Pisacane: «Con la primavera sono cresciuto ed ho imparato, ora voglio che ci siano i valori di Gigi Riva nel mio Cagliari» | OneFootball

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·19 de julho de 2025

Pisacane: «Con la primavera sono cresciuto ed ho imparato, ora voglio che ci siano i valori di Gigi Riva nel mio Cagliari»

Imagem do artigo:Pisacane: «Con la primavera sono cresciuto ed ho imparato, ora voglio che ci siano i valori di Gigi Riva nel mio Cagliari»

Fabio Pisacane, allenatore del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni in una lunga intervista. Ha parlato di Ranieri, Gigi Riva e tanto altro ancora

Fabio Pisacane ha parlato a lungo e di diverse tematiche per l’edizione odierna del quotidiano La Repubblica. Il nuovo e giovane allenatore del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni su Claudio Ranieri, il mito Gigi Riva, la malattia superata e non solo. Le sue parole:

ALLENARE EX COMPAGNI – «Ce ne sono ancora cinque: Rog, Zappa, Marin, Deiola e Pavoletti. Al bar per loro sono Fabio, ma in campo mi chiamano mister, ci tengo».


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EREDITA’ DELL’ESPERIENZA CON LA PRIMAVERA – «Alcuni giocatori, la cultura del lavoro, tanti insegnamenti. Ho sbagliato, sono cresciuto, ho studiato. Non bastano tecnica e tattica. Grazie a un incontro che ho fatto durante una vacanza a Ibiza, mi sono chiesto: quanto conosco davvero i ragazzi che alleno? Con l’aiuto di uno psicologo, ho iniziato a studiare a fondo la Generazione Z. È stato prezioso».RANIERI – «All’inizio avevo timore della sua esperienza e della magia che lo circonda. Quando ho vinto la Coppa Italia con la Primavera mi ha mandato un messaggio. Purtroppo il telefono mi è finito in acqua, ma ricordo la frase finale: Ad maiora semper».

ALLENATORI GIOVANI (CUEST, CHIVU E FABREGAS) – «Sì, e noi una grande responsabilità. Se dovessimo fallire, difficilmente nei prossimi anni sarà data la stessa possibilità ad altri giovani».

DAVIDE NICOLA – «Eravamo compagni a Lumezzane. Ero un ragazzo, mi ha accolto nella sua famiglia. Poi l’ho avuto come allenatore e mi ha salvato: un direttore sportivo in Lega Pro mi propose di vendermi una partita, lui mi consigliò di denunciare. Reazione del mondo del calcio? Mi contattò la Fifa. Prandelli mi invitò in ritiro con la Nazionale. A tavola con Buffon, Pirlo e Di Natale mi sentivo in un reality show».

CALCIOSCOMMESSE – «I giovani hanno tutto ma sono fragili. E intorno a loro orbitano figure non belle. I club oggi fanno di tutto per metterli in guardia, ma non è facile».Come se l’è procurata quella cicatrice sotto l’occhio?

MALATTIA – «Sindrome di Guillain-Barré. Ero nelle giovanili del Genoa. Rimasi paralizzato dal collo in giù, non respiravo, andai in coma. Mi dissero che non avrei più giocato a calcio, invece è stata la mia vita. Ancora oggi collaboro con Telethon. I medici mi hanno dato una seconda vita».

L’ADIZIONE DA PARTE DE CAGLIARI – «Voglio consolidare nella squadra i valori di un popolo unico, che ha fatto sentire a casa me e la mia famiglia: etica del lavoro, rispetto, umiltà, discrezione. I valori di Gigi Riva. Cagliari era nel mio destino: il mio unico gol in carriera è anche l’ultimo segnato al Sant’Elia, prima della chiusura. E oggi il terzo dei miei quattro figli, Matias, mi insegna filastrocche in lingua sarda».

ESORDIO IN SERIE A A 30 ANNI – «Non è mai troppo tardi. Non pensavo che ce l’avrei fatta, ma inconsciamente ho sempre lottato per arrivare a quel momento. Per migliorarsi, bisogna crederci».

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