Calcionews24
·2 October 2025
Skoro: «Contesto Cairo, il presidente in 20 anni cosa ha fatto? Mai una gioia. Meglio lottare per la salvezza che questa tristezza. La Juve ha problemi, Tudor è come Juric, un allenatore normale»

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·2 October 2025
Sono passati 37 anni da quando i tifosi del Toro gli dedicavano dagli spalti del vecchio Comunale un coro d’incitamento: «Haris Škoro, facci un gol, tiraci una bomba, facci un gol!». E lui spesso esaudiva i desideri del popolo granata. Haris Škoro, leggenda granata degli anni ’80 e ’90, continua a seguire con passione le vicende del “suo” Torino. Tuttosport lo ha intervistato
NOSTALGIA DELL’ITALIA E DI TORINO – «Tantissima. Ma vivo da anni con la famiglia a Zurigo, che non è così distante dalla frontiera italiana di Como: meno di 240 chilometri in auto… Ogni anno partecipo a un torneo di veterani a Sanremo, ci divertiamo un sacco». E a Torino va ancora? «Come no! Anche lì almeno una volta all’anno. Forse posso saltarne uno, ma è un’eccezione. Molti ricordi mi legano alla città piemontese e al Toro. E anche a Tuttosport: i giornalisti con cui ho legato di più, Gianni Visnadi e Fabio Ravezzani, sono poi andati a lavorare in tv. Ho ancora diversi contatti, conoscenze. Che sfide a tennis al Master Club Fioccardo dell’amico Giorgio Boselli, ora passato a gestire il Royal Club sempre in riva al Po. E che cene d’autore nei ristoranti “chic” sulla collina torinese».
L’ITALIANO – «È la mia seconda lingua dopo il serbo-croato-bosniaco. Da quando ho lasciato il Toro nel 1991 mi sono trasferito a Zurigo, prima come giocatore, poi per restare a viverci, però confesso che non parlo molto bene il tedesco. A casa guardo sempre i canali tv italiani, ho “costretto” pure mia moglie Antonella, serba, conosciuta in Svizzera, a imparare il vostro magnifico idioma. Io lo appresi velocemente grazie anche agli insegnamenti di Ezio Rossi, eravamo in camera insieme durante i ritiri»
IL SUO TORO – «Non saremmo retrocessi se Gerbi e De Finis avessero chiamato subito il “mago” delle giovanili, Sergio Vatta. Poi ricordo le litigate con Fascetti durante il cammino trionfale in B, nel 1989-’90. Non ce le siamo mai mandate a dire. Mi aveva preso di punta perché qualche bugiardo gli aveva raccontato che ero un nottambulo: falso! Un giorno mi escluse a sorpresa da una partita. Lo lessi sulla lavagna dello spogliatoio. Ci rimasi malissimo. Mi chiamò nel suo stanzino e dopo una breve discussione lo mandai a quel paese. Uscii sbattendo la porta. Mi rincorse negli spogliatoi per rincarare la dose. Non gli detti tempo di finire e lo insultai di fronte a tutti. Multa ed esclusione per un mese. Il presidente Borsano fece da mediatore e venni reintegrato. Ma con Fascetti non ci parlavamo più. Finché un giorno al campo s’avvicinò e mi disse che lui aveva messo una pietra sopra quella storia e che avrei giocato sempre titolare. Ne presi atto. E quando il Toro stava cedendomi allo Zurigo, il mister toscano chiamò in sede perché voleva che lo raggiungessi al Verona, dove nel frattempo s’era trasferito. Personaggio strano, ma uomo d’onore».
IL TORO DI OGGI – «Una pena. Cairo è presidente da vent’anni, nessuno è stato in carica così tanto nella storia del Toro. E quali risultati ha ottenuto? Zero. Vent’anni, una generazione, di nulla. Appoggio in pieno la contestazione dei tifosi. Come fa a continuare così? Quali sarebbero le sue ambizioni? Lui è un imprenditore di successo. Brillante editore. Ma nel Toro è il contrario. Un presidente che non vince mai, che non regala mai una gioia. Il solito triste tran tran. Bravo a vendere i pezzi migliori, anziché la società: Bellanova, Buongiorno, Bremer, Ricci… Ho saputo che i tifosi lo chiamano ironicamente “braccino corto”… Ha privato dell’emozione e della passione i meravigliosi sostenitori granata. Faccio una battuta estrema: allora meglio lottare per la retrocessione, se non altro battagli per qualcosa piuttosto che rimanere nel limbo, massimo il nono posto come nelle ultime stagioni».
LA JUVE – «Anche i “gobbi” hanno i loro bei problemi. Spesso cambiano tutto lo staff dirigenziale, dal presidente all’allenatore, perché ogni tanto leggi che la squadra è finita in B con la penalizzazione, che le hanno tolto un paio di scudetti, che