Joe Cole rivela: «Mourinho? Ci spronava a modo suo e funzionava sempre. Con il Barcellona ci spinse a ribaltare la sconfitta dell’andata» | OneFootball

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·3. November 2025

Joe Cole rivela: «Mourinho? Ci spronava a modo suo e funzionava sempre. Con il Barcellona ci spinse a ribaltare la sconfitta dell’andata»

Artikelbild:Joe Cole rivela: «Mourinho? Ci spronava a modo suo e funzionava sempre. Con il Barcellona ci spinse a ribaltare la sconfitta dell’andata»

In un’intervista al Telegraph, l’ex centrocampista Joe Cole ha ricordato un episodio emblematico della carriera di José Mourinho

Nel corso di un’intervista, Joe Cole, ex calciatore del Chelsea, ha parlato dell’importanza di Josè Mourinho all’interno dello spogliatoio. Il portoghese, seppur con un metodo tutto suo, riusciva a spronare i suoi calciatori a dare il meglio, portandoli a conquistare dei traguardi incredibili. L’attaccante inglese, in particolare, ha fatto riferimento al doppio scontro di Champions League con il Barcellona della stagione 2004/2005, ribaltato nel match di ritorno proprio in seguito ad un particolare colloquio con lo Special One.

Di seguito, le dichiarazioni di Joe Cole:


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CHELSEA BARCELLONA – «Si rivolse per primo a Cech, e José fece qualcosa che non aveva mai fatto da quando il gigante ceco era arrivato al club. Lo fece a pezzi. Poi passò a John Terry. «Non mi hai dato nulla,» disse José. «Ti gonfi il petto in Premier League, ma Samuel Eto’o ti ha fatto ballare». «Frank Lampard? Xavi e Deco ti hanno distrutto. Santo cielo, pensai. «Sta dedicando venti secondi a ognuno. Aspetta che arrivi a me. Di solito sono io il suo bersaglio preferito. Mi raccoglieranno da terra con un cucchiaio». Sembrava una stanza piena di condannati in attesa del proprio turno. Willy Gallas se la cavò relativamente bene. Era stato il migliore di un gruppo disastroso, secondo José. «Didier Drogba, è colpa tua,» disse José. «Non hai tenuto su un pallone.» Quelli erano i suoi preferiti. Il nucleo della squadra. José imprecava in un inglese perfetto. «Fottuti stronzi. Non avete le palle. A volte accompagnava le parole con un ghigno, altre con uno sguardo di incredulità, come a chiedersi come quei giocatori che conosceva così bene potessero averlo deluso tanto. Non so cosa sia successo quando arrivò a me e a Duffa [Damien Duff]. Forse semplicemente aveva esaurito le forze. O forse pensava di aver già fatto capire il punto. Disse che avevamo giocato bene. Che avevamo lavorato sodo. E si fermò lì. Mi sentii come un uomo bendato davanti al plotone d’esecuzione, risparmiato da una grazia all’ultimo momento. La stanza era silenziosa. Nessuno osava nemmeno tossire. José uscì, chiudendo la porta dolcemente dietro di sé».

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