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·14 de novembro de 2025

Rastelli: «Pisacane ha dimostrato di essere un grande professionista! Sulla crescita di Deiola e Pavoletti…»

Imagem do artigo:Rastelli: «Pisacane ha dimostrato di essere un grande professionista! Sulla crescita di Deiola e Pavoletti…»

Massimo Rastelli, ex tecnico del Cagliari, è stato ospite della trasmissione radiofonica in onda su “Radiolina”! Le sue dichiarazioni

Massimo Rastelli, ex tecnico rossoblù, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il Cagliari in Diretta“, il salottino in onda su Radiolina ogni giovedì sera dedicato alla squadra isolana! Sono molteplici i temi trattati nel format condotto da Valentina CarusoFabiano Gaggini e Alberto Masu. Ve li riportiamo di seguito:

ALLIEVI (PISACANE)«Bella cosa! Per Fabio è una grandissima opportunità, credo la stia sfruttando al meglio e quindi sono contento naturalmente. Si è fatto strada da solo tra mille problematiche, ma ha dimostrato di essere un grande professionista».


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CONOSCENZA PISACANE«Era il primo anno di B dopo aver vinto il campionato di Serie C all’Avellino. Il Ds mi disse che c’era questo ragazzo: aveva giocato alla Ternana prima ma non tanto per via di un problema fisico o di altra natura, non ricordo. Lui credeva in questo ragazzo e mi sono fidato della sua opinione! Piano piano, partendo dal ritiro, ha iniziato a farmi vedere grandi doti: molto intelligente, ti dava una mano in campo. All’interno dello spogliatoio tante volte, ti risolveva delle problematiche. Questo è molto importante, per l’Avellino di quegli anni è stato una risorsa fondamentale. Poi quando arrivai a Cagliari, Fabio è stato uno di quelli che sapevo potesse darmi una mano sotto tutti i punti di vista: così è stato».

GESTIONE«Era la prima volta che portavo con me un giocatore che avevo avuto negli anni precedenti, pertanto c’è sempre l’idea che quando ciò succede, i calciatori sono l’occhio e l’orecchio del tecnico all’interno dello spogliatoio. Conoscendo queste dinamiche, ho sempre fatto in modo che queste cose non accadessero. Fabio sapeva benissimo come la pensavo, che mentalità volevo. Era solo un tramite per trasmettere determinati valori, non che dovesse venire a dirmi delle cose che lo avrebbero messo in difficoltà. Sotto l’aspetto prettamente di campo è chiaro che devi essere bravo a fare le cose giuste. Lui è stato sacrificato perché meritava molto prima di avere più spazio. E’ stato più penalizzato nell’entrare prima nella titolarità, poi se l’ha guadagnata con le prestazioni».

RUOLO«Con me ad Avellino aveva sempre fatto il centrale, noi giocavamo con la difesa a 3, ma è capitato anche a 4. Avendo tanti giocatori bravi in quel reparto, in certe partite (con attaccanti abili) avere un giocatore bravo nelle marcature e non avendo mai fatto il terzino, mi serviva comunque quella caratteristica. Ho cercato di sfruttarlo per ciò che mi serviva in quel momento. In Serie A nel girone di ritorno, causa infortuni, l’ho messo lì da centrale e ha fatto benissimo fino a fine stagione».

DEIOLA«Il ragazzo mi aveva subito colpito, partì con noi in ritiro in quella stagione di Serie B. Mi era stato impresso dall’anno prima in C. L’idea era che dopo il ritiro sarebbe andato in prestito altrove a farsi le ossa come si suol dire. Mi colpì per la sua attenzione, recepiva benissimo, dalla sua fisicità, dagli inserimenti senza palla. Aveva un bellissimo tiro dalla distanza, per cui raccoglieva tutte queste qualità per quel centrocampo e il campionato. Feci capire a Capozucca che poteva rimanere con noi; inizialmente ha giocato da titolare facendo un gol bellissimo col Crotone alla prima del torneo».

SQUADRA«Sì, quella squadra era forte. Individualmente erano tutti calciatori forti per la categoria. Essendo molto esperto della Serie B (sia avendola giocata per 12 anni e allenata nei tre anni precedenti) sapevo quali insidie nascondeva questo tipo di campionato specie quando lo affronti da retrocessa. Ci sono le scorie di chi ha indossato la maglia nell’anno della retrocessione, le pressioni che ti dà una squadra come Cagliari! Tutte queste componenti fanno si che il percorso non sia facile, ho lavorato sulla testa dei ragazzi. Ogni gara era una battaglia perché ci avrebbero affrontato come se fossimo la Juve che in Serie A vinceva facilmente gli scudetti. Preparavamo le partite nei minimi dettagli avendo tanto rispetto per gli avversari e lavorando per noi stessi. I giocatori ci mettevano la loro qualità, alla fine l’allenatore può darti un’idea, dei principi, ma sono i giocatori che devono metterli in pratica».

