Calcionews24
·22 de abril de 2025
Tony D’Amico, il bilancio dopo tre anni di Atalanta: un modus operandi tra pregi, rischi e una Coppa UEFA in bacheca

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“Sono al centro del campo, stanno lì a guardarmi. Io mi chiamo Tony ripeti tre volte il nome!”. Il ds dell’Atalanta D’Amico non saprà giocare a Hockey come il suo omonimo Tony2Milly, ma i tanti passi fatti (“e si vede ancora il sudore”. Citando il trapper) del ds stanno facendo parlare di lui considerando anche l’interesse del Milan. Tre volte il suo nome, tre i suoi anni all’Atalanta: la vittoria della Coppa UEFA e tanti elementi che lo hanno caratterizzato.
Arrivato insieme a Congerton, Tony aveva il compito di gestire il mercato Nazionale con l’obiettivo di fare l’upgrade rispetto a Sartori: puntare su giocatori già conosciuti sul territorio aumentando il livello dell’Atalanta senza prendere giovani sconosciuti.
Tony D’Amico calcò la mano cambiando il modus operandi alla Dea (come fece Marotta nel 2001 a Bergamo): comportarsi come le altre big italiane spendendo tanto, affrontando determinati procuratori e anche quei tiri e i molla tanto stressanti quanto decisivi.
Il primo anno scopre Ederson, ma è nell’estate 2023 che tra il ritorno in Europa, la cessione di Hojlund e l’aumento di capitale del binomio Percassi-Pagliuca permisero a D’Amico di esprimere il suo potenziale: prende Scamacca in un testa a testa con l’Inter dove era lui ad alzare la posta, ingaggia Kolasinac, porta due giovani del momento come Holm e Hien, strappa CDK nonostante i capricci dei suoi agenti. Poi l’Europa League, i vari riconoscimenti e l’ultima estate con gli acquisti (sulla carta ottimi) di Samardzic, Kossounou, Bellanova, Brescianini e soprattutto Mateo Retegui in 48 ore, uscendo indenne dalla polemica Koopmeiners.
Esente da difetti? No. Sbagliare qualche nome ci può stare (Soppy, Adopo, Godfrey, Sulemana, Bakker ecc…), ma il difetto di Tony è stato principalmente uno: la gestione delle tempistiche per il completamento della squadra. Se da una parte ci sono stati acquisti istantanei, dall’altra alcuni reparti sono stati completati dopo mesi o addirittura all’ultimo momento rischiando di rimanere corti: tentare l’affare Buongiorno gli ultimi due giorni senza aver formalizzato Hien ha portato la difesa a giocare contata per 4 mesi; poi l’ultimo mercato di gennaio dove si è aspettato che si rompessero Scalvini e Kossounou per prendere almeno un difensore (quando ne serviva ancora un altro) e l’ennesima rottura di Scamacca, ma senza prendere una punta.
Certo, è la società che decide insieme a Tony come procedere sul mercato, ma facendo un paragone con il suo predecessore, nel momento in cui non si può spendere bisogna tentare di riadattarsi a suon di scouting pur di completare la squadra: nel mezzo gli acquisti stagionali non hanno aiutato per tutta una serie di fattori (non imputabili a D’Amico).
Addio? Se dovesse accadere l’Atalanta si farà trovare pronta come ha sempre fatto, per quanto Tony così come Gasp e la società, è stato parte integrante della conquista dell’Europa League: un dato di fatto.