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·11 de maio de 2025

Eredità Agnelli, gli Elkann studiano la strategia di uscita

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Urs von Grünigen, il notaio elvetico che raccolse le ultime volontà di Marella Caracciolo Agnelli (morta il 23 febbraio 2019) da qualche settimana sta lavorando a integrare l’inventario svizzero dell’eredità della vedova dell’Avvocato. Aggiungendo parte di ciò che non c’era e che la Procura di Torino e la Guardia di Finanza hanno scoperto e riportato in un decreto di sequestro preventivo per 74,8 milioni di euro: tra evasioni fiscali e tassa di successione non pagata in Italia.

Un sequestro che i pm torinesi hanno ottenuto il 20 settembre 2024 dal gip Antonio Borretta nei confronti di von Grünigen, ma soprattutto dei tre nipoti di Marella, i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, e del loro commercialista di fiducia (e attuale presidente della Juventus), Gianluca Ferrero: tutti indagati per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato.


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L’ipotesi d’accusa è che (almeno dal 2010) sarebbe stata costruita una fittizia residenza svizzera della vedova dell’Avvocato, al fine di escludere Margherita dall’eredità ed evadere il fisco italiano (42,8 milioni circa) su una rendita vitalizia che la nonna degli Elkann riceveva dalla figlia (29 milioni tra il 2015 e il 2019) e su redditi da capitale per 116,7 milioni derivanti da attività finanziarie affidate a due trust con sede alle Bahamas.

A questo si aggiungerebbero 32 milioni di tassa di successione non versata riconducibili alle quote di un fondo di investimento lussemburghese e alla presunta “spartizione post mortem” tra i tre fratelli di opere d’arte e gioielli di ingente valore (oltre 170 milioni di euro), facendoli passare come regali della nonna.

Ma perché il notaio starebbe compiendo questa revisione dell’inventario svizzero? Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, l’unica ipotesi possibile sarebbe quella che tutti gli indagati stiano valutando se aprire un confronto con l’Agenzia delle Entrate italiana per un accordo sul pagamento di quei 74,8 milioni. Un’intesa che, in Svizzera, potrebbe richiedere a sua volta un contemporaneo aggiornamento dell’inventario oggetto di cause civili elvetiche.

La logica, però, indica anche che potremmo trovarci di fronte, se un accordo col fisco italiano dovesse mai prendere forma, all’ipotesi di una svolta ancora più clamorosa per le indagini torinesi. Quella di una trattativa tra indagati e la Procura per trovare soluzioni definitorie dell’inchiesta. Una possibilità che il Codice di procedura penale prevede con i “riti alternativi” al processo: come la “messa alla prova” (estingue il reato) e il “patteggiamento della pena”.

Una strategia che potrebbe nascere da tre diverse considerazioni:

  1. la prima legata alla possibile presa d’atto che gli accertamenti penali sulla reale residenza di Marella siano sfavorevoli; 
  1. la seconda alla volontà di evitare che i pm depositino, in chiusura delle indagini, un’ingente massa di documenti sequestrati destinati alla diffusione mediatica; 
  1. la terza, infine, al venir meno di un processo pubblico che, al di là dell’esito, costituirebbe un’ulteriore pubblicità negativa.  

Inoltre, se i pm condividessero la proposta di un patteggiamento, potrebbero non conteggiare nell’eredità della vedova dell’Avvocato le quote della società Dicembre, che consente ai fratelli Elkann la guida dell’accomandita di famiglia e dell’impero Exor (holding che controlla anche la Juventus).

La parola “patteggiamento” era già circolata in alcune ipotesi sull’inchiesta torinese, ma per ora viene smentita dalle parti interessate. Ieri tre legali degli Elkann, Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Gianandrea Anfora si sono recati in Procura per incontrare i pm. All’uscita dal Palazzo di Giustizia, rispondendo alla domanda di un cronista sull’esistenza di una eventuale trattativa, l’avvocato Siniscalchi stavolta si è limitato però a dire: «Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari, non so che cosa rispondere. Arrivederci».

I segnali più importanti, per confermare o far decadere questa ipotesi, sono comunque quelli che potrebbero giungere dall’Agenzia delle Entrate. Perché, per accedere a eventuali riti alternativi, in caso di reati fiscali è prima necessario aver sanato il contenzioso con l’Erario.

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