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·02 de dezembro de 2025
Serie A, un campionato senza padrone: sette squadre in cinque punti, ma il livello del gioco preoccupa

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·02 de dezembro de 2025

La Serie A si presenta dopo tredici giornate come un campionato più equilibrato che mai. Sette squadre racchiuse in cinque punti, due “outsider” come Bologna e Como fra le prime posizioni, poche certezze e una corsa al titolo totalmente aperta.
Un contesto che, in teoria, dovrebbe alimentare entusiasmo e narrazione. Eppure, accanto alla suspense, emerge una verità meno piacevole: l’equilibrio non coincide con la qualità del gioco.
Suspense sì, spettacolo no: perché la Serie A fatica a divertire
Passare da una gara di Premier League come “Chelsea-Arsenal” a una sfida italiana di alta classifica – come “Roma-Napoli” – rende evidente il divario sul piano dell’intensità, della velocità di esecuzione e della varietà delle soluzioni offensive. Il discorso non cambia se si analizza l’attesissimo derby di Milano della settimana precedente.
Il nostro calcio vive da tempo una fase di appannamento tecnico, aggravata da tre fattori strutturali:
Pressione ambientale elevatissima, che genera prudenza estrema.
Frammentazione continua del gioco, con molti fischi e punizioni che rallentano ritmo e intensità.
Simulazioni e cadute plateali, che spezzano la fluidità e impoveriscono l’esperienza dello spettatore.
“Da noi contano i punti, per lo spettacolo c’è il Circo”, dice qualcuno con ironia, ma la questione è più complessa: il livello del gioco si è oggettivamente abbassato, e le cause sono tecniche prima che culturali.
Due modelli tattici e poco altro: l’Italia gioca sempre allo stesso modo
La Serie A si è cristallizzata attorno a due macro-modelli:
“Pressione uomo su uomo a tutto campo”, come visto in Roma-Napoli.
“Blocco medio o basso a protezione del centro”, tipico di squadre che concedono solo cross dalla trequarti, come il Milan.
La maggior parte dei club utilizza ormai difese a tre che diventano linee a cinque in fase passiva. Quando due moduli speculari si affrontano – 3-4-3 contro 3-4-3, o 3-5-2 contro 3-5-2 – le marcature sono automatiche e le possibilità creative si riducono. La fase offensiva, spesso, si limita a:
“Attirare la pressione per poi lanciare lungo alle spalle della difesa”, oppure “Far girare la palla alla ricerca di un varco che non arriva mai”.
L’eccezione che non c’è più: l’Inter di Inzaghi e il suo gioco perduto
La scorsa stagione rappresentava un’anomalia positiva grazie a Simone Inzaghi. Le sue rotazioni continue, i cambi di posizione ad alta velocità, i sovraccarichi laterali e le variazioni di ritmo costringevano gli avversari – a uomo o a zona – a uscire dalla loro comfort zone.
Oggi, però, anche l’Inter si è allineata alla tendenza dominante: più aggressività, più verticalizzazioni, meno costruzioni elaborate.
Il Milan sorprende: soluzioni offensive insolite per il contesto italiano
Il paradosso è che, nella Serie A attuale, la proposta offensiva più innovativa arriva dal Milan. Lo staff tecnico ha introdotto uscite palla dinamiche che rompono le marcature a uomo:
“Modric si abbassa sulla linea dei difensori”
Pavlovic e Tomori si aprono come laterali bassi che possono inserirsi
Gabbia si alza, costringendo un centrocampista a scalare
Queste rotazioni generano imprevedibilità e creano superiorità in zone inattese. Emblematica l’azione in cui Tomori chiude con un cross per Leao dopo un fraseggio collettivo di alto livello: un episodio che mostra cosa potrebbe essere la Serie A con più coraggio tecnico.
Il Como di Fabregas: un laboratorio internazionale nel cuore del campionato
La squadra più affascinante del momento, però, è il Como di Cesc Fabregas. A quattro punti dalla vetta, propone un calcio quasi totalmente estraneo ai canoni italiani:
Tecnica diffusa in ogni reparto, difensori compresi
Ali pure, capaci di puntare e allargare il campo
Centro campo rotante, con Nico Paz che riceve già orientato verso la porta
Combinazioni strette, cambi di ritmo, attacchi dell’ampiezza e sovrapposizioni interne dei terzini
Fabregas ha introdotto un modello fluido e creativo, una sorta di “seme internazionale” piantato nella Serie A, che potrebbe rappresentare una via evolutiva per il futuro del nostro calcio.









































