Kickest
·03 de junho de 2025
La rivincita di Aurelio De Laurentiis: i numeri del suo Napoli

In partnership with
Yahoo sportsKickest
·03 de junho de 2025
«Sono io il vostro Cavani» diceva un certo Aurelio De Laurentiis nel 2018, quando i suoi tifosi chiedevano il ritorno del Matador in azzurro. Certamente il produttore cinematografico non vanta 400 gol in carriera, ma va detto che il ruolo di presidente non lo svolge poi così male. È vero, tra alti e bassi le critiche ricevute sono state tante. Ma dal canto suo ADL ha un portfolio niente male, tra qualificazioni europee, record e Scudetti vinti.
L’imprenditore romano ha acquistato il Napoli nel 2004, dopo il fallimento e la retrocessione in Serie C1. Oggi la formazione partenopea si trova ai vertici del calcio italiano. In questi 21 anni, 18 di Serie A, ha collezionato sei titoli e dieci partecipazioni alla Champions League (inclusa quella appena conquistata). Inoltre, anche sul piano gestionale, De Laurentiis si è tolto le sue soddisfazioni. Il fatturato è passato dagli 11 milioni del 2004 agli oltre 300 degli ultimi anni. Il merito è anche delle plusvalenze, per un totale di 700 milioni tra Higuain, Jorginho, Kvara e tanti altri.
Dopo oltre 20 anni di dominio spalmato tra Milano e Torino, il Napoli è tornato a imporsi come la concorrenza contro le grandi del Nord. Proprio come negli anni di Maradona. Dal 2007/2008, annata del ritorno in Serie A, solo Juventus (78.9) e Inter (73.8) hanno una media punti migliore degli azzurri (70.5). Nelle ultime dieci stagioni, inoltre, i partenopei si sono qualificati alla Champions League ben 7 volte, addirittura più del Milan (la squadra italiana in Europa per eccellenza).
Ma soprattutto il Napoli è una delle quattro squadre ad aver vinto lo Scudetto almeno una volta da quando Aurelio De Laurentiis è alla presidenza del club (2004). Ne ha conquistati ben due, eguagliando uno dei suoi predecessori più amati dalla piazza, Corrado Ferlaino, colui che portò il Pibe de Oro ai piedi del Vesuvio. Così ADL ha risposto alle critiche, acquistando sempre più credibilità e portando la sua squadra a essere una delle maggiori contendenti al titolo ogni anno. Professarsi “Cavani” è stata un’uscita buffa, rischiosa, quasi spocchiosa, tipica del personaggio, ma sette anni dopo forse si può dire che non aveva tutti i torti.