Calcio e Finanza
·10 de setembro de 2025
San Siro, pressing del Pd sul Comune: «Ridurre l’esborso di 6 milioni»

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·10 de setembro de 2025
Le trattative restano aperte, con l’obiettivo di ridurre il contributo economico che il Comune potrebbe garantire per il progetto che dovrebbe portare alla costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan. La possibile compartecipazione di Palazzo Marino, fino a un massimo di 36 milioni di euro, pesa infatti nelle discussioni interne al Partito democratico, che spinge affinché l’impegno dell’amministrazione sia più contenuto rispetto a quanto emerso nell’incontro della scorsa settimana tra giunta e dem.
Come riporta l’edizione milanese de Il Corriere della Sera, la vicesindaca Anna Scavuzzo, che al momento ha in carico anche le deleghe all’urbanistica, sta lavorando a una mediazione: la delibera dovrebbe quindi arrivare in giunta solo la prossima settimana. La questione è ancora lontana dall’essere chiusa. Alcuni passaggi dell’intesa tra Comune e club non convincono del tutto il Pd, pilastro della maggioranza che sostiene il sindaco Sala.
I dem hanno accolto favorevolmente la clausola che obbliga le squadre, in caso di vendita di San Siro entro cinque anni dal rogito, a restituire al Comune il 50% della plusvalenza. Tuttavia, c’è chi ritiene che l’accordo vada rivisto e migliorato, soprattutto sul fronte delle spese a carico dell’amministrazione. Nella bozza discussa, Palazzo Marino dovrebbe farsi carico di tre voci:
In totale, non oltre i 36 milioni, da liquidare a consuntivo a lavori conclusi. Restano sotto esame anche il tema del verde, che il Pd vuole sia «effettivo», e la gestione futura delle aree, con i dem intenzionati a garantire una regia pubblica forte. Secondo le attuali tempistiche, la delibera dovrebbe arrivare in giunta il 18 settembre, per poi passare in Aula.
Su questo fronte, i Verdi hanno confermato la loro contrarietà all’operazione dopo l’incontro con la vicesindaca Scavuzzo, sottolineando che «non è possibile negoziare un accordo nell’interesse dei milanesi. A tre settimane dal 30 settembre non c’è ancora una bozza di documento — scrivono in una nota i capigruppo Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara —. Per affrontare una decisione così importante con serietà e piena consapevolezza serve un tempo congruo, che non è quello che ci viene concesso».