Pereyra svela: «Juve? Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare?’. Vi racconto quel periodo in bianconero» | OneFootball

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·11 de dezembro de 2025

Pereyra svela: «Juve? Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare?’. Vi racconto quel periodo in bianconero»

Imagem do artigo:Pereyra svela: «Juve? Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare?’. Vi racconto quel periodo in bianconero»

Pereyra racconta: «Juve? Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare?’. Vi racconto il periodo in bianconero»

In una sincera intervista concessa a Cronache di Spogliatoio, Roberto Pereyra ha aperto il cuore ripercorrendo il triennio vissuto con la maglia della Juventus. L’attuale centrocampista ha raccontato lo stupore provato al suo arrivo a Torino, l’intensità del rapporto con Massimiliano Allegri e il grande rimpianto per aver lasciato troppo presto la squadra bianconera.

Quando seppe dell’interesse della Vecchia Signora, Pereyra reagì con incredulità. L’idea di condividere lo spogliatoio con campioni affermati lo fece sentire inizialmente inadeguato. In quella Juventus non c’era spazio per distrazioni: l’unico obiettivo era vincere.


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Il legame con Allegri fu speciale. L’allenatore livornese, pur mantenendo fermezza e disciplina, sapeva mostrare un lato umano capace di cementare il gruppo. Un episodio in sauna, ricordato da Pereyra, testimonia la capacità del tecnico di creare coesione. Allo stesso tempo, Allegri non perdonava leggerezze: una lezione che il centrocampista argentino ha imparato sulla propria pelle.

Tra i momenti più intensi di quell’esperienza spicca la finale di Champions League, un traguardo che Pereyra fatica ancora oggi a descrivere. Ma ciò che lo colpì maggiormente fu la qualità degli allenamenti quotidiani: un livello talmente alto da rendere quasi naturale la vittoria nel weekend.

La scelta di lasciare la Juventus per il Watford rimane il suo più grande rammarico professionale. All’epoca temeva di non avere abbastanza spazio, ma col senno di poi riconosce di aver rinunciato a un’occasione irripetibile. Una ferita che, come ha confessato, continua a bruciare.

PEREYRA – «Quando ho saputo del loro interesse, ho detto: ‘Che vado a fare? Al massimo il magazziniere’. In quella Juventus c’erano dei mostri: davanti avevo Pirlo, Pogba, Marchisio, Vidal. Sapevo di partire indietro, ma dovevo giocarmela. Non sai mai cosa può succedere. Pensavo: ‘Vai e vedi. Magari dopo una settimana ti dicono ‘grazie Pereyra, puoi andare’. Ricordo ancora le loro prime parole: ‘Qua si gioca solo per vincere’. Io muto pensavo: ‘Oh, caz*o’. Hanno dimostrato di volermi veramente.

Per il mister ero il primo cambio, ma ho giocato molto anche da titolare. Davo tutto me stesso e Allegri lo vedeva. Lui era un vero uomo di spogliatoio: rideva, scherzava, si sentiva in corridoio che urlava. A volte entrava con l’asciugamano sulle spalle… E mi faceva: ‘Dai Tucu, andiamo in sauna’. Non te lo aspetti da un allenatore, ma era un modo per compattare il gruppo. Non ti regalavano nulla. Un giorno non mi sono presentato a fare un’attivazione prima di un allenamento. Il mister è venuto da me: ‘Perché non sei andato?’. E io: ‘Mister, sono un po’ stanchino’. Lui: ‘Così non va bene eh, la prossima volta te ne vai’. Spiegare cosa si prova in quei momenti è difficile. Avevi tutti attorno: flash, tv, gente. Ma lì non ci fai caso: vuoi solo giocare. Per tutta la settimana si è parlato solo di quello. Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini erano sereni. Lo percepivi, sempre. Ma in allenamento andavano tutti fortissimo.

Alla Juventus era come giocare una partita ogni giorno. Il livello era altissimo. Arrivavi alla domenica sapendo già che avresti vinto. I primi tempi mi chiedevano: ‘Ma scusa: tu eri alla Juventus e sei venuto qui. C’è qualcosa che non torna’. E io rimanevo come un cog*ione. Rispondevo: ‘Che dovevo fare? Io sono venuto per giocare a pallone’. Lì per lì non mi rendevo conto di essere stato al top del livello mondiale. Non dovevo andarmene via: quello rimarrà per sempre il mio rimpianto. Per molto tempo è stata una ferita aperta, mi faceva male. Se al giorno d’oggi mi dicessero: ‘Hai 23 anni, sei alla Juventus, vuoi andartene con altri 3 anni di contratto?’. Dico: ‘Dove vai? Impossibile. Non esiste’. Ma in quel momento pensavo: ‘Ma se rimango e non gioco per 3 anni, che calciatore sono?’. Magari sarei tornato in Serie B’».

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