CONFRONTO«E’ più semplice salvarsi in Serie A: vincere è difficilissimo specie in B. Tante differenze tra i tornei, però, riuscire a sfruttare quell’entusiasmo ti permette di cavalcare quell’onda emotiva con la consapevolezza che in A sai che 10/15 partite o più le perderai. Se non sbagli quelle che devi vincere alla fine ti salvi, questo è stato il nostro ragionamento. Io ho cercato anche in virtù di coloro che avevo in organico, erano forti come Borriello, Padoin e tanti altri! Loro giocavano in grandi squadre e ho dato un determinato tipo di mentalità, abbiamo ottenuti molti successi: 14 vittorie, anche subito tanti gol soprattutto nel girone di andata. In quello di ritorno abbiamo aggiustato qualcosina e ci siamo salvati tranquillamente. Se ci fosse stato il VAR, il gol di Ibarbo a Genova era validissimo e staremo ora parlando di decimo posto».

JOAO PEDRO«Un ragazzo che ho conosciuto quando era un paio di anni a Cagliari. Non aveva ancora trovato la sua dimensione, giocatore da grandissime doti tecniche, forse non si era capita la sua collocazione. Penso non lo sapesse nemmeno lui, ma è un ragazzo eccezionale, disponibile, sempre pronto ad accettare qualsiasi consiglio e credo sia stata una bandiera per il Cagliari anche negli anni successivi. Un vero pilastro della squadra; penso abbia sofferto la retrocessione di qualche anno dopo e poi dopo un po’ qualcosa si rompe ed è giusto cambiare aria e trovare stimoli altrove. Il fatto che sia capocannoniere in Messico la dice lunga sulle sue qualità. Sono contento per lui, è un attaccante prolifico!».

TATTICHE (4-3-2-1) «Si questo modulo, rombo di centrocampo, è stato il DNA del Cagliari negli anni passati. Ultimamente è difficile vedere squadre che a inizio del campionato partano con un sistema di gioco che portano fino in fondo allo stesso modo. Si tende a cambiare all’interno della stessa partita e di gara in gara. In queste 10 giornate Fabio ha cambiato tanto e cerca di adattarsi a quelle che sono le caratteristiche e le qualità degli avversari, cercando sempre di sfruttare il momento migliore dei giocatori che ha a disposizione. Se non erro è con la Lazio che è sceso in campo la prima volta con rombo di centrocampo! E’ un sistema di gioco dove il trequartista è fondamentale nella fase di non possesso, ma dà fantasia, cerca di navigare tra le linee e permette di rifinire per i due attaccanti e tramite gli inserimenti senza palla di concludere e andare a fare gol. Gaetano in questo è bravissimo!».

COMPLIMENTI«Con Fabio ci siamo sentiti quando ha vinto la Coppa Italia, quindi gli ho fatto i complimenti! Da allora non ci siamo più sentiti».

NOSTALGIA«Mi manca il campo e il lavoro quotidiano! Questa è una fase che tantissimi allenatori affrontano e affronteranno, magari pause un po’ più lunghe. L’importante è sempre tenersi aggiornati ed essere pronti nel momento in cui arriverà la chiamata giusta. Da lì poi riparti senza problemi».

GIOCATORI «Sono due o tre che mi stanno piacendo tantissimo: Palestra che non conoscevo! Molto attento nella fase difensiva, ha una grande gamba e va su tutta la fascia con una naturalezza incredibile. Obert è cresciuto tanto, mi sta piacendo. Zappa idem, da giocatore molto bravo solo nella fase di spinta, si sta rivelando molto attento in quella difensiva, era un aspetto su cui doveva migliorare e lo sta facendo. Felici è un giocatore che quando entra crea sempre difficoltà agli avversari e quindi direi che questi 4 sono coloro che mi stanno piacendo molto».

PAVOLETTI«Quando è arrivato era impensabile che sarebbe diventato la bandiera del Cagliari. Non ho avuto modo di lavorare con lui e di poterlo apprezzare anche se lo conoscevo da avversario. Veniva da quasi 10 mesi di inattività, venne prese dal Napoli, ma era sempre stato infortunato, aveva una problematica seria. Quando venne da noi aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per entrare in condizione. Micidiale in area di rigore! Poi non ho potuto averlo come calciatore, ma l’ho apprezzato da lontano. Negli anni è diventato un punto di riferimento importante, è sempre riuscito a dare la sua impronta. Cagliari lo ha accolto e lui la sente come casa sua, si vede quando scende in campo!».

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