Sampnews24
·11 de fevereiro de 2025
Ex Sampdoria, Pezzotti ripensa all’epoca Mantovani: «Boskov è straordinario, le sue frasi? Ve ne spiego una! Ecco cosa faccio oggi»
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·11 de fevereiro de 2025
Una delle figure passate più in sordina del periodo d’oro della Sampdoria a cavallo tra gli anni ’90 e i ’00 è stato Narciso Pezzotti il quale ha ricoperto dapprima il ruolo di vice e poi quello di allenatore. Il tecnico ha parlato della sua esperienza ligure ai microfoni de la La Gazzetta dello Sport in quanto è stata di certo una delle più profonde della sua carriera, e lo ha dimostrato ampliamente in quest’intervista:
VICE ALLENATORE – «Se vuoi brillare, fai il primo. Altrimenti non disturbare il manovratore, ha già tanti dubbi. Non chiedo mai a Marcello (Lippi, ndr) chi gioca. Se mi dice “tu cosa faresti?”, allora rispondo».L’INIZIO – «Osvaldo Bagnoli, umile, corretto, persona straordinaria, grande conoscitore di calcio. Va ad allenare la Solbiatese in C. Diventiamo amici. L’anno dopo è al Como, vice di Marchioro, poi titolare: mi chiama perché intanto ha smesso di giocare».MANCINI ALLENATORE – «Sì. É un timido con le esplosioni dei timidi, tutto estro e fantasia. Mantovani lo capisce e lo lascia fare. Dopo una stagione deludente, va dal presidente: “Non merito lo stipendio. Mi dia di meno la prossima stagione”. E Mantovani: “Robi, torna quando sei più lucido…”. Ora guida un gruppo, al tempo aveva difficoltà a guidare se stesso. Era un po’ sovrappeso, ora è magro, corre. Ha fatto un grande lavoro».SAMP SPETTACOLO – «Non quello coreografico che tutti credono. Io arrivo alla Samp dal Torino con Bersellini, un burbero, un montanaro emiliano, persona squisita che però incute freddezza. Entra nello spogliatoio e tutti si zittiscono. Quando lo sostituisce Boskov, serve un italiano con il patentino: io sono lì. Boskov è straordinario, fa finta di ascoltare Vialli e Mancini, ma decide lui. Controlla tutto, chiama a casa i giocatori».FRASI DI BOSKOV – «Alcune indimenticabili. “Gullit è cervo che esce di foresta” nasce perché lui in Jugoslavia faceva caccia grossa, andava con il capocaccia, la muta dei cani, il tricorno. Quando il cervo, maestoso, enorme, esce dalla foresta, il capocaccia ne annuncia il valore: oro, argento, bronzo».OGGI– «Sono e resto un contadino: sono le mie radici. Curo l’orto, le piante, e faccio il nonno. Vedo calcio ma… quasi non ci sono più centrocampisti con il coraggio di entrare in dribbling, chi li ha vince. Non hanno mai visto Jugovic che faceva tutto. E oggi, mi creda, Marocchi sarebbe titolare fisso dell’Italia».
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