Gasperini si schiera dalla parte di Del Piero: «Ha ragione, in Italia ormai scegliamo solo calciatori fisici. In Spagna invece…» | OneFootball

Gasperini, tecnico della Roma, si è schierato dalla parte di Alessandro Del Piero: in Italia ormai si predilige la fisicità a discapito del talento

Una diagnosi netta, una critica costruttiva che arriva da una delle menti più influenti del calcio italiano. Gian Piero Gasperini, tecnico della Roma, si unisce al coro di chi chiede un cambio di rotta per il movimento calcistico nazionale, sposando in pieno la tesi recentemente espressa dalla leggenda della Juventus, Alessandro Del Piero. In una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, l’allenatore ha puntato il dito contro il criterio di selezione dei giovani in Italia: una ricerca esasperata della struttura fisica a discapito della pura tecnica individuale.

PAROLE – «La Spagna invece ha rispettato la propria identità. E la propria natura. A pallone possono giocare gli alti e i bassi, solo i grassi non possono».

Le parole del tecnico di Grugliasco sono un macigno. “Ha ragione Del Piero, la tecnica è trascurata”, ha ammesso senza mezzi termini, evidenziando come i club italiani, fin dalle primissime categorie, tendano a scartare i talenti più piccoli di statura per privilegiare ragazzi “di una spanna più alti”. Un approccio che, secondo Gasperini, sta impoverendo il nostro calcio, portando ad avere prime squadre “zeppe di stranieri” e impedendo la crescita di veri campioni.

Gasperini e il modello spagnolo: un’identità da preservare

Il paragone con il calcio estero, in particolare con il modello spagnolo, è impietoso. “La Spagna ha rispettato la propria identità”, sottolinea Gasperini, riferendosi a una filosofia che ha sempre privilegiato il palleggio, il talento e la qualità, permettendo a generazioni di giocatori “normali fisicamente” di dominare la scena mondiale. L’esatto contrario di quanto avviene in Italia, dove la ricerca della prestazione fisica immediata soffoca la creatività.

L’intervento di Gasperini è dunque un appello accorato a tutto il sistema: un invito a riconsiderare i metodi di valutazione nei settori giovanili, smettendo di inseguire un modello fisico che non ci appartiene per tornare a coltivare ciò che ha sempre reso grande il calcio italiano: la fantasia, l’intelligenza tattica e, soprattutto, la tecnica.