Vicario: «Vi spiego cosa è successo con le medaglie; io la mia me la sono tolta solo per dormire! Postecoglou ha creduto in me, e Son…» | OneFootball

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Calcionews24

·22 de maio de 2025

Vicario: «Vi spiego cosa è successo con le medaglie; io la mia me la sono tolta solo per dormire! Postecoglou ha creduto in me, e Son…»

Imagem do artigo:Vicario: «Vi spiego cosa è successo con le medaglie; io la mia me la sono tolta solo per dormire! Postecoglou ha creduto in me, e Son…»

Le parole di Guglielmo Vicario dopo la vittoria del Tottenham dell’Europa League: «Son? Il più grande calciatore asiatico di sempre»

Guglielmo Vicario ha parlato della vittoria del Tottenham in Europa League a Le Cronache di Spogliatoio: di seguito le parole del portiere degli Spurs.

FESTA – «La società aveva organizzato una festa in hotel con familiari, parenti e amici. Siamo stati tutti insieme, è stato emozionante. Ho finito la voce, ma non mi sono mai tolto la medaglia dal collo. Solo per dormire perché il laccio è un po’ scomodo. Ci voleva: festeggiare con chi è stato sempre al tuo fianco, con le persone che ti vogliono bene e con questi ragazzi con cui abbiamo coronato un sogno».


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POSTECOGLOU – «Prima dell’inizio della stagione, ha convocato una riunione con Son, Romero e Maddison, che erano i due vicecapitani, ma ha aggiunto anche me dicendomi ‘Vic, per quello che hai dato a questa squadra l’anno scorso, penso che tu debba far parte di questo gruppetto. È vero che sei qui da poco, ma ho bisogno di voi 4 per creare la spina dorsale per raggiungere qualcosa di storico e speciale’. Oggi è il giorno in cui possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. Lui preme affinché i protagonisti siano i giocatori, che si prendano tutte le gratificazioni della serata, ma per noi era doveroso e corretto che lui fosse in mezzo a noi per festeggiare e celebrare la vittoria. Lui è stato il capopopolo di questo storico trionfo nella storia degli Spurs. Era doveroso che fosse lì con noi in questo momento epico che ricorderemo per tutta la vita. Mi ha scelto e ha creduto subito in me, responsabilizzandomi, soprattutto in questa stagione. Arrivavo da un campionato differente e da un ambiente diverso, come se fossi un novellino che doveva ritagliarsi il proprio spazio e conquistarsi la maglia. Lo scorso anno mi ha permesso quindi di arrivare a questa annata con un’altra consapevolezza».

IL SALVATAGGIO DI VAN DE VEN – «È stato qualcosa fuori dalle leggi della fisica, mi ha salvato la vita. È stata una situazione un po’ sfortunata: vai sulla palla alta, ti scontri con un compagno, la palla cade e rimane lì. Ci è mancata un po’ di comunicazione e lui ha fatto una cosa sfidando la fisica, un intervento storico. Ha messo quella gamba sulla coppa».

ROMERO – «Cuti ha una consapevolezza dei propri mezzi e un’attitudine battagliera che lo esaltano. Tecnicamente, sia come fase difensiva che in fase di costruzione, è un difensore moderno, ha i piedi buoni ma rimane anche un difensore vecchia scuola, forte sull’uomo e si esalta in certi tipi di prestazione. Più l’attaccante da marcare è forte, più la sua partita è di livello alto. Ovviamente avendo come compagno anche Van de Ven, che è strepitoso».

SON – «È un ragazzo molto disponibile e gentile, consapevole delle sue qualità. È un ragazzo che va coccolato. È nostra responsabilità farlo sentire il capitano al centro di tutto, come leader tecnico. È una persona di una bontà eccezionale, sono contento di aver contribuito a questo suo successo con la maglia del Tottenham: era 10 anni che lo cercava, ha giocato magari con rose anche più forti, con giocatori di livello letteralmente mondiale, che però non c’erano riusciti. È qualcosa che ci legherà a vita e ce lo porteremo dentro per sempre. Sono sicuro che magari tra 25 anni ci rincontreremo qui a Londra a vedere una partita del Tottenham e saremo sempre ricordati come quelli che hanno vinto l’Europa League nel 2025 e hanno riportato il trofeo a casa dopo 41 anni. Rimane per me il più grande giocatore asiatico che sia mai esistito».

INCONVENIENTE DELLE MEDAGLIE – «Non si aspettavano che fossimo così tanti giocatori ieri, perché con noi c’erano anche i ragazzi infortunati, che hanno tirato la carretta tutto l’anno e stanno soffrendo. Non potevano essere disponibili per la finale, ma era giusto che fossero con noi e ovviamente hanno avuto un ruolo fondamentale per spingere la squadra. Era giusto e doveroso che ci fossero tutti, dal primo all’ultimo».

SUPERCOPPA NELLA SUA UDINE – «A inizio stagione, per un po’ di sana scaramanzia non ci ho voluto mai pensare troppo, perché ti sembra un qualcosa che non accadrà mai, che è irrealizzabile. La bravura, il fatto di averci creduto da parte nostra… è un po’ il segno del destino. Ci sarà questo cerchio che si andrà a chiudere proprio a Udine, giocando in un’altra competizione europea, nello stadio in cui sono cresciuto, dove andavo a vedere la squadra della mia città. L’opportunità di giocare questa finale a casa è qualcosa di indescrivibile. Non saprei da dove partire, perché è un cerchio che si chiude, qualcosa che mi voglio vivere al 100%».

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