Calcionews24
·11 de outubro de 2025
Ferrante su Cairo: «Il Torino ormai è diventato provinciale. Una volta cercai di portargli quel grande tecnico, ma…»

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·11 de outubro de 2025
Del Toro è stato una bandiera. Oggi Marco Ferrante è un feroce critico della gestione di Urbano Cairo e su Tuttosport lo ha detto apertamente, con estrema franchezza.
TORO NEL CUORE – «Il Toro è sempre nel mio cuore, come in un cassettino. Quando si apre e lo vedo, sorrido. Ma il più delle volte rimane chiuso e questo mi fa molto male. Per i risultati brutti della squadra. E perché vedo la contestazione, la delusione dei tifosi, i problemi mai risolti del tutto… Poche luci, pochi spiragli. Per carità, Cairo in 20 anni ha mantenuto la categoria, a parte quei 3 anni pesantissimi in B dopo la retrocessione del 2009. Ma se fa 30, non fa mai 31. Conosciamo bene la passionalità dei tifosi del Toro, ma anche il valore del brand e la profondità, l’unicità della storia del Toro. Il mondo ammira il Grande Torino. Ma il mondo sa che cos’è il Torino di Cairo, oggi? Le generazioni cambiano, i giovani del Toro vorrebbero affacciarsi in Europa, almeno in Conference. In Europa vanno altre squadre che sanno far sognare, emozionare i tifosi, senza essere delle big. Non c’è volontà di costruire una squadra all’altezza. Anche una società all’altezza. E il tifoso è stufo. È profondamente stufo. Si sente oppresso in un labirinto, ormai»
ANNI FA UNO DISSE CHE CAIRO NON COSTRUISCE – «Forse io? Guardate l’Atalanta: ha uno scouting fantastico. Talenti sconosciuti comprati a poco e rivenduti a 50 volte tanto… Ogni anno guadagna e si rinforza, cresce… Ha costruito un centro sportivo meraviglioso, poi ha rifatto lo stadio… Ha una proprietà lungimirante e appassionata: penso ai Percassi, ora accompagnati anche da soci statunitensi… Ha una struttura dirigenziale straordinaria, ampia, forte, radicata… Anche il Bologna ormai è passato davanti al Torino, anche la Fiorentina… Sono tutte società che guardano meglio al futuro, con passione e strategie a lungo termine, con progetti di crescita continua… Con grandi ambizioni… Invece il Toro di Cairo è terribilmente provinciale… Cairo è uno degli imprenditori più potenti in Italia, in Europa è uno dei maggiori editori, ma come presidente di calcio è provinciale, tanto provinciale… E i tifosi soffrono. Perché sanno che cosa potrebbe essere il Toro, cos’era, e poi vedono la realtà: provinciale, provincialissima. Il Toro ormai fa crescere i giocatori per le altre squadre come la stessa Atalanta, questa è la verità. E se va bene, galleggia al 10° posto. Evidentemente questo vuole Cairo, non altro. Se no avrebbe fatto altre scelte, in 20 anni: come Percassi, per esempio»
UN RETROSCENA DEL PASSATO – «Diciamola meglio: quando portai Cairo da Gasperini. Era il 2011. Cairo cercava un allenatore e Gasp era libero. Mesi prima era stato esonerato dal Genoa. E doveva ancora andare all’Inter. Il giorno prima, insieme a un altro intermediario, incontrai Cairo a Milano. E pianificammo l’incontro con Gasperini, che io conoscevo bene: da tempo avevamo ottimi rapporti, lo stimavo già moltissimo. Il giorno dopo ci ritrovammo tutti da Gasp a Genova. E il colloquio tra lui e Cairo fu molto, molto positivo. Ma poi Cairo cambiò idea. Oppure gli fecero cambiare idea. E prese Ventura, già il giorno dopo. Gasp e io rimanemmo di sale, spiazzati, increduli. Era fatta, serviva solo un altro incontro per stendere e firmare il contratto… A Bergamo, Gasp sarebbe andato solo 5 anni dopo, figurarsi!».
LA MANCATA VENDITA DEL CLUB – «Quando giocavo io in granata negli Anni 90 girava una voce… forte… sul fatto che Tanzi avesse cercato in precedenza di comprare il Toro… La vox populi era che avesse invertito il senso di marcia una volta arrivato al casello di Moncalieri, perché gli avevano consigliato di non dare fastidio alla Juventus… Leggende? Dicerìe di popolo? Vai a sapere… Ma oggi mi pare tutta un’altra storia. E fa strano anche a me pensare che tra magnati internazionali e fondi stranieri nessuno di importante e di serio si sia avvicinato al Torino di Cairo. In questi anni sono passati di proprietà in Italia sia club molto più grandi sia club medi sia club meno importanti del Toro. Eppure Cairo dice di non aver avuto neanche un’offerta seria. O chiede un’enormità, o non ha una vera volontà di vendere, anche se a parole dice altro. Oppure gli offrono troppo poco per davvero. O si sono fatti avanti solo quaquaraquà. Ma mi pare strano, impossibile. Sembra una storia… come dire… anomala… Neanche un’offerta seria, all’altezza, per un club così glorioso? In una città importante, fantastica come Torino? Con una tifoseria generosa, numerosa? Mah. Perché mai non dovrei puntare sul Toro se fossi uno sceicco o fossi a capo di un grande fondo internazionale e volessi entrare nel calcio italiano? Andrei subito da Cairo, io. E non solo io, penso».
