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·8. September 2025

La metamorfosi di Exor nell’era Elkann: meno industria, più finanza

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«Come sarà ricordata la Fiat tra cent’anni?». Nel 1999, anno del centenario, quando il marchio torinese deteneva il 36% del mercato italiano e il 10% di quello europeo, Gianni Agnelli rispose: «Come un concentrato di risorse umane, tecnologiche ed economiche che hanno portato prestigio all’Italia nel mondo e mantenuto il Paese nel cuore dello sviluppo globale».

Sono bastati 26 anni per capovolgere lo scenario: nel 2024 la quota di mercato di Fiat in Italia era scesa al 9,1% e oggi il marchio è già più memoria che realtà. All’elenco degli addii si è aggiunta di recente Iveco, storico produttore di camion, autobus e veicoli industriali. È ormai storia passata anche il vecchio “primo gruppo industriale italiano” che faceva capo, tramite la Ifi, alla famiglia Agnelli: quella holding si è trasformata in Exor, con sede ad Amsterdam, guidata da John Elkann insieme a oltre cento discendenti del fondatore Giovanni Agnelli. A settembre 2025 il portafoglio del gruppo ha ben poco di industriale in senso stretto: fabbriche e produzione non sono più il fulcro.


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Come spiega L’Economia de Il Corriere della Sera, oggi Exor, quotata e controllata al 55% dalla Giovanni Agnelli B.V. con sede in Olanda, è la principale cassaforte finanziaria. Dentro ci sono partecipazioni in Ferrari, Stellantis, Philips, Cnh, Juventus, Gedi, The Economist e altre. È il termometro della metamorfosi Agnelli: evoluzione finanziaria e arretramento industriale. In concreto, i profitti arrivano sempre meno dalle fabbriche e sempre più da settori come sanità (Mérieux, Lifenet), tecnologia (Via Transportation), moda e lusso (Louboutin), diagnostica (Philips) e naturalmente Ferrari, trasformata in un marchio esclusivo paragonato dal The Economist a Hermès.

La Exor di Elkann è una holding “in guanti bianchi”: non servono più pacchetti di maggioranza assoluta per controllare un’azienda. Con regole societarie favorevoli, come quelle olandesi, e patti mirati (come quello con Piero Ferrari), John Elkann riesce a mantenere la governance di colossi pur avendo partecipazioni dirette ridotte: appena il 2% in Stellantis e il 2,7% in Ferrari.

Il trasferimento della sede dall’Italia ai Paesi Bassi e la progressiva vendita dei simboli storici hanno allentato anche il legame con la dimensione politica e sociale tipica della “vecchia Fiat”, tra scioperi e potere contrattuale. A parte alcuni contenziosi fiscali milionari, Elkann ha comunque rafforzato il patrimonio familiare: dal 2017 al 2024 il valore complessivo degli asset Exor è raddoppiato da 19 a 38 miliardi. Due eventi hanno segnato il percorso: la morte di Sergio Marchionne nel 2018 e la fusione Fca-Psa del 2021 che ha creato Stellantis.

La progressiva uscita dalle attività industriali è evidente:

  1. 2018: cessione di Magneti Marelli a Kkr per 5,8 miliardi, con un maxi-dividendo da 2 miliardi per Fca; 
  2. 2019: vendita del ramo Teksid (ghisa) ai brasiliani di Tupy; 
  3. 2024: One Equity Partners acquista il 50,1% di Comau, gioiello della robotica, con l’ok del governo italiano; 
  4. 2025: Iveco, separata da Cnh, viene ceduta in due blocchi: camion e furgoni a Tata Motors per 3,8 miliardi, veicoli militari a Leonardo per 1,7 miliardi. 

Ogni operazione ha alimentato polemiche sindacali e timori di desertificazione industriale in Italia, dove la produzione di auto è crollata e gran parte dei lavoratori Stellantis è coinvolta in cassa integrazione. Dal 2014 al 2024 i soli ammortizzatori sociali hanno assorbito oltre 1,4 miliardi di euro, di cui 700 milioni a carico dell’Inps.

Intanto Stellantis, dal 2021, ha distribuito 23 miliardi tra dividendi e buyback, di cui 3,3 miliardi incassati da Exor. Sullo sfondo resta aperta la contesa ereditaria di Margherita Agnelli, con accuse di frode fiscale e trust esteri che hanno riacceso i riflettori sul patrimonio degli Elkann.

Se nel 2018 Ferrari rappresentava il 17% degli asset Exor e Fca il 30%, oggi il Cavallino è salito al 43% mentre Stellantis scende al 13,3%. La capitalizzazione parla da sé: 80 miliardi per Ferrari contro i 24 miliardi del gruppo automobilistico nato dalla fusione. A inizio 2025 Exor ha monetizzato parte della quota Ferrari incassando 3 miliardi, senza perdere il controllo. Oggi il cuore economico batte a Maranello, ma le sedi legali e fiscali sono in Olanda. Lo stesso Elkann guida un impero che ha sostituito le utilitarie torinesi con utili da holding olandese.

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