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·19 de março de 2025
Fiorentina, Fagioli si sfoga: “Ho pianto quando ho lasciato la Juventus, Motta non mi considerava più”

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·19 de março de 2025
Il trasferimento di Nicolò Fagioli alla Fiorentina ha segnato un nuovo inizio per il centrocampista, che si è raccontato in un’intervista al Corriere dello Sport, svelando il lato più emotivo del suo addio alla Juventus.
Domenica 16 marzo 2025 è stata una data simbolica per lui: da protagonista, ha trascinato la Fiorentina alla storica vittoria per 3-0 contro la sua ex squadra. Un successo che ha chiuso un capitolo doloroso e ne ha aperto uno nuovo, fatto di leggerezza e riscatto.
L’addio alla Juventus: tra lacrime e consapevolezza Fagioli ha trascorso undici anni in bianconero e la decisione di andarsene, presa a fine dicembre, è stata un sollievo ma anche un colpo al cuore: “Quando ho scelto di lasciare la Juve, mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Non me ne sono neanche accorto, ma quel giorno ho capito che si chiudeva una fase importante della mia vita. Lasciavo compagni, abitudini, tragitti quotidiani. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con grande affetto, e questa novità ha avuto il sopravvento su tutto”.
La difficoltà di emergere alla Juventus Secondo Fagioli, il suo percorso alla Juve è stato condizionato dal fatto di essere considerato un prodotto del vivaio, un’etichetta che ha pesato anche su altri giovani talenti come Moise Kean: “Alla Juve eravamo sempre quelli della Next Gen, trattati come tali. Era una situazione che ci stava stretta”.
Il rapporto con Thiago Motta e la rinascita a Firenze Dopo l’addio di Allegri, l’arrivo di Thiago Motta ha rappresentato un cambiamento radicale per lui: “Alla Juve devi vincere sempre, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. Allegri mi ha dato continuità, ma dopo le partite contro Genoa e Lipsia, Motta ha smesso di considerarmi”.
A Firenze, invece, Fagioli ha ritrovato entusiasmo e serenità: “Mi ha restituito il piacere di giocare. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò”. L’ex bianconero ha parlato anche della difficoltà di allenarsi quando si sente la sfiducia dell’allenatore: “Se sai che il mister non ti vede, vai al campo con pesantezza, non rendi al meglio. Se entri per tre o quattro minuti e ti dicono che devi fare di più, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente”.