PianetaSerieB
·18 de dezembro de 2025
💪 Padova, Papu Gomez: “È finalmente iniziato il mio percorso. Dopo la squalifica ho chiesto aiuto”

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·18 de dezembro de 2025

L’attaccante del Padova Alejandro “Papu” Gomez ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport del suo inizio di avventura con i biancoscudati e del periodo complicato vissuto dopo la squalifica per doping.
Queste le sue dichiarazioni:
«Sono contento, fisicamente mi sono sentito bene. Ho esordito contro il Venezia ma non mi sono goduto la partita, tornavo dall’infortunio e avevo paura di rifarmi male. La gente avrebbe pensato che non sarei più stato in grado di giocare. Ora posso dire che è iniziato finalmente il mio percorso».
Obiettivo salvezza… c’è di più?«La mia idea è chiara e l’ho detta dal primo giorno: voglio aiutare il Padova e portarlo più in alto possibile. Sinceramente non mi accontento della salvezza. Il club viene da tanti anni di C, restare in B è il primo obiettivo. Abbiamo le carte in regola per un’annata tranquilla. Ma se possiamo puntare a qualcosa di più, molto meglio. Tutti mi hanno parlato della B come un campionato molto equilibrato, il campionato del “non si sa mai”».
Squadra esperta, allenatore giovanissimo: formula vincente?«È un bel mix, il club ha aggiunto diversi nomi per avere più esperienza nella categoria. Sono contento di aver conosciuto Andreoletti, me ne avevano parlato molto bene. Ha fatto un grande lavoro in C, dando subito un’identità precisa alla squadra. Con lui si lavora bene e serenamente, è un ragazzo molto intelligente e prepara bene le partite. Stiamo imparando a vicenda: io da lui e lui a lavorare con giocatori di esperienza. Tutti con la massima disponibilità per far crescere il Padova».
Andreoletti è di Bergamo, una città che torna sempre…«Abbiamo parlato spesso di Gasperini e di Atalanta, ma quest’anno stiamo giocando in modo diverso: devo adattarmi alle idee del mister. Gasp in 10 anni a Bergamo ha fatto scuola: oggi tutte le squadre giocano così. Va di moda».
Sul Padova ha le idee chiare. A livello personale?«Sono contento se gioco, i numeri non mi interessano. L’obiettivo è quello di giocare tutte le partite, vorrebbe dire star bene fisicamente ed è quello che mi interessa di più in questo momento».
Come si trova in città?«La gente mi ha accolto benissimo, sento tanto entusiasmo intorno a me. Quando ho cambiato club in passato ho sempre cambiato paese. Stando a Bergamo potevo permettermi in giornata di venire qui per cercare casa: è stato tutto più facile. Padova mi ha sorpreso tantissimo, non la conoscevo. È una città molto viva, la gente è simpatica, aperta… Ci stiamo trovando alla grande».
Nel 2018 è stato uno dei primi a diventare virale sui social, con la squalifica ha raccontato che il telefono ha smesso di suonare.«Qualcuno è sparito. Qualcun altro, e non me l’aspettavo, mi è stato vicinissimo. A volte le cose brutte che ti succedono servono per capire chi veramente vuole starti vicino e chi no. Ho capito tante cose. Sì, per un video sono diventato virale, è stato bellissimo con la canzone, il ballo e tutto il resto. Ma quando il telefono ha smesso di squillare ho capito che c’era altro. Su Instagram e per le strade i tifosi dopo la squalifica mi hanno dimostrato un affetto pazzesco. Ma non sono più così attivo sui social, questo mondo un po’ finto mi ha stancato».
Un percorso inverso rispetto a quanto si vede oggi.«C’è tanto calcio sui social. Dalla Kings League, per esempio, mi hanno chiamato per giocare. Mi avrebbero pagato anche tanto. Ma non era per me. Stavo facendo un sacrificio enorme per tenermi in forma con l’obiettivo di tornare a giocare. Non potevo andare lì e poi pretendere che mi chiamassero dalla A o dalla B, sarebbe stata una mancanza di rispetto. Ho continuato il mio percorso cercando di concentrarmi anche sulla parte mentale».
Argomento del quale nel calcio si parla sempre di più.«Dopo la squalifica ho chiesto aiuto, ero entrato in un loop dal quale non riuscivo a uscire. Devo ringraziare però mia moglie, mi ha aiutato tantissimo, soprattutto a capire il percorso da fare e la strada da seguire. Non potevo allenarmi con i compagni, non potevo entrare in un centro sportivo, non potevo studiare da allenatore o da direttore sportivo… Ho dovuto trovare la forza per andare avanti: ero il mio preparatore fisico, il mio allenatore, il mio mental coach».
In quel periodo ha pensato a chi sarà il Papu dopo il ritiro?«No, ancora no. Sono un’anima libera, faccio fatica ad adattarmi alla routine, per me è come stare in galera. Ora sono concentrato solo sul riprendermi il tempo che ho perso. Voglio godermi di nuovo il calcio… poi vediamo, c’è tempo. Se tutto va bene, vorrei giocare ancora 3 o 4 anni».









































