PianetaChampions
·01 de novembro de 2024
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La Gazzetta dello Sport, nell’editoriale di seguito evidenziato, ha dedicato uno spazio a Lautaro Martinez, attaccante e Capitano dell’Inter: “Il ruggito, quel ruggito, l’Inter e i suoi tifosi lo conoscono bene. Lo hanno sentito una notte di due estati fa, quando Lautaro Martinez si caricò la squadra sulle spalle alla prima partita ufficiale giocata dopo la finale amara di Istanbul: un gol e poi un altro al Monza, per scattare subito, e poi ancora tanti, tantissimi altri fino alla stella. Un campionato dominato, uno scudetto stravinto nel segno di Lautaro. Perché il Toro rientra nel club ristretto dei giocatori che maneggiano alla perfezione la formula magica per fondere rabbia e delusione forgiando trionfi. Eccola, la storia di Lautaro: pesa, eccome se pesa, come pesano i trofei che il capitano dell’Inter ha messo in fila in salotto tra successi in nerazzurro e in nazionale, eppure i giurati del Pallone d’oro non l’hanno ritenuta all’altezza di un piazzamento migliore del settimo posto finale. Lautaro ha assaporato le emozioni della cerimonia di Parigi, ha incassato il verdetto, ha risposto con una rete inseguita per 78 minuti a Empoli, quasi spinto da Inzaghi e da tutta la squadra, quindi ha detto la sua: «Sinceramente mi aspettavo di più. A volte questi premi non vengono decisi in maniera giusta».
Non si aspettava di vincere Lautaro, magari questo no, ma di arrivare più in alto senz’altro. Il tutto legittimato da una stagione straordinaria, giocata da protagonista assoluto con l’Inter come con l’Argentina: a decidere l’ultima Coppa America è stato proprio lui, capocannoniere del torneo sudamericano dopo aver chiuso davanti a tutti gli altri bomber anche in Serie A. Ecco, il pensiero e le impressioni di Lautaro sono state condivise da chi gli sta intorno, a cominciare naturalmente dall’Inter […].
Lautaro ha masticato amaro, e la reazione è comprensibile: «Non ho nulla da invidiare a Mbappé, Haaland, Kane e Lewandowski, sono seduto al loro stesso tavolo», diceva in tempi non sospetti, e aveva ragione. Due se li è messi alle spalle, gli altri due lo precedono al confine con l’Olimpo dei migliori. Avrebbe potuto superarli tutti già alla terza nomination della carriera, potrà farlo presto, molto presto, sfruttando anche la molla che questo piazzamento insoddisfacente farà scattare nella testa e nelle gambe. E allora Lautaro si prepara a tornare alla carica sfornando i numeri che più gli piacciono: altro che voti e punteggi, qui parliamo di gol. Che dovranno tradursi in nuovi successi, perché la scalata all’oro passa sempre e solo da qui: la missione è doppia, vincere ancora in Italia e centrare uno storico bis scudetto che all’Inter manca dai tempi di Mourinho, e tentare il colpo grosso in Champions. L’Inter si è attrezzata per lottare sui due fronti con una rosa che più profonda di così non si può, Lautaro si è armato di esperienza mondiale, spalmata su due continenti: la Coppa America alzata in “stile Inter”, da bomber implacabile come in nerazzurro, lo aiuterà a scrollarsi di dosso anche le scorie dell’ultima Champions e di quel rigore malandrino nella notte di Madrid […]“.