Lazionews24
·8 September 2025
L’ex Lazio Julio Velasco svela: «Non ho mai provato invidia per i miei colleghi del calcio. Tifo perché Gattuso riesca a…»

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Julio Velasco, uno dei tecnici più vincenti e carismatici della storia della pallavolo, aggiunge un altro capitolo leggendario alla sua carriera: dopo l’oro olimpico, conquista anche il titolo mondiale alla guida della Nazionale femminile. L’allenatore argentino, classe 1952, è considerato un innovatore assoluto dello sport, capace di lasciare un segno indelebile sia a livello di club che di selezioni nazionali.
Oltre ai successi in panchina, Velasco vanta anche un’esperienza dirigenziale nel calcio: nel 1998, sotto la presidenza di Sergio Cragnotti, ricoprì il ruolo di direttore generale della Lazio, vivendo da vicino le dinamiche del pallone italiano.
Le parole di Velasco sul calcio e i suoi protagonisti
In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Velasco ha espresso grande rispetto per il mondo del calcio, sottolineando come questo sport meriti di mantenere il primato di popolarità in Italia
PAROLE – «Ma è giusto che resti lo sport numero uno nel Paese. Non ho mai provato invidia per i miei colleghi del calcio. È giusto che guadagnino tanti soldi perché muovono milioni di persone. Ho ammirazione per gli allenatori del calcio e tifo perché Gattuso riesca a qualificare l’Italia al Mondiale».
Un ponte tra due mondi sportivi
Le dichiarazioni di Velasco mettono in luce un aspetto spesso trascurato: il rispetto reciproco tra discipline diverse. Pur provenendo da un contesto tecnico e tattico differente, il coach argentino riconosce il valore e la complessità del lavoro degli allenatori di calcio, sottolineando come la loro capacità di gestire pressioni mediatiche e spogliatoi ricchi di personalità sia una competenza di altissimo livello.
Con il doppio trionfo olimpico e mondiale, Velasco si conferma una figura di riferimento nello sport internazionale. Le sue parole sul calcio italiano e su Gattuso non solo testimoniano stima e fair play, ma contribuiscono a rafforzare il legame tra due discipline che, pur diverse, condividono la stessa passione per la vittoria e la cultura del lavoro di squadra.