Milannews24
·20 de dezembro de 2025
Theo Hernandez alla Gazzetta dello Sport: «Non avrei mai lasciato il Milan, dette tante bugie sul mio conto. Senza Maldini l’unico esempio di milanismo è Ibrahimovic. Tornare? Ora no perchè…»

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·20 de dezembro de 2025

In un’intervista esclusiva rilasciata alla Gazzetta dello Sport direttamente da Riad, Theo Hernandez rompe il silenzio dopo il burrascoso addio al Milan. Il terzino francese, ora in forza all’Al-Nassr di Simone Inzaghi, ripercorre i momenti della rottura, attacca la dirigenza e giura amore eterno ai colori rossoneri e a Paolo Maldini.
Theo, come si vive a Riad? «Benissimo, è stata la scelta giusta. L’unico problema è il traffico, davvero terribile».
Come l’ha convinta Inzaghi? «Mi ha chiesto se volessi vincere con lui. Lo chiamavano ‘demone’ all’Inter, ma è un gentleman. Scherza spesso sulla Supercoppa che gli ho fatto perdere l’anno scorso proprio qui, e lo staff mi stuzzica sui derby e i duelli con Dumfries».
Ha incontrato il Milan? «Sì, prima della sfida col Napoli. Non ero riuscito ad abbracciarli tutti quando me ne sono andato. Mi spiace per la sconfitta. Ho fatto i complimenti a Bartesaghi e abbracciato Modric: un genio assoluto».
Ha visto anche i dirigenti? «Ho visto Allegri, Tare e Ibra. Furlani invece non si è fatto vedere».
Non sarebbe mai andato via? «Mai. La mia priorità assoluta era rimanere al Milan».
Lo scorso gennaio rifiutò il Como? «Mai saputo nulla. Si diceva che chiedessi cifre folli o che volessi andarmene: tutte bugie».
Il suo post d’addio fu polemico sui valori del club. «Era la verità. Con Massara, Boban e Maldini era un’altra cosa. Ibra è un top, ma dopo l’addio di Paolo tutto è peggiorato».
Le critiche dei tifosi le hanno fatto male? «Molto. Ho sbagliato con le espulsioni (Fiorentina, Feyenoord), ma sono umano. Non ero sereno, ma i tifosi sanno chi è stato Theo per questa maglia».
Si è parlato anche di presunte aggressioni. «Voglio chiarire: sono cattiverie per rovinarti la carriera. Sono stato male, ma la mia famiglia conosce la verità».
Disertare il cooling break con Fonseca fu un errore? «Caso ingigantito. Io e Leao eravamo appena entrati. Dicevano che non avessimo rapporti con gli allenatori, ma non era vero. Andavo d’accordo anche con Conceiçao, nonostante fosse autoritario».
Si è sentito abbandonato dal Milan? «Meritavo di meglio. Quando un dirigente ti chiama e ti minaccia di metterti fuori rosa se non accetti la cessione, non puoi fare altro che andartene».
Quante volte è stato vicino a lasciare i rossoneri? «Non lo so, dicevo al mio agente di non dirmi nulla. In Italia avrei giocato solo nel Milan».
Era stato scelto grazie a Maldini. «Incontrarlo a Ibiza fu il giorno più bello della mia vita sportiva. Se sono il difensore rossonero con più gol è merito suo. Siamo sempre in contatto, mi ha dedicato la maglia scrivendo: ‘Theo, il mio degno erede’».
Il suo addio l’ha spiazzata? «Ero spaesato. Io e Calabria ci presentammo con la sua maglia a Milanello e a qualcuno non piacque. Hanno distrutto una bandiera. Senza Paolo, manca il ‘milanismo‘».
Com’era Zlatan come compagno? «Ci massacrava in allenamento, ma lo faceva per il nostro bene».
Il segreto di Pioli, invece? «Ci cambiò dopo il 5-0 di Bergamo. Lo scudetto è nato da quella calma e da quel senso di famiglia. Anni magici».
Il suo gol più bello? «Il coast to coast contro l’Atalanta. Istinto puro».
Leao è un campione? «Fortissimo, anche se a volte è distratto. Insieme a sinistra eravamo devastanti, non lo vedo bene come punta».
Maignan rinnoverà? «La sua situazione somiglia alla mia… e non è finita bene».
Era il terzino più forte in Serie A? «Sì. In Europa mi piace molto Nuno Mendes».
Suo fratello Lucas ha vinto la Champions contro l’Inter… «Ero felicissimo, anche se Inzaghi me lo ricorda sempre. Ho il cuore milanista».
Un grazie a chi sente di dirlo? «A mia madre Laurence. Ci ha cresciuto da sola lavorando duramente dopo che mio padre ci ha abbandonati. È la nostra eroina».
L’obiettivo è vincere il Mondiale insieme? «Sì, spero ci sia anche l’Italia».
Se il Milan vincesse lo scudetto? «Festeggerei con i tifosi».
E se le chiedessero di tornare? «Ora voglio vincere qui. Ma finché ci saranno certe persone in società, non tornerò».
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