Calcionews24
·4. Dezember 2025
Lazio Milan: le tre cose che non hai notato del match di Coppa Italia

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Lazio-Milan non è stata una gara dalle troppe occasioni, soprattutto nel primo tempo è apparsa piuttosto bloccata, più per responsabilità dei rossoneri che dei padroni di casa. Nella ripresa il Diavolo ha fatto di più, ma Zaccagni ha fatto meglio con il gol che vale l’accesso ai quarti di finale, dove Sarri andrà a far visita a casa di Italiano. Ecco tre episodi minori ma indicativi dell’incontro.
1. Il paradosso del Taty. C’è un’azione nel primo tempo che racchiude il dilemma tattico della Lazio di Sarri in questa partita. Al 20′, Castellanos fa un ottimo lavoro spalle alla porta, girando per Marusic e innescando un tentativo di manovra veloce nello stretto. Il problema? Se il Taty contribuisce alla costruzione arretrando, l’area di rigore rimane sguarnita. La Lazio ha bisogno di appoggiarsi a lui per sviluppare gioco, ma la sua assenza negli ultimi sedici metri si sente quando c’è da concludere. Una coperta tattica che, in quella fase, è apparsa troppo corta.
2. La fretta nemica della precisione. La partita è stata a lungo caratterizzata da una precipitazione indotta dalla pressione”. Già al 14′ si notava come entrambe le squadre cercassero la profondità immediata (vedi un lancio di Jashari per Leao), con tanti break ma nessun tempo di gioco a palla scoperta. Una frenesia che ha colpito soprattutto il Milan: emblematico ciò che succede al 72′, dove i rossoneri impiegano oltre un minuto con un giro palla lento per arrivare alla metà campo avversaria, per poi affidare la conclusione dell’azione a una soluzione in velocità con tempi strettissimi: fatale che così si arrivi all’errore, soprattutto nella fase di rifinitura
3. Il mormorio dell’Olimpico su Guendouzi. Un istantanea della tensione del finale arriva a cinque minuti dal novantesimo. La Lazio è avanti 1-0 e sembra accesa dopo una grande occasione per Noslin. Il pubblico spinge per il colpo del ko, ma Matteo Guendouzi, ricevuto il pallone, preferisce gestire il ritmo e tornare indietro per non rischiare. L’Olimpico “mormora”, disapprovando la scelta conservativa in un momento in cui l’inerzia sembrava favorevole. Un piccolo cortocircuito tra la gestione ragionata del campo e la pancia dello stadio.









































