Udinese, Thauvin: “Ora sono un giocatore forte. Mi voleva il Napoli, ma sogno il Milan” | OneFootball

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·12 de outubro de 2024

Udinese, Thauvin: “Ora sono un giocatore forte. Mi voleva il Napoli, ma sogno il Milan”

Imagem do artigo:Udinese, Thauvin: “Ora sono un giocatore forte. Mi voleva il Napoli, ma sogno il Milan”

L’affare con gli azzurri saltò perché il ragazzo preferì rimettersi in sesto dal punto di vista fisico e mentale. E in Messico lo scenario fu proprio così. Anche se…

Udinese, Thauvin: “Ora sono un giocatore forte. Mi voleva il Napoli, ma sogno il Milan”

Florian Thauvin, 31 anni, capitano. La Gazzetta dello sport intervista il fantasista francese dell’Udinese, terza in classifica con Juve e Lazio. E nel raccontarci una carriera che l’ha portato fino in Messico (“il più grosso errore della mia vita”), non si è ancora rassegnato a una dimensione di provincia: “Qui sento fiducia. Eppure so che sono un giocatore da grande squadra”.


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“Penso di essere più forte. Più forte perché ho più esperienza e ho imparato un altro modo di giocare, più dentro al campo. Non è stato facile, ero abituato a partire più esterno per accentrarmi solo in un secondo momento, ma adesso mi trovo meglio e mi sento più completo”.

Nel 2021 l’avventura al Marsiglia finisce perché, racconterai, le pressioni erano diventate insostenibili. Decidi di trasferirti in Messico, ai Tigres: perché?

“Dopo otto anni al Marsiglia ero mentalmente stanco. Avevo bisogno di staccare, fare qualcosa di diverso”.

Ma non avevi altre offerte, oltre a quella dei messicani?

“Sì: il Marsiglia mi aveva proposto altri cinque anni di contratto, e poi mi aveva chiamato il Lione, avevo parlato con Giuntoli, che era al Napoli, con Maldini, che mi voleva al Milan, la squadra che sarebbe stato, ed è ancora, il mio sogno. Pure l’Atletico Madrid mi voleva. Ma dopo il Covid tutti i club erano in una situazione economica difficile, mentre dal Messico mi era arrivata un’offerta veramente importante. Sentivo anche il bisogno di stare più vicino alla famiglia, mio figlio Alessio aveva appena 1 anno. Non sapevo che fare e sono andato da una psicologa”.

Ti è servito?

“Dovevo capire cosa fosse meglio per me: continuare al Marsiglia nonostante il carico di stress che mi portavo dietro, cambiare squadra, cambiare Paese, cambiare continente addirittura. Al primo incontro ho pianto. È stato, come si dice, liberatorio. Le ho parlato della mia vita, delle difficoltà passate e presenti, e lei mi ha detto: “Tu hai attraversato la depressione”“.

Come hai reagito a questa rivelazione?

“Ho pensato: non è normale perché vivo la vita più bella del mondo, quella del calciatore. Quella che volevo. Se sono arrivato a stare male è arrivato il momento di cambiare, prendermi cura di me e stare più vicino a chi mi vuole bene davvero, la mia donna e mio figlio”.

E come ne sei uscito?

“Stando di più a casa e partendo per il Messico alla ricerca di un’esistenza più tranquilla. Ma è stato l’errore più grande della mia vita: sono un atleta di grande livello, il ritmo della mia giornata è dettato dal calcio, e il livello del calcio messicano non mi dava la possibilità di mantenere certi standard. Per questo ho detto subito sì all’Udinese. All’inizio è stato difficile perché non sentivo la fiducia dell’allenatore, ma ho lavorato tanto per dimostrare che sono un giocatore forte e che nel calcio c’è futuro per me”.

Un futuro ancora in un grande club?

“A giugno scade il mio contratto con l’Udinese. Qui sto bene, davvero, ma ho sempre detto che un giocatore di alto livello ambisce a giocare al livello più alto. Non so come andrà, ma di sicuro io mi sento un giocatore da top club”.

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