Calcionews24
·26 de novembro de 2025
Eintracht Francoforte Atalanta, Andy Moeller ricorda: «Potevo andare alla Dea, ma la Juve era un sogno. Si sono comportati da signori. Oggi l’Atalanta deve fare attenzione a lui!»

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Campione del mondo con la Germania a Italia ’90, Andy Moeller è noto in Italia per avere giocato nella Juventus negli anni successivi. Ha militato anche nell’Eintracht Francoforte, che oggi affronta l’Atalanta in Champions League. Ecco le sue parole a La Gazzetta dello Sport.
L’ATALANTA E IL CASO DI MERCATO – «La Juve mi voleva, ma ero il quarto straniero e ne potevano giocare soltanto tre, intendevano girarmi all’Atalanta. Sono stato invitato in tribuna a Bergamo, tutti erano gentili con me, ricordo il pranzo, le belle parole, anche la città era fantastica. Ma io volevo la Juve. L’Atalanta era una buona squadra, ma non nelle top five. E volevo giocare nelle coppe. Trapattoni mi chiamava, mi ha fatto sentire forte. Desiderato. È stata una buona decisione, ho vinto la Coppa Uefa con la Juve, ma l’Atalanta si era mossa molto per avermi».
L’INCONTRO CON PERCASSI – «Sono sicuro che avrei fatto una grande carriera anche all’Atalanta, ma decise una sentenza Fifa. La Juve per me era un sogno. Mi aveva parlato anche Luca di Montezemolo, volevo accettare questa sfida».
I PRIMI GOL IN A – «Sì, contro l’Atalanta, una doppietta alla seconda di campionato. Incontrai Percassi prima della gara: stretta di mano e sorrisi. La storia era finita, lui mi voleva, ma si è comportato da signore».
L’EINTRACHT DI OGGI – «L’Eintracht sta bene, è molto forte in casa, sente l’ambiente, tutti si aspettano spettacolo ed emozioni. È una squadra che corre sempre, non concede pause perché ha un’intensità alta e rovescia il campo velocemente, transizioni fulminee e molto pressing».
PERCHÉ FUORI CASA È UN’ALTRA SQUADRA? – «Perché fuori casa è un’altra squadra. E ha problemi se gli avversari sanno tenere palla, sarà importante per l’Atalanta mantenere il possesso, togliere la velocità all’Eintracht. Loro vogliono governare sempre la partita. Se lo fanno gli altri e non stanno solo chiusi, perdono efficacia. Più l’Atalanta mantiene palla, più diminuisce la possibilità dell’Eintracht di fare qualcosa».
I GIOCATORI CHIAVE DELL’EINTRACHT – «Burkardt, il centravanti, è sempre pericoloso: magari non lo vedi per un po’ poi ti trafigge all’improvviso. È una volpe d’attacco. E c’è anche Götze, che ha sempre colpi di genio ma si sacrifica tantissimo, ovunque. La fascia destra se gioca Doan è più pericolosa della sinistra. Tutti sono pronti a punire un errore dell’Atalanta».
PALLADINO – «Non conosco Palladino, ma un tecnico ha sempre bisogno di tempo per imporre la sua filosofia, per capire i giocatori. Comunque l’Atalanta è una squadra di livello internazionale, sempre da Champions, ha lavorato in maniera splendida con Gasperini: belle vittorie, un trofeo. E poi la via per realizzare questa storia di successo: giocatori scelti per la mentalità da Atalanta. Tutto ha funzionato. Si sono fatti un nome in tutta Europa».
VEDRÀ LA GARA? – «Sicuro. Prima guardo la Youth League, perché seguo alcuni ragazzi con la mia agenzia. Chi vincerà? Pareggio, 1-1. Ma per l’Eintracht sarà dura perché conosco la mentalità degli italiani, sempre stabili. Posso chiedere un favore? Salutatemi Conte, è diventato un allenatore di grande livello, non sapevo che fosse così bravo. Ero in camera con lui alla Juve, non parlava mai, sorrideva poco. Era sempre concentrato, massima intensità, sempre» (risata).
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