Portanova: “Grande felicità nel vedere il Bologna in alto, la piazza lo meritava. Anche quest’anno la squadra uscirà alla distanza e farà bene” | OneFootball

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·19 de setembro de 2025

Portanova: “Grande felicità nel vedere il Bologna in alto, la piazza lo meritava. Anche quest’anno la squadra uscirà alla distanza e farà bene”

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Con la maglia del Bologna ben 112 presenze, 8 reti ma soprattutto una serie di prestazioni difensive di alto livello, a difesa del reparto e dell’orgoglio rossoblù durante un periodo pieno di problemi e avaro di soddisfazioni in cui ogni singolo punto conquistato appariva come una montagna scalata a mani nude. Ma tutto sommato dentro quel difficile scenario, con l’unica eccezione della positiva (almeno sul campo) stagione 2011-2012, ci si è trovato a su agio Daniele Portanova, guerriero nato e abituato per natura a non mollare mai. È ancora così che viene ricordato e apprezzato sotto le Due Torri, nonostante quel doloroso addio a metà campionato che all’epoca fece discutere: era il 30 gennaio 2013 e il centrale romano passò al Genoa, la squadra che domani al Dall’Ara il BFC si troverà di fronte e dovrà battere per cancellare subito la deludente notte di Milano. Proprio con Portanova, ora 46enne e ancora nel mondo del calcio, abbiamo parlato oggi, guardando all’attualità ma senza disegnare un salto nel passato.


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Ciao Daniele, è un piacere ritrovarti: come stai? Sei rimasto nel mondo del calcio? «Tutto ok. L’anno scorso ho avuto l’opportunità di lavorare per alcune settimane nel Cosenza, in Serie B, come vice di Nicola Belmonte, mio ex compagno di squadra al Siena: allenare mi piace molto ed è quello che vorrei fare. Nel mentre ho anche creato un’agenzia di procuratori, in cui gestiamo tanti giovani talenti».

Quale giudizio dai al mercato e alla rosa allestita del Bologna? «Ogni estate, da due-tre stagioni a questa parte, il mercato del Bologna sembra rappresentare un punto interrogativo, poi però i risultati sorridono e danno ragione alle scelte effettuate. Sartori è un maestro, Di Vaio è molto bravo e Italiano è un tecnico capace: sono convinto che anche quest’anno la squadra uscirà alla distanza e farà bene su tutti e quattro i fronti aperti, Supercoppa compresa».

Che idea ti sei fatto del nuovo del reparto difensivo? Ha fatto bene la società a trattenere Lucumí nonostante le sirene inglesi? «La cessione di Beukema, impeccabile sul piano economico, è stata pesante su quello tecnico e inevitabilmente ha portato alla decisione di non vendere più Lucumí: una decisione giusta e positiva, perché parliamo di un giocatore forte, carismatico e in grado di guidare il reparto. Negli ultimi anni il club ha azzeccato quasi tutte le scelte inerenti alla difesa, e penso che pure Heggem e Vitik sapranno emergere grazie alle loro doti e al lavoro di Italiano. In fondo anche lo stesso Beukema, al suo arrivo in Italia, ha avuto bisogno di tempo per ambientarsi».

Ti aspettavi un inizio di stagione cosi difficoltoso per quanto concerne la proposta di gioco? «Si poteva fare qualcosa in più sia a Roma che a Milano, ma il Bologna ha subito dovuto fronteggiare un calendario tosto. La gara che da vincere, per quanto non fosse facile nemmeno contro il Como, è stata vinta, e comunque sia all’Olimpico che al Meazza la squadra è rimasta in partita fino alla fine. Adesso all’orizzonte ci sono gare sì insidiose, a cominciare da quella di domani col Genoa, ma più alla portata, utili per ritrovarsi e mettere fieno in cascina carburando anche in ottica Europa League».

Che effetto ti fa vedere il BFC a certi livelli? Pensando alla tua esperienza, risultati e stabilità erano ben altri… «Provo una grande felicità per l’ambiente di Casteldebole, la tifoseria e la città: la piazza rossoblù meritava un presidente come Saputo e una situazione del genere dopo tanta sofferenza, e io appunto ne so qualcosa. Bologna vive di calcio in un modo speciale, tutto suo, e credo potrà continuare a sorridere perché la società è davvero solida e la dirigenza molto competente».

Cosa ricordi in particolare della tua esperienza sotto le Due Torri? «Grazie a dei gruppi veramente solidi siamo riusciti a tenere la barra dritta in situazioni estremamente complicate. A distanza di tempo permane il dispiacere per non aver avuto, specie nella stagione del nono posto con Pioli, una società diversa alle spalle. Peccato perché in campo potevamo contare su Di Vaio, Diamanti, Ramirez, Kone, Perez e Mudingayi, solo per citarne alcuni, era una squadra con tanti leader e qualità notevoli che a mio avviso, se rinforzata in modo adeguato, avrebbe trovato una bella continuità».

Le tue parole un forte e sincero attaccamento verso i colori rossoblù… «Sì perché con Bologna ho avuto e ho tuttora un rapporto spettacolare: ho onorato la maglia, ho voluto bene a tutti e ho ricevuto tanto affetto. Essere ricordato come un calciatore valido e importante per un club con una storia gloriosa è una cosa bellissima, veder riconosciuti impegno e dedizione mi rende felice: quando sento qualsiasi tifoso del BFC chiamarmi ancora oggi ‘capitano’ mi si riempie l’anima».

Per finire sfogliamo l’album dei ricordi: come momento top scegli il gol allo Juventus Stadium o quello al San Paolo? «A livello di importanza mediatica segnare allo Stadium non è da tutti, per giunta ad un portiere come Buffon e marcato da un difensore come Chiellini. Però sul piano personale quello di Napoli è stato meraviglioso, impareggiabile: venivo da quattro mesi di squalifica ingiusti, le aspettative su di me erano alte e al rientro ho subito realizzato il gol della vittoria in una partita difficile e prestigiosa. Fu una vera e propria apoteosi».

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