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·01 de abril de 2025

De Siervo: «In arrivo il commissario sugli stadi: sarà fondamentale»

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“Proprietà straniere? Dobbiamo fare mente locale e sottolineare come tipologia di investimento sul calcio italiano siano diverse. Non ci sono solo fondi, ma anche imprenditori che hanno fatto fortune all’estero e sono voluti tornare. Sono modalità e approcci diversi che ritroviamo anche nel modello di gestione. In alcuni casi sono vanity asset per avere rilevanza sociale differente”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo, intervenendo alla quinta edizione del Merger & Acquisition Summit organizzato da Il Sole 24 Ore.

“Abbiamo avuto in generale un beneficio, è cambiata la professionalità ed è cambiata la tipologia del management, anche perché negli ultimi 15 anni è cambiato il calcio, oggi siamo azienda di entertainment che combatte con le altre forme di intrattenimento. La difficoltà di un club è quella di comunicare i valori al di là dei risultati sportivi con il pubblico. Tutte le aziende di calcio hanno una media company interna che usano per comunicare con questo pubblico per farli partecipare alla vita sociale dei club. Il modello futuro è attenzione maniacale all’aspetto economico, oltre alla selezione per la parte sportiva giocatori tramite sistemi di intelligenza artificiale, l’attenzione alla parte marketing e hospitality anche nella gestione dei nuovi stadi”.


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“La scommessa finale che fanno spesso questi soggetti internazionali. che il cambio di paradigma dello stadio possa essere oggetto dello scambio finale. Tema che ha avuto tempi biblici, viste le resistenze a livello locale. È chiaro ed evidente che oggi abbiamo soggetti capaci e pronti ad investire centinaia di milioni e non riescono a farlo per decine di anni. Il paradosso è legato al mondo pubblico in generale. Semplificando, stiamo chiedendo da oltre tre anni al ministro Abodi un commissario agli stadi e ci siamo, che possa accelerare e superare i blocchi”.

“Quello sarà un cambio di paradigma perché cambierà anche il modo in cui vediamo lo sport, riprendere uno stadio costruito 70 anni fa non è la stessa cosa di farlo in un impianto moderno. L’arrivo degli stranieri è stato fondamentale anche per la sostenibilità del sistema, per poter reggere la competitività con l’estero non poteva bastare il modello precedente. Oggi siamo una piccola babele, il confronto è più complesso ma da questo confronto c’è sempre un beneficio”.

“Ci tengo a ringraziare la proprietà del Como, sviluppare una proposta commerciale legata al Lago di Como e capace di trasformare un brand un po’ polveroso in un brand scintillante in cui le grandi star del cinema fanno a gara per essere sugli spalti. Cambiando lo stadio si cambiano i ricavi del matchday quindi cambiano esponenzialmente i ricavi, ma cambia anche l’esperienza del tifoso”.

“Fondi? Operazione non si è conclusa perché non c’erano le condizioni politiche. Con il senno di poi, gli accordi in Francia e Spagna sono stati simili a quello che avevamo studiato ma hanno avuto luci e ombre. Non credo che possa tornare quel modello, ma può esistere uno spazio di ragionamento possibile legato al mondo estero, una media company sui diritti esteri. Negli ultimi cinque anni i ricavi della Champions League stanno crescendo a livello esponenziale e sta incontrando risultati sempre in crescendo. Ma questo successo porta a bloccare lo sviluppi dei campionati tradizionali. Lo scenario è complesso, su questa dinamica quello legato ai fondi è sicuramente un ambito di analisi”.

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