Gianni Comandini, dalla doppietta con il Milan a “mister 30 miliardi”: il più grande flop atalantino di sempre | OneFootball

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·04 de dezembro de 2024

Gianni Comandini, dalla doppietta con il Milan a “mister 30 miliardi”: il più grande flop atalantino di sempre

Imagem do artigo:Gianni Comandini, dalla doppietta con il Milan a “mister 30 miliardi”: il più grande flop atalantino di sempre

La storia di Gianni Comandini all’Atalanta: un sogno europeo sfumato in 30 miliardi di vecchie lire dopo la parentesi Milan

30 miliardi di lire. Un prezzo che sintetizza uno dei più grandi flop della storia dell’Atalanta: un “Comandante” dell’attacco affondato insieme alla sua nave in quella che doveva essere la consacrazione sua, e della Dea. Stiamo parlando di Gianni Comandini.

Se al Milan è conosciuto per la doppietta siglata contro l’Inter nel famoso 0-6, all’Atalanta per tutt’altro nonostante le ambiziosi aspettative. Arriva a Bergamo nell’estate del 2001 in una delle campagne acquisti più abbondanti di sempre: Marotta convince Ruggeri a spendere e puntare all’Europa, e Gianni Comandini viene preso (insieme a Saudati) per guidare l’attacco con cui si sarebbe fatto il grande salto. Il tutto a costo di 30 miliardi di lire con un contratto di 5 anni per 15 miliardi l’anno.


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I tifosi sognano, tanto da presentarsi con il duo aste “Gianni Comanda” in Curva Nord. Le speranze però si esauriscono in un batter d’occhio: Comandini tatticamente sarebbe anche adatto al gioco di Vavassori, ma per quanto l’impegno non venga mai a mancare gli errori sottoporta sono troppi per essere ignorati. Errori che lo fanno finire nel mirino della contestazione, dove nel mezzo tanti infortuni tanto da essere soprannominato ironicamente dai tifosi “Gianni Maldischiena”.

Primo anno 30 presenze, 4 reti di cui una esultando mostrando la maglia “scusate il ritardo” contro il Piacenza; l’altra nel famoso 3-3 contro il Brescia con la corsa di Mazzone sotto la Curva. Il secondo anno parte meglio portando la prima vittoria stagionale e l’ennesimo goal siglato nel derby, ma ancora una volta gli infortuni e un rendimento non all’altezza valgono a lui l’etichetta di flop e all’Atalanta la retrocessione.

Rimane ancora per altre due annate nell’ombra: tanta panchina, superato nelle gerarchie, e il costo di quell’operazione di mercato pesa come un macigno sulle casse della Dea: tanto da rescindere il contratto nell’estate del 2005 tra false speranze, molte illusioni, pochi lampi e un bilancio complessivo di 53 presenze e 10 goal tra campionato e Coppa Italia.

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