Esonero Tudor, Di Gregorio fa mea culpa: «I primi responsabili siamo noi giocatori». Poi svela cosa è successo nello spogliatoio dopo il cambio di allenatore | OneFootball

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·3. November 2025

Esonero Tudor, Di Gregorio fa mea culpa: «I primi responsabili siamo noi giocatori». Poi svela cosa è successo nello spogliatoio dopo il cambio di allenatore

Artikelbild:Esonero Tudor, Di Gregorio fa mea culpa: «I primi responsabili siamo noi giocatori». Poi svela cosa è successo nello spogliatoio dopo il cambio di allenatore

Esonero Tudor, Di Gregorio fa mea culpa: «Ci siamo chiesti cosa non andava. Contro l’Udinese e la Cremonese ci siamo responsabilizzati»

Un’assunzione di responsabilità forte, un patto d’acciaio stretto nello spogliatoio per uscire dalla crisi. Alla vigilia della fondamentale sfida di Champions League contro lo Sporting Lisbona, il portiere della Juventus Michele Di Gregorio è intervenuto in conferenza stampa al fianco di Luciano Spalletti. L’estremo difensore, uno dei pochi a salvarsi nel periodo nero della gestione Tudor, ha analizzato con lucidità cosa è cambiato dopo l’esonero del tecnico croato, puntando il dito non sull’allenatore, ma sui giocatori.

Di Gregorio: la reazione dopo l’addio di Tudor

Per il numero uno bianconero, la scossa è arrivata da una presa di coscienza collettiva. L’addio di un allenatore non è mai una sconfitta solo del tecnico, ma un fallimento che deve far riflettere l’intero gruppo. Di Gregorio ha svelato come lo spogliatoio abbia reagito compattandosi e analizzando i propri errori, un processo che ha portato alle due vittorie consecutive.


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COSA È CAMBIATO IN QUESTI GIORNI – «Quando avviene un esonero i primi responsabili sono i giocatori. Questo ci ha unito maggiormente, abbiamo parlato tra noi, ci siamo chiesti cosa non andava, cosa migliorare. Con Udinese e Cremonese ci siamo responsabilizzati e abbiamo avuto un atteggiamento forte».

Le parole di Di Gregorio sono un segnale di maturità enorme da parte del gruppo. «I primi responsabili sono i giocatori» è un mea culpa netto, che sposta l’attenzione dalle colpe di Tudor a quelle di chi scendeva in campo. Questa consapevolezza, ha spiegato il portiere, «ci ha unito maggiormente». Lo spogliatoio ha fatto quadrato: «abbiamo parlato tra noi, ci siamo chiesti cosa non andava».

La reazione si è vista subito: prima la vittoria scaccia-crisi contro l’Udinese (con Brambilla in panchina), poi l’esordio vincente (e sofferto) di Spalletti a Cremona. Due successi figli non solo della tattica, ma di una ritrovata consapevolezza: «ci siamo responsabilizzati e abbiamo avuto un atteggiamento forte».

Ora, però, arriva il banco di prova più difficile. La sfida di domani sera all’Allianz Stadium contro lo Sporting Lisbona (con la Juve ferma a 2 punti in 3 gare) non ammette errori. Di Gregorio e compagni sono chiamati a confermare questo nuovo “atteggiamento” anche sul palcoscenico europeo, per dimostrare che la svolta non è stata un fuoco di paglia, ma l’inizio di una vera e propria rinascita. La Juve ha ritrovato l’unità, ora deve ritrovare l’Europa.

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