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·23 de novembro de 2024
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George Weah, leggenda del Milan ma grandissimo tifoso della Juventus, è intervenuto sulle colonne di Repubblica a poche ore dal big match di San Siro rivelando anche un retroscena inerente a suo figlio Timothy. Ecco quanto ripreso da Goal.com:
“Avevo parlato di Timo con Maldini, c’era la possibilità di farlo andare al Milan, ma non si è concretizzata. Quando mio figlio mi ha accennato della Juve, gli ho detto di non esitare neanche un momento. Ne abbiamo discusso con la mamma e il manager e tutti siamo stati d’accordo: non si poteva dire di no a un’opportunità che milioni di ragazzi sognano ma che soltanto in pochi hanno. Al di là del mio tifo, è la squadra giusta per lui”.
“Guardo in tv tutte le partite della Juve: prima da tifoso, adesso per Timo. Tiferò Juventus perché è la mia squadra del cuore e perché ci gioca mio figlio. Vorrei che fosse una bella partita. Se vince la Juventus sono contento, se vince il Milan non lo sono al cento per cento, ma un po’ sì. Mio figlio ha realizzato il sogno che avevo da bambino? Si può dire così”.
“E’ molto intelligente, non ha bisogno dei miei consigli. Io sono suo padre, è l’allenatore che deve dirgli come e quando sbaglia. Fin da quando era piccolo gli ho detto di giocare a modo suo, senza andare a guardare come giocava suo papà. Non voglio mettergli confusione in testa né pressione. L’unica cosa che gli ripeto sempre è di giocare per la squadra, che se anche entra in campo per un solo minuto deve dare il massimo e che non importa se ha fatto gol oppure no. L’anno scorso era un po’ deluso, non aveva fatto bene e non era nel suo ruolo ideale, ma adesso è molto contento. È giovane, sbagliare gli fa bene”.
“Quando giocavo nel Monaco la Juventus si era interessata a me, ma ero ancora molto giovane e Wenger mi consigliò di restare in Francia ancora un po’ perché avevo bisogno di maturare. La Serie A, all’epoca, era forse il campionato più difficile al mondo. E così andai al PSG. Al Milan cinque anni fantastici. Da avversario lo guardavo, lo ammiravo, ricordo bene quella finale di Champions persa con l’Ajax, c’era ancora Van Basten, che poi mi fece l’onore di lasciarmi la sua maglia numero 9. Tutti volevano giocare in Italia e fui io a scegliere, anche se sarei potuto andare altrove. Sognavo la Juve, ma non avrei potuto dire no al Milan” sottolinea Weah.