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·03 de outubro de 2024

Inchiesta ultras, la difesa dell’Inter: «La Digos era informata di tutto»

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I dirigenti di Milan e Inter sono alle prese in questi giorni con il clamore mediatico per l’ondata di arresti che ha spazzato via i vertici delle Curve e con le accuse di rapporti inopportuni con gli ultras. Tuttavia, i due club partono da un dato: «Non siamo indagati». Di più, si sentono parte lesa, scrive Il Corriere della Sera nella sua edizione odierna.

E da viale della Liberazione, sede del club nerazzurro, si fa notare che allo stato nessun tesserato ha nemmeno ricevuto avvisi di convocazione per essere sentito quale teste. Del resto, l’Inter, ha avviato da tempo continue interlocuzioni con la Procura alla quale ha prodotto il 30 aprile una memoria difensiva: la mossa si era resa opportuna anche sulla scorta degli allarmi lanciati dalle autorità e ripresi dai giornali concernenti fatti di infiltrazione criminale nel tifo organizzato.


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Nella memoria, che tiene conto anche dell’audizione dell’Inter davanti alla commissione antimafia del Comune, oltre a illustrare i modelli organizzativi migliorati e la formazione (per esempio lezioni ai giocatori sui rapporti da tenere con gli ultras) si parte dalla convinzione di aver agito nel «rispetto della legalità», «in costante collegamento con le autorità preposte».

Viene ribadito che ogni passaggio nell’interlocuzione con gli ultras, e ogni decisione di concedere o non concedere loro qualcosa, è sempre stato svolto informando la Digos, anche con più comunicazioni quotidiane, documentabili con pec. E la Digos era stata informata anche della decisione di assegnare i famosi 200 biglietti in più in occasione della finale di Champions. Nella memoria si legge che «la curva Nord ha avuto accesso a 1.500 tagliandi circa, dopo che l’Inter si era confrontata con le forze dell’ordine».

Dei quattro ambiti che generano ricavi agli ultras, su due, ambulanti e merchandising con il logo della Curva, l’Inter sottolinea di non aver nulla a che fare. Per i parcheggi, anche dopo aver appreso della parentela di Caminiti con il boss della ’ndrangheta Papandrea, si arrivò all’interruzione del rapporto con la società Kiss&Fly. E sui biglietti l’Inter rivendica di non aver mai fornito tagliandi in omaggio o scontati agli ultras e quando alla commissione riferisce che il bagarinaggio non sembra il business più redditizio non vuole sottovalutare, ma far riferimento all’esistenza di altre attività criminali che l’ordinanza conferma.

Il Milan ribadisce la disponibilità a collaborare con gli inquirenti per fornire ogni informazione richiesta. Di certo entrambi i club non ravvisano gli estremi di un commissariamento e confidano nella chiusura della procedura in corso.

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