L’impiantistica di Parigi 2024 (esistente al 95%) è uno schiaffo per l’Italia | OneFootball

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·20 de julho de 2024

L’impiantistica di Parigi 2024 (esistente al 95%) è uno schiaffo per l’Italia

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Con le Olimpiadi di Parigi 2024 ormai alle porte, Sport e Finanza, il web magazine di Calcio e Finanza dedicato agli aspetti economici, finanziari e gestionali della sport industry, ha iniziato la sua copertura speciale sulla kermesse a cinque cerchi.

La capitale francese sarà la sede della manifestazione per la terza volta nella sua storia (dopo quelle del 1900 e del 1924) e l’evento, come è stato spiegato nell’editoriale dello speciale, sarà caratterizzato dalla consueta grandeur transalpina sin dalla cerimonia di apertura. Visto che il sipario non si alzerà come al solito nello stadio olimpico, ma lungo la Senna con gli atleti dei vari Paesi che sfileranno nel centro della capitale su barche apposite.


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I numeri sportivi ed economici dell’evento sono extra-large. Tra Olimpiadi e Paralimpiadi saranno poco meno di 15mila gli atleti che si sfideranno sulle sponde della Senna. Di questi, 403 saranno italiani e quindi il record di Tokyo 2020 quando in Giappone c’erano 384 azzurri è stato superato.

Entrando invece nel particolare dei dati economici, le previsioni parlano di oltre 4 miliardi di euro di entrate, che saranno spinte da diritti tv e intese commerciali visto che la vendita globale ai broadcaster si attesta intorno a quota 750 milioni e  le sponsorizzazioni sono pari a 470 milioni. Oltre a questi, i ricavi provenienti dal CIO si stimano essere intorno a quota 1,22 miliardi di euro.

Altra voce fondamentale sarà il botteghino. La vendita del numero di tagliandi si dovrebbe aggirare sugli 8,6 milioni di unità per un incasso di circa 1,1 miliardi di euro. Inoltre importanti fonti di ricavo giungeranno da hospitality (170 milioni di euro), partnership (1,1 miliardi di euro), licensing (127 milioni di euro) e finanziamento pubblico (352 milioni di euro). Quest’ultimo rappresenta, nello specifico, il 4% del budget organizzativo di Parigi 2024 e che, come spesso accade in ogni Olimpiade, è stato più volte rivisto al rialzo. Sommando circa 200 milioni di euro per altri ricavi, si arriva, così, all’importo complessivo dei ricavi caratteristici dei Giochi estivi 2024, quantificabile in circa 4,27 miliardi di euro.

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Parigi 2024, l’indotto per la capitale francese

Sin qui i numeri della kermesse in quanto tale. Allargando l’orizzonte all’indotto va notato che Parigi, che già normalmente è tra la città più visitate del mondo, sarà invasa dal turismo sportivo durante i Giochi. Il totale degli arrivi previsti si attesta intorno ai 16 milioni che, considerando una permanenza media di 3,3 notti per persona, portano i pernottamenti a circa 52,8 milioni. Il rincaro dei prezzi di hotel, appartamenti e ristorazione sarà evidente e, nonostante il contenimento delle tariffe per i trasporti, si può stimare una spesa media giornaliera intorno a quota 625 euro. Per questo, secondo le stime di Sport e Finanza, l’indotto turistico totale durante la manifestazione si attesta a 33 miliardi di euro.

Inoltre sbarcheranno a Parigi anche i vari entourage (accompagnatori e staff delle delegazioni) e i media. Il numero stimato tra accompagnatori e giornalisti arriva a toccare le 57.250 unità. Pertanto con una spesa media giornaliera standard di 50 euro per persona, la “Famiglia Olimpica” che atterrerà a Parigi comporterà entrate pari a circa 40 milioni di euro considerando una permanenza media di ciascuno per 14 giorni.

Non da sottovalutare infine la spesa sul territorio anche della forza-lavoro dell’Olimpiade. Per i Giochi 2024 sono previsti 20mila lavoratori sotto contratto e 45mila volontari. Per i primi, la permanenza media si attesta intorno ai 14 giorni, tra Olimpiadi e Paralimpiadi; per i secondi, essendo ingaggiati localmente, i giorni medi lavorati sono stimati essere circa 3,5. Confermando la spesa standard giornaliera sopracitata, l’impatto totale sul territorio delle “risorse umane” arriva a quota 21,8 milioni di euro.

Quindi, sommando l’indotto di turismo, staff e forza-lavoro, Parigi potrà contare su entrate pari a complessivi 33,06 miliardi di euro.

Il tema degli impianti: a Parigi il 95% delle strutture era già esistente

Pochi dubbi insomma che sarà una edizione dei giochi extra-large. Questa grandeur pero non deve ingannare. Perché, nonostante non siano mancate in Francia le polemiche per l’aumento dei costi, l’organizzazione ha puntato sul fatto che Parigi disponeva già di una grande impiantistica sportiva di per sé, che quindi ha permesso di abbassare i costi in maniera molto significativa.

