Calcio e Finanza
·21 de agosto de 2025
Destra morbida su San Siro: la giunta vede il "sì" alla vendita del Meazza

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·21 de agosto de 2025
La pausa estiva per il Consiglio comunale di Milano sta per concludersi e la riapertura dei lavori potrebbe portare delle buone novità al sindaco Giuseppe Sala, sempre convinto di portare a compimento le votazioni che sono ritenute fondamentali per il suo mandato, fra cui quella che porterebbe alla vendita di San Siro e delle sue aree circostanti a Inter e Milan.
Come riporta l’edizione milanese de La Repubblica, proprio su San Siro sembra che il fronte del sì, quindi il via libera alla vendita ai due club, abbia rinforzato i numeri senza doversi necessariamente preoccupare della minoranza di centrodestra.
Ma è bene precisare che questa ritrovata unità nella maggioranza di centrosinistra si basa più che su un fronte compatto a livello politico, che per il futuro del Meazza non si è realmente mai avuto, su una questione giudiziaria: nelle carte della procura c’è già un capitolo dedicato che potrebbe arricchirsi di ulteriori elementi. La vendita di San Siro, a ridosso del voto in Consiglio comunale e a due giorni dall’inizio del campionato, è al centro del confronto politico.
Il ministro Matteo Salvini, intervenuto ieri durante un sopralluogo nelle case Aler di via Bolla, ha ricordato che il dossier sul nuovo stadio «è in discussione da cinque anni senza concludere nulla. È come il gioco dell’oca: abbiamo perso cinque anni, abbiamo perso un miliardo di investimenti privati. Siamo passati da Rozzano, da San Donato, per poi tornare a San Siro». Il leader della Lega critica la gestione della giunta di Sala, ma lascia libertà di scelta ai consiglieri: «Decideranno loro cosa votare».
Il capogruppo leghista a Palazzo Marino, Alessandro Verri, non esclude un via libera del Carroccio: «Prima di tutto vogliamo conoscere i dettagli della vendita del Meazza a Inter e Milan, dobbiamo leggere la delibera prima di decidere. Se ci saranno ricadute importanti per la città e per il quartiere e se verranno accolte alcune nostre richieste, agiremo con responsabilità. La questione è se anche il centrosinistra farà lo stesso, perché se il provvedimento passasse con i nostri voti Sala, in coerenza con le sue dichiarazioni, dovrebbe dimettersi».
Diversa la linea di Forza Italia. Il coordinatore regionale Alessandro Sorte ha chiarito che «non ci sarà alcun soccorso azzurro, anzi, la strategia dovrebbe essere quella di lasciare l’aula e non partecipare alla votazione. Così vedremo se la maggioranza avrà i numeri». Il capogruppo in Consiglio, Luca Bernardo, ha però sfumato la posizione: «Rispetto le indicazioni del partito, ma al momento del voto la priorità deve essere il bene pubblico. San Siro non è per me moneta di scambio politica, né può diventare il salvagente del sindaco. È un bene della città e dei cittadini, e deve essere trattato come tale. Se la proposta sarà adeguata e condivisibile, deciderò di conseguenza, come ho sempre fatto». Fratelli d’Italia propende invece per non partecipare al voto: «Premesso che vogliamo vedere la delibera, potremmo decidere di non prendere parte alle votazioni».
Nella maggioranza, però, emergono le insidie maggiori. È certo che voteranno contro i tre consiglieri dei Verdi (Gorini, Cucchiara e Monguzzi), due del Pd (Giungi e Pantaleo) e un rappresentante del gruppo misto, l’ex Lista Sala Enrico Fedrighini. Sei no sicuri, quindi.
Tenendo conto di questo, bisogna ricordare come i consiglieri comunali, incluso il sindaco, sono 49; la maggioranza assoluta è a quota 25. Il centrosinistra ne conta 31: tolti i sei contrari, restano 25, 26 con Sala. Ma basta un’altra defezione — il voto di Marco Fumagalli della Lista Sala è considerato incerto — per compromettere il calcolo, senza contare la possibilità che altri, anche nel Pd, decidano di non presentarsi.
Il nodo principale, però, sta a monte. Nessuno nel centrosinistra lo dice apertamente, ma il timore — per alcuni sarebbe addirittura un sollievo, togliendo la patata bollente dalle mani di tutti — è che l’intervento della procura blocchi tutto prima ancora del voto. Nelle carte dell’inchiesta i magistrati hanno già ipotizzato l’esistenza di un «patto corruttivo» per accaparrarsi il futuro di San Siro e delle aree circostanti.
Un «dossier ombra» su cui, secondo gli atti, stavano lavorando l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella, dirigente e socio della società di progettazione integrata J+S, entrambi indagati a vario titolo per corruzione. «Non ci arriveremo neanche a discutere la delibera in Consiglio, si fermerà tutto prima», commenta un consigliere. Nei corridoi di Palazzo Marino si mormora che basterebbero anche solo nuove chat compromettenti per rimettere tutto in discussione.