Calcionews24
·17 November 2025
Italia, Gattuso shock: ci sono due problemi seri! Ma è meglio se non ci pensa… L’editoriale

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·17 November 2025

Quando si finisce così brutalizzati, com’è successo a Milano in Italia-Norvegia, c’è una perenne tentazione nel nostro calcio: ragionare sui massimi sistemi. Che hanno, ovviamente, una loro ragione d’essere, altrimenti non si spiegherebbe una crisi che data da così tanto tempo. Perché, è bene ricordarlo, oltre a due Mondiali già saltati e a un terzo a rischio, dopo la vittoria del 2006 abbiamo partecipato a due edizioni da comparse, eliminati già nel girone e da avversari non propriamente di primissima fascia e prestigio internazionale.
Perciò, tutto vero: le responsabilità politiche della Federazione, una mentalità stantia e conservatrice o – altra faccia della stessa medaglia – un modernismo di moda mal assimilato e velleitario. Eccetera eccetera, aggiungetene pure tanti e tutti quelli che volete, stiamo sulla crisi generazionale dei talenti oppure l’incapacità di promuovere quelli che ci sono, o ancora su una Serie a dal bassissimo piacere di giocare e dal numero di gol spesso risibile, condizionata da infinite polemiche, dall’uso spropositato del Var, da una ricerca del colpevole a tutti i costi. Tutto giusto (o forse no, non proprio tutto), ma adesso? Davvero l’Italia perde complessivamente 7-1 con la Norvegia, che al Mondiale mancava dal 1998? Davvero loro sono dentro una golden age, il periodo migliore della loro storia e noi, ben che vada, riusciamo talvolta a nascondere la polvere sotto il tappeto?
Una risposta, l’unica che personalmente riesco a trovare, ha una duplice spiegazione per quanto riguarda la diagnosi, senza avere nessun tipo di indicazione su quale medicina andare a prendere per vedere di risollevarsi un po’ (per la serie: fossimo in Gattuso non saremmo essere contenti di essere Gattuso. Neanche un minimo di autostima ci siamo riusciti a prendere a San Siro).
La prima, facile facile: niente di peggio che sentirsi grandi diminuiti (non è un ossimoro, è esattamente ciò che senti vestendo l’azzurro da campioni d’Europa non tanto tempo fa e da perennemente esclusi dal calcio mondiale). Inconsciamente, si finisce nella presunzione tecnica (non sembra anche a voi che molti dei nostri giocatori tentino cose che non sanno fare, non almeno con alta percentuale di riuscita. E perché allora si ostinano?). Oppure nella depressione, che si manifesta allorché si ha davanti un foglio bianco e pensavi che sì, un po’ sapevi scrivere, non ti spieghi perché quei concetti appresi a Coverciano proprio non riesci a buttarli giù, in una qualche formula comprensibile. E qui arriva la seconda spiegazione, che pare anche più grave.
É davvero incredibile pensare che l’Italia abbia preso i 7 gol con la Norvegia in 90 minuti: i primi 45 a Oslo, i secondi 45 a Milano. Leggetela così la doppia sfida, considerate le diverse motivazioni (all’andata ci si giocava molto, al ritorno quasi nulla), l’esistenza di due diversi Commissari Tecnici (Spalletti e Gattuso) e un manipolo di giocatori presenti nell’undici titolare sia là che qui: Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Barella, Retegui.Ebbene, qui si arriva al punto nodale, che accomuna la Nazionale agli schianti del Napoli ad Eindhoven (6-2) e prima ancora dell’Inter in finale col Psg (5-0) e altri ko sparsi un po’ per tutte le formazioni di club in giro per l’Europa: l’incapacità di risposta. Inizia a cadere il sassolino e non ci si accorge che è l’annuncio della frama. Si cede di schianto, nessuna reazione, nessuna capacità di contenimento, prima del risultato, poi dei danni. Perché perdere è amaro, certo, ma vivere le disfatte è ben peggio, è qualcosa che ti brucia l’anima, è il veleno che ingurgiti e ti porti dietro fino ai playoff (nel caso dell’Italia). Come si fa a non leggere – non diciamo preventivamente, che sarebbe troppo, ma in corso d’opera – i segni dello sfacelo?
Forse è bene che Gattuso non ci pensi neanche a questa mostruosità calcistica che paralizza i muscoli e annebbia il cervello, c’è il rischio di affollare la mente di brutti pensieri, considerarli insormontabili. Ma non sarebbe male se qualcuno volesse riflettere su questa mancata risposta che da un po’ di tempo ci porta al silenzio ad alti livelli di giocatori che pure sanno vincere campionati e arrivano fino alle finali di Champions League.









