Non a caso è stato calcolato che il 95% delle strutture necessarie per i Giochi Olimpici era esistente già nel momento in cui il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha scelto la candidatura francese nel 2017. Queste ovviamente includono lo Stade de France, il Parco dei Principi, il palazzetto di Bercy, lo stadio del tennis del Roland Garos, l’ippodromo di Longchamp e altre ancora. E va da sé che avere strutture già esistenti significa che sarà più semplice ottenere non solo una sostenibilità ambientale e ma anche economica, visto che spesse volte i giochi estivi si sono rivelati per le nazioni organizzatrici dei bagni di sangue economici.

Nei fatti a Parigi di nuove infrastrutture non ce ne saranno molte e per lo più queste hanno una destinazione d’uso post-Giochi già stabilita. Il Villaggio Olimpico che si estenderà su Saint-Ouen, Saint-Denis e l’île Saint-Denis sarà trasformato dopo le Olimpiadi con 2.500 nuove abitazioni, una residenza per studenti e un hotel. Oltre a questi sono previsti un parco paesaggistico di tre ettari, quasi sette ettari di parchi e giardini, 120.000 metri quadrati di uffici e servizi cittadini e 3.200 metri quadrati di spazi commerciali. Altre nuove infrastrutture saranno la Medias al Burget dove vivranno i circa 5.000 giornalisti e dove si stima che post Olimpiadi verranno costruite 500 abitazioni in questo sito. Poi vi sarà il nuovo Saint Denis Aquatics Centre, che sarà l’unico nuovo edificio permanente a sopravvivere a livello sportivo a Parigi 24, insieme al nuovo ponte che collega l’impianto natatorio allo Stade de France e al resto della Ville Lumière.

Parigi 2024 e lo schiaffo all’Italia

In questo quadro e in chiave italiana la peculiarità che Parigi avesse pronte il 95% delle strutture sportive prima di presentare la candidatura non può non suonare come uno schiaffo per il nostro Paese.

Nessuna delle nostre città può dire di essere pronta a quel modo, nemmeno Roma che è di gran lunga quella messa meglio con il complesso del Foro Italico (Stadio Olimpico, stadio del tennis e quello del nuoto), il Palaeur e Piazza di Siena. Qualora i giochi dovessero tornare nella Capitale anche queste strutture infatti necessiterebbero di ampie ristrutturazioni e molti altri impianti sarebbero da costruire, a iniziare dai velodromi e ai vari palazzetti per ginnastica, boxe, scherma e quant’altro (qualora si usasse l’impianto dell’EUR per il basket e la pallavolo).

Per non parlare di Milano che non ha un impianto come si deve né per l’atletica né per il nuoto, ovvero le due discipline simbolo dei Giochi, e dove l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 sta già mettendo a nudo problemi non di poco conto. E si tenga presente che organizzare i Giochi invernali è molto più semplice di quelli estivi, visto il minor numero di discipline, di nazioni e di atleti che vi partecipano.

Non solo, ma lo schiaffo è tanto più pesante se si pensa che la strategia usata per Parigi non è nuova, bensì è quella seguita in Inghilterra per i Giochi di Londra 2012. È quindi di ormai quasi 20 anni orsono, visto che il CIO scelse la candidatura inglese per il 2012 addirittura nel 2005.

Una strategia che è stata vincente nel Regno Unito visto che i giochi di Londra sono stati tra i pochi (tra quelli estivi) a non registrare salassi economici negli ultimi decenni. Al contrario hanno fatto segnare degli utili e impatti positivi anche ad anni di distanza

Però è una strategia che è possibile seguire solo se si dispone di città che hanno già una grande offerta di impiantistica sportiva di prim’ordine. E questa in Italia non c’è e non è mai stata pensata. Su questo basti pensare alle difficoltà che i vari club incontrano in ogni angolo della nostra penisola per costruire un nuovo impianto per capire quale sia la distanza che ci divide da nostri rivali storici a livello sportivo quali francesi e inglesi.

La capitale britannica d’altronde, se non più di quella transalpina, dispone di un numero significativo di impianti sportivi all’avanguardia: tra questi Wembley, Wimbledon, Twickenham, la O2 Arena, gli ippodromi per non parlare degli stadi di proprietà dei club come l’Emirates Stadium o Tottenham Hotspur Stadium. Per il 2012 gli inglesi costruirono tra gli impianti principali l’Aquatic Centre, il centro per il ciclismo, e soprattutto lo stadio Olimpico, ma premurandosi di una cosa: ovvero di consentire alla squadra che ne avrebbe fatto uso dopo i giochi (il West Ham United) di potere modificare l’impianto per essere adibito al calcio nel migliore dei modi. Onde evitare di costruire una cattedrale nel deserto e quindi inutile.

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