Chiellini al Social Football Summit: «I prossimi saranno mesi difficili e stimolanti ma poi ci sarà una grande luce. Bisogna riportare la Juventus alla normalità nel sapere vincere. Vi dico una cosa che non sapete su Spalletti» | OneFootball
Chiellini al Social Football Summit: «I prossimi saranno mesi difficili e stimolanti ma poi ci sarà una grande luce. Bisogna riportare la Juventus alla normalità nel sapere vincere. Vi dico una cosa che non sapete su Spalletti»
Chiellini, Director of Football Strategy della Juve, ha parlato al Social Football Summit all’Allianz Stadium di Torino. Queste le sue dichiarazioni
(inviato all’Allianz Stadium di Torino) – Giorgio Chiellini è intervenuto al Social Football Summit all’Allianz Stadium di Torino con Giulia Mizzoni. Le parole del Director of Football Strategy della Juventus.
NUOVO RUOLO – «Director of Football Strategy vuol dire tutto o niente. Non sono amante dei titoli, mi sento un supporto per quello che deve continuare a essere la Juventus, un po’ trasversale. Faccio la spola tra Continassa e sede. Poi abbiamo anche Vinovo, non sono riuscito a starci abbastanza in questi mesi ma è il nostro futuro. Ci teniamo, sappiamo che il futuro della Juve dipende da quello che facciamo a Vinovo, nel calcio moderno è difficile farne a meno comprando giocatori fatti e finiti. La missione è formare i giovani internamente, queste sono le tre aree in cui lavoro. Aiuto le persone a migliorare, a crescere seguendo certi valori che da un lato devo imparare anche io ma aiutare loro a dare una direzione e portare avanti certe cose che ci sono state per 100 anni alla Juventus, non per merito mio ma per le persone che ci sono state negli anni. Sono contento. Il primo giorno che sono arrivato è stato San Giovanni del 2004, il patrono, era un giorno di festa. Sono qui da 20 anni a parte una parentesi di due anni di distacco per non passare dal campo alla scrivania, da 0 a 100. Quello stacco è stato importante per ripartire in modo diverso (ai Los Angeles FC ndr)».
LA COSA PIU’ SFIDANTE– «Il tempo, perché poi c’è la famiglia. La cosa più difficile è il tempo di fare le cose ma non mi pesa, dormo bene, sto tutti i giorni al campo per prendere la parte centrale del lavoro. Ho la responsabilità da solo quest’anno del rapporto istituzionale con la Lega, la FIGC, che lo scorso anno facevo con Calvo. In mezzo ci sono progetti che mi piace seguire, come la corporate aziendale. Sono dentro all’innovazione: la Juventus è sempre stata innovazione, guardare avanti. Ci sono opportunità da cogliere, per guardare avanti nello sport. Che è la priorità, ma ci sono tante cose che facciamo: vogliamo usare sempre di più questo stadio, rinnovarlo… Ci sono progetti personali, con le conoscenze che ho, aiuto il club anche in altro. La parte business e finance mi interessa per capire come funziona a 360 gradi una società. Ma c’è tempo, sono arrivato un anno fa: rispetto alla parte sportiva, lì ho delle lacune. Ignoravo cosa succedesse al di là di quel cancello. Trovare una normalità nella giornata è difficile, sono fuori 2/3 giorni a settimana. Poi a volte torni a casa la sera per dormire e poco più ma cerco di vivere il più possibile la famiglia…Avere equilibrio è difficile ma faccio il possibile».
RAPPORTO CON LA SQUADRA– «Ho a che fare con i giocatori ma anche con le 50 persone nel centro sportivo e le 300 che sono in sede. Coi giocatori devi tenere un po’ di distanza, non sono più loro compagno di squadra. Ma è più facile: col tuo passato ogni parola che dici viene ascoltata, hai una sensibilità tecnica per cui non devi crearti una credibilità. Arrivi già con quella, non invado il territorio degli altri ma faccio capire loro la strada da percorrere. Questo è un periodo di sostegno: il gruppo ha valori, è coeso, non va redarguito o controllato. È sano, deve lavorare insieme, deve costruirsi la fiducia e la forza. L’obiettivo finale è tornare alla normalità di vincere, avere tutta quella fatica quotidiana, resilienza, lavoro, che deve diventare un piacere. Ma si fa con la quotidianità, col percepire certi valori, ma non è facile altrimenti vincerebbero tutti…Hanno le qualità tecniche e umane per farlo. Va tramandata, è una cosa che deriva da cicli. Rubo le parole di una persona che lavora alla Juventus da più di me: siamo custodi dei valori della Juventus, io non sono la Juventus. È un onere e un onore esser stato qui da calciatore e poi anche dopo. Sono diretto nel dire le cose alla squadra: se hai un’onestà intellettuale di dire ciò che pensi e lo motivi, si può non essere d’accordo ma lo devi accettare. Se penso una cosa la dico e poi si va avanti. Si appianano anche divergenze di opinioni con rispetto. Dico ciò che penso ma coi giocatori è più facile ricevere una roba da parte mia… Poi magari non sono d’accordo ma ci pensano».
MENO DIALOGO NELLO SPOGLIATOIO– «È cambiato il mondo. La cosa che odio sentire è che non ci sono più i ragazzi di una volta. Le dicevano a me, prima di me e lo dicono anche ora. Ci sono ragazzi che vivono un altro mondo: fino a 24/25 anni Facebook non sapevo cosa fosse, loro son cresciuto con l’Ipad… C’è meno dialogo, siamo molto più raggiungibili col resto del mondo ma sei più aperto, alla mia epoca c’era molta più ignoranza nella materia del professionismo. Ora hanno molti più strumenti: mental health, recupero, sonno. C’è la conoscenza dello studio del calcio, degli avversari, ci sono molti più strumenti, prima c’era più sensibilità. È fondamentale adattarsi velocemente al cambiamento, perché poi performi, visto che il mondo cambia velocemente. Io non ho questa forza di cambiare il mondo ma ho l’adattabilità al mondo che cambia. Mi piace circondarmi da persone per vedere il mondo in modo diverso, altrimenti non migliori abbastanza. Sono arrivato a 36/37 anni a giocare a calcio in un modo in cui non avrei mai pensato a 25: in quel percorso c’è la curiosità, la voglia di migliorarsi, l’adattabilità. Mi mancano skills a livello manageriale che ho voglia di imparare ma con molta calma. La fretta è cattiva consigliera a volte, ma i valori che ho sono riconducibili alla mia vita».
CAMBIO ALLENATORE– «Ho sempre dormito bene…Poi le scelte prese fan parte delle responsabilità. Son stato parte delle scelte condivise. Comolli condivide, poi si prende responsabilità ma è una persona che condivide perché c’è bisogno di più persone che tengano conto di idee. I prossimi saranno mesi difficili ma anche stimolanti. Ma poi ci sarà la luce: se la società riuscirà a superare – in campo e tutto il resto – i tanti cambiamenti poi ci sarà una luce grande, più grande di quella che si può immaginare oggi. Ora abbiamo due partite, passa tanto da queste partite. Il campionato italiano si è livellato, a parte una squadra molto più forte delle altre. Chi? Sai chi (ride ndr)… C’è possibilità di fare bene, serve unità, perseveranza. Stiamo finendo cambiamenti nella struttura ma c’è una parte dietro che stiamo completando. Per quello è più faticoso. Ma credo e vedo che alla fine del percorso ci sarà un treno che parte, che va lontano e dovrà riportare la Juventus alla normalità nel sapere vincere, nell’accettare le sconfitte e prendere uno stimolo nuovo per ripartire. Ora dobbiamo fare qualcosa in più ed è quello che stiamo facendo in società. Mi sento uno dei tifosi, mi arrivano gli spifferi ma bisogna rimanere lucidi: la parte emozionale del tifoso è pronta a spingersi. Quando rivede la luce ti spinge più di prima».
SPALLETTI PARLA DI SCUDETTO – «Voler vincere non è dover vincere, ma voler vincere è già un passo. Spalletti lo ha detto dal primo giorno e lo sta ribadendo. Se uno guarda la classifica, dice ‘Perché no?’. Siamo a novembre, con due terzi di campionato da fare, ed è tutto in ballo, consapevoli delle difficoltà di tutti. Nessuno comunque sta prendendo la via dello Scudetto. Siamo tante squadre lì, si gioca su quel dettaglio. Sono un amante dell’equilibrio, riuscire a mantenerlo non è facile ma è uno sforzo che ti aiuta ad avere una chiara definizione del futuro. Sopra il centro sportivo c’è un vortice di pressione: se riesci a staccarti un attimo hai quell’equilibrio. Lo sport e la vita sono emozioni, ma senza equilibrio non riesci a trasformarle».
UNA COSA CHE NON SAPPIAMO DI SPALLETTI– «Abbraccia tutti, ha bisogno di trasferire il suo affetto e il suo amore a tutte le persone. Ha bisogno di avere le persone con lui, poi in campo è diverso, ma ha bisogno di empatia nel farsi circondare dalle persone. La prima volta che ho incrociato Spalletti è stata nel marzo 2024, io sono arrivato da Los Angeles: mi ha chiesto se volessi fare una riunione ai difensori. Abbiamo guardato la partita fatta col Venezuela e ho parlato con i ragazzi. Siamo rimasti a parlare di calcio e mi ha detto se potesse chiamarmi ogni tanto. L’ho incrociato in altri eventi della Federazione, anche se mi avrebbe voluto più vicino forse ma ero dall’altra parte del mondo… Siamo sempre stati avversari ma abbiamo sempre avuto un rapporto normale, non ci sono mai stati scontri con la Juve. È stato particolare. Ma siamo toscani, nella vita tra toscani ci si prende spesso».
MERCATO – «Ci manca un ultimo pezzo, il direttore sportivo. Alla fine di questo saremo una struttura con Comolli a capo della società, ci sarò io, il Direttore Sportivo e Modesto che è il Direttore Tecnico.
YILDIZ RINNOVO – «Calma. C’è la volontà da parte di tutti: con equilibrio e tranquillità si fa tutto».