Calcionews24
·8. Oktober 2025
Jankto: «Prima del coming out non mi sentivo me stesso. Molti calciatori non riescono a farlo. Mi ha aiutato Ranieri»

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Jakub Jankto, 29 anni, ha dato l’addio al calcio l’estate scorsa a causa di un infortunio ai legamenti della caviglia sinistra. Il Corriere della Sera lo ha incontrato per scoprire la sua nuova vita, dopo che in Italia ha giocato con Udinese, Ascoli, Sampdoria e Cagliari.
LINGUE – «Sto studiando italiano e spagnolo per prendere il certificato di lingua straniera, quando giocavo non ci pensavo, per me esisteva solo il calcio».
LA SUA NUOVA VITA – «La mia occupazione principale è curare gli investimenti immobiliari che ho fatto in questi anni e poi alleno oltre ottanta ragazzini in due società diverse, nel Dukla Praga e nel Cafc Praga, che è un’accademia dello Slavia, la squadra dove sono cresciuto prima di arrivare molto giovane in Italia, all’Udinese».
É BELLO LAVORARE CON I BAMBINI – «Sì era uno dei miei sogni da sempre. È successo prima del previsto».
IL FIGLIO DI 6 ANNI – «In realtà lo sto già allenando nel Dukla».
TEME CHE ABBIA PROBLEMI PER AVERE UN PADRE GAY – «Può succedere, gli idioti ci sono sempre. Con i piedi non è come il padre, ma io alla sua età non ero così intelligente come lui, mi creda. Ho smesso anche per essergli a fianco nella sua crescita».
IL RAPPORTO CON LA SUA EX COMPAGNA – «Normale. Ma ci sentiamo solo per le cose che riguardano nostro figlio».
IL COMING OUT – «Il primo mese è stato difficile, perché non sapevo come avrebbero reagito le persone, ma dopo un paio di settimane ho visto che tutti mi hanno dato una mano, anche perché il mio comportamento era positivo: se mi fossi comportato male, magari sarebbe stato diverso. A Praga mi fermano un sacco di tifosi italiani e sono sempre contenti di vedermi».
L’ADDIO AL CALCIO – «Mi sono fatto male contro il Genoa, il primo anno con Ranieri. Poi le ho tentate tutte per stare meglio: mi sentivo anche pronto a giocare con il dolore, ma mister Nicola non mi ha fatto entrare in campo neanche un minuto e allora ho pensato che non valeva la pena andare avanti con questa lesione di terzo grado ai legamenti della caviglia sinistra, che non si può operare. Anche quando alleno i bambini o semplicemente cammino, mi fa male».
IL COMING OUT LO HA LIBERATO DA UN PESO – «Giustissimo, perché non dovevo nascondere niente, potevo andare con il mio partner ovunque. Prima non potevo vivere come volevo, non mi sentivo me stesso. E poi erano cominciate a girare le voci, che forse ero gay, e in quel momento mi sono sentito troppo male: ho deciso che dovevo dirlo e ho registrato quel video che ha fatto il giro del mondo».
RANIERI – «Abbiamo un rapporto speciale, ma mi massacrava sul campo (ride). Mi ha fatto giocare, crescere, con lui ho indossato la fascia di capitano della Samp: un grande onore».
RANIERI DISSE CHE LUI ERA FORTE DENTRO – «Quando il tuo allenatore dice una cosa così ti dà un bell’aiuto. Aveva ragione: dal coming out erano passati due anni e dentro di me avevo una forza nuova. E ai tifosi interessava soprattutto quello che avrei fatto in campo».
HA DETTO CHE IN ITALIA É STATO TRATTATO MEGLIO DEL PREVISTO – «Sinceramente sì. Gli scemi che ti insultano sui social ci sono sempre, ma la vita reale è un’altra cosa e quando tu ti comporti bene e rispetti il tuo lavoro, allora ricevi rispetto E tutti mi hanno sempre voluto bene, anche ad Ascoli, Genova e Udine».
A CAGLIARI USCIVA CON IL SUO PARTNER – «Non si usciva molto con la squadra al completo e mai con le famiglie. Lo faccio adesso a Praga, con gli altri allenatori: loro portano le mogli e le fidanzate, io porto il mio compagno. Sono felice e sto bene con me stesso».
JOSH CAVALLO DICE CHE L’OMOFOBIA É CRESCIUTA CON I SOCIAL – «Io ho sempre tolto i commenti dai social e non ho mai letto nulla. Ma evidentemente se lui dice così, il problema c’è. Alcuni ragazzi gay sono molto influenzati dai social».
IL MONDO DEL CALCIO É OMOFOBO – «No, per la mia esperienza dico di no. Se c’è un problema è fuori, non dentro al calcio».
PERCHÉ ALTRI NON FANNO COMING OUT – «Evidentemente hanno paura del giudizio degli altri, ma ognuno fa le sue scelte. Ho provato a dimostrare ai calciatori che se fai coming out, non succede nulla. Mi sono arrivati tantissimi messaggi, che dicevano “vorrei fare come te, ma non riesco».
CHI LI HA MANDATI – «Sì, da diversi calciatori, ma non solo. Anche da tifosi o da ragazzi qualsiasi».
SI ASPETTA UEFA E FIFA CONTRO L’OMOFOBIA – «No, ma se potrò fare qualcosa d’altro oltre all’esempio personale, sono a disposizione».
BERNARDESCHI HA DETTO CHE SE FOSSE GAY LO DIREBBE – «Mi è piaciuto quello che ha detto. Ma se fosse così facile dirlo, dopo di me qualcun altro lo avrebbe fatto».