Calcionews24
·14 de novembro de 2025
Lazio, parla l’ex Alvaro Gonzalez: «Squadra più forte? Quella di Petkovic era più coraggiosa, audace. Sono legato anche a quella di Reja. Sul famoso gol alla Juve…»

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Alvaro Gonzalez, ex centrocampista della Lazio, ha collezionato 146 presenze e 7 reti tra il 2010 e il gennaio 2017. Tra i momenti più significativi della sua avventura in biancoceleste spicca la storica vittoria della Coppa Italia 2012/2013. In una recente intervista concessa a sslazio.it, l’uruguaiano ha ripercorso la sua esperienza nella Capitale. Di seguito un estratto:
È vero che contro la Juventus eri sicuro di segnare? Tu che segnavi al massimo un gol a stagione?«Sì, ed era una Juventus sicuramente più forte di quella di oggi. Non segnavo molto ma me lo sentivo: per questo avevo la maglia di Scaloni pronta. Lionel era infortunato ma ci teneva a rimanerci vicino, per lui fu difficile accettare l’infortunio. L’assist di Ledesma fu perfetto, mi tuffai di testa e segnai. Così corsi subito in panchina a prendere la maglia. Me lo sentivo dalla mattina della partita, non so perché».
Perché il destino fece segnare Lulic, l’uomo forse meno atteso?«A volte devi farti trovare al posto giusto, Senad giocava con il cuore, percorreva 11 km a partita. Quel gol gli ha allungato la carriera nella Lazio. Gli ho sempre detto che la sua fortuna quel giorno era indossare gli scarpini con i tacchetti alti, altrimenti non so dove sarebbe finita quella palla (ride, ndr)».
I festeggiamenti durarono tutta la notte, chi era il meno lucido? La coppa con chi passò la notte?«Uno tra Ledesma e Mauri si portò la coppa a casa, ora non ricordo bene chi fosse ma fu uno dei loro due. Forse più Cristian. Onazi quella notte invece era fuori di testa, era il più scatenato».
Qual è stata la tua Lazio più forte?«Ho giocato in Lazio diverse, però quella di Petkovic era più coraggiosa, audace. Puntava a fare sempre la partita, senza paura. Però rimango molto legato anche alla Lazio di Reja, una squadra magari con meno qualità ma più pratica. Oggi studio per diventare allenatore e mi porto dietro anche i loro insegnamenti. Il calcio italiano è sempre stato molto tattico, ti lascia molto. Reja era unico nel saper gestire la rosa, Petkovic invece puntava di più sull’aspetto tattico».









































