Calcionews24
·11 de outubro de 2025
Cremonese, Dezotti sicuro: «Cinque anni stupendi. In questa stagione penso che…»

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Gustavo Dezotti, il campione argentino che ha giocato cinque anni alla Cremonese, osserva con affetto e speranza il ritorno di fiamma grigiorosso. Oggi 61enne, l’ex puntero argentino che visse l’epoca d’oro dal 1989 al 1994 ha parlato a La Gazzetta dello Sport.
COS’É LA CREMONESE – «Il ricordo dei cinque anni più belli della mia carriera, Cremona è rimasta la mia seconda casa. Ci sono tornato nel 2005, con mio figlio Matias che aveva 8 anni e mi diceva: ‘Papà, ma qui ti riconoscono più che in Argentina!’. Ogni volta che con mia moglie Rosanna e mia figlia Lionella pensiamo a qualche viaggio ci diciamo che però da Cremona dobbiamo passare… Intanto cerco di vedere qualche partita – non mi sono perso l’esordio vincente sul Milan! –, mi tengo informato sui risultati e abbiamo ancora un gruppo Whatsapp con tanti ex compagni».
SODDISFATTO DELLA SUA CARRIERA – «Certo! Ho avuto la fortuna di arrivare in Italia, alla Lazio di Ruben Sosa e Tano Gutierrez, tuttora un fratello, e poi alla Cremo, dove sono stato benissimo sia a livello umano che professionale. Sono anche orgoglioso di aver disputato tre Mondiali: in Messico con la nazionale giovanile, Italia 90, infine in Qatar, dove ero collaboratore tecnico del c.t. del Messico, Martino».
IL GOL AL MILAN DI SACCHI GLI APRI’ LE PORTE DELLA NAZIONALE – «Forse sì… Ringrazierò sempre i miei compagni di allora, quella chiamata è arrivata anche grazie a loro: nonostante la retrocessione avevamo fatto un bel campionato. Ricordo tutte le partite molto volentieri eccetto l’ultima… Abbiamo giocato varie volte a Napoli: gli italiani ci fischiavano sempre, ma quando toccava palla Diego lo stadio si ammutoliva. Il pubblico ne aveva un enorme rispetto. In spogliatoio era amato da tutti i compagni: non ci ha mai fatto pesare la sua superiorità, non ho mai sentito nessuno parlare male di Diego. E a tutti ha fatto molto male il modo in cui se ne è andato. Non doveva finire così, è stato molto triste».
HA FATTO LA STORIA DELLA CREMONESE – «Sono ricordi che mi emozionano ancora e parole che mi fanno molto piacere. Ringrazierò sempre Luzzara e Favalli per aver creduto in me. Sono arrivato a Cremona in prestito e già dopo due mesi la società aveva deciso di riscattare il mio cartellino. Poi siamo retrocessi e io ho giocato il Mondiale. Mi ha cercato il Genoa del mio amico Aguilera, Favalli mi ha chiesto cosa volessi fare, se sarei stato disposto a disputare la serie B. Gli ho risposto: ‘Se volete io resto, qui sto benissimo’. E lui: “Va bene! Rimani quest’anno, poi ti troviamo un’altra squadra’. Alla fine sono rimasto per cinque campionati, fino al ’94, con qualche su e giù fra A e B, ma anche con la conquista della prima storica salvezza in A che ci ha reso molto felici».
ERA UNA GRANDE FAMIGLIA – «È vero. C’erano i dirigenti, con anche i vicepresidenti Miglioli e Ferraroni, molto appassionati e vicini alla squadra, e poi un gruppo affiatatissimo di compagni. Non sempre arrivavano risultati positivi, ma noi stavamo sempre bene insieme, la squadra era unita, eravamo un gruppo di amici veri. Tanto che quando Simoni mi propose di stare in panchina lasciando spazio a Florjancic nel torneo Anglo-Italiano accettai volentieri».
CHIORRI – «Alviero è stato un compagno e un giocatore straordinario. Io mi muovevo in campo e già sapevo che avrei trovato il pallone proprio lì dove lo volevo. L’aneddoto riguarda Montorfano: sono stati lui e Ferraroni a insegnarmi a giocare a scala 40 e ricordo che il Maestro si arrabbiava tantissimo quando poi lo battevo, cioè in pratica sempre!»
LA CREMONESE SI SALVERA’ – «Certo che sì! Farà un campionato tranquillo, nelle zone di metà classifica. Da quel che ho visto ha cuore, testa e gambe, mi piace».
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