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·19. November 2025

Lega di Serie A, De Siervo è netto sul Decreto Dignità: «Posso dire che sta danneggiando lo sport»

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Lega di Serie A, Luigi De Siervo ha rilasciato delle dichiarazioni molto importanti sul famoso ‘Decreto Dignità’

L’Amministratore Delegato di Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha acceso i riflettori sul controverso tema del rapporto tra calcio e gioco legale. Intervenuto in occasione del Social Football Summit 2025, il dirigente ha rilasciato dichiarazioni esclusive a Sitiscommesse.com, focalizzandosi sugli effetti del Decreto Dignità sul sistema sportivo nazionale.

La proposta di De Siervo è netta: «fare un tavolo con il Governo» per affrontare la questione in modo costruttivo. L’obiettivo è trovare un punto di equilibrio che possa contemperare due esigenze fondamentali.


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Da un lato, c’è la necessità economica dello sport, che l’AD di Lega Serie A definisce come un vero e proprio “diritto alla scommessa”. Con questa espressione, De Siervo intende il diritto per le società sportive di ricevere una parte del valore economico generato dalle giocate sul calcio.

Tutela del Consumatore: prevenire dipendenze

Dall’altro lato, De Siervo riconosce e sottolinea l’urgenza di una tutela efficace del consumatore. Qualsiasi soluzione alternativa al Decreto Dignità deve contemplare un’azione forte e mirata a combattere e prevenire le forme di dipendenza e di gioco eccessivo. La distinzione è cruciale: il settore sportivo chiede di ripristinare il “diritto alla scommessa” per sostenere l’economia del calcio, ma in un quadro normativo che garantisca la massima attenzione al sociale e al gioco problematico.

In sintesi, l’AD ribadisce che il Decreto Dignità «pur nato con le migliori intenzioni, si è rivelato uno strumento sbagliato». La Lega Serie A si dice pronta a sedersi «in maniera costruttiva» con l’esecutivo per trovare una soluzione proficua che sostenga economicamente lo sport italiano, oggi privo di un ritorno diretto dai proventi delle scommesse, senza però sacrificare la tutela dei cittadini. La palla, ora, passa al Governo.

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