una festa e non avvertiva la pressione. Per tutta la carriera ha dimostrato di essere un giocatore incredibile che piaceva a tutti»
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