LA CONTESTAZIONE – «Non capisco come possa sopportare ancora una contestazione del genere, dopo 20 anni. Possiede tv, giornali, è al top nell’editoria, nella pubblicità… Ha potere e soldi… Chi glielo fa fare? Tutti noi, credo, cercheremmo di liberarci del Toro, a queste condizioni. E mica abbandonando la nave, eh! Al contrario, potrebbe farsi pagare bene il club da qualcuno. Col suo potere economico e politico, se volesse… almeno un fondo straniero serio e ricco, interessato a entrare nel calcio, se lo farebbe trovare, dai… Invece no. Preferisce gli insulti: tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi, di anno in anno. È un mistero. O ama così tanto il Toro da non riuscire a cederlo… ma dubito… oppure il calcio è un giocattolo che gli piace davvero troppo. O forse gli rende? Gli conviene? Tutto lecito, eh! Ci mancherebbe! È suo diritto, assolutamente. Magari c’entra anche l’orgoglio personale… Certo è che l’imprenditore Cairo, l’editore, sembra una persona completamente diversa dal presidente del Torino… Come se fossero veramente due persone differenti. Cairo è una persona intelligentissima, sia chiaro. Ma da presidente del Toro..».
LA GESTIONE DI CAIRO – «La sua gestione non è stata e non è all’altezza della storia del Toro, direi che non comprende i sentimenti dei tifosi. Capisco la contestazione. La gente è stufa, vuole di meglio, di più. Vorrebbero una società ben strutturata. Con all’interno anche delle bandiere, come accade in tutti i club normali. Personaggi di qualità, di buon senso, che creano identità e trasmettono tradizioni e il fuoco sacro dell’amore per i colori sociali. Nel vivaio, come a fianco della prima squadra. Ma Cairo non li vuole, dirigenti così. Chi c’è nel club, che sia cresciuto nel Toro prima del suo arrivo? È un’anomalia, un boomerang, un limite pazzesco. D’altra parte è riuscito a far andare via o a perdere bandiere etiche come Benedetti, Asta, Comi… È grave. La prima squadra non ha identità e si vede. Non ha uno zoccolo duro. Le bandiere in società servirebbero anche per i tifosi, come punti di riferimento… Ma evidentemente a Cairo danno fastidio figure così».
COME BERLUSCONI – «Cairo avrebbe avuto bisogno di attorniarsi di grandi manager, come aveva fatto Berlusconi nel Milan: e Cairo per il Cavaliere aveva anche lavorato per tanti anni… L’avesse imitato, avesse preso per tempo anche lui un Galliani, un Braida e via dicendo, avrebbe costruito uno squadrone che sarebbe durato nel tempo. E oggi avrebbe anche vinto dei trofei. Invece, nulla. Vedete? Cairo non ragiona da grande come fa nella sua attività di imprenditore, lui ha ragionato da provinciale col Toro. Galleggia. E i risultati modesti, poveri, ne sono lo specchio. Ma così impoverisce il tifo, fa disinnamorare i piccolini, i bambini, che vedono il calcio internazionale in tv e ogni tanto vorrebbero poter sognare di approdare in Europa pure loro. Invece, a parte lo zuccherino di quell’anno a Bilbao… Ma un anno solo su 20! Se Cairo non avesse il portafoglio che ha, gli direi: complimenti, fa tantissimo per il Toro. Ma se volesse, col portafoglio che ha, potrebbe eccome! Ora vediamo se acquisterà lo stadio, come ha annunciato. A quel punto diventerebbe proprio impossibile pensare che poi non venda il Toro! Un club così famoso, glorioso, con anche il business dello stadio di proprietà, non può non smuovere fondi internazionali, magnati anche stranieri. E Cairo si stuferà anche lui, prima o poi, di prendere solo insulti…»..
UN MERCATO INCOERENTE – «Ma infatti! Io avrei puntato su Adams, il salvatore della scorsa stagione, affiancandogli un vero bomber. Come Simeone, sì. I due si integrano bene. E dietro a loro, Vlasic: da fantasista centrale, il ruolo in cui rende di più. Invece hanno realizzato un mercato strano, pieno di esterni, senza un regista, per poi cambiare idea ad agosto, non prendere più jolly, buttarsi su Asllani… E lasciando la difesa scoperta: il Torino aveva bisogno di difensori più forti, l’anno scorso il problema era emerso, non a caso adesso quella granata è la peggior difesa del campionato… Errori, soldi buttati, scelte incoerenti, inversioni a u… A gennaio andranno aggiustate le cose. Una società lungimirante, che programma bene in estate, a gennaio rinforza la squadra, non deve correre ai ripari. Invece, il Toro… Ma evidentemente hanno una loro strategia, a noi poco comprensibile»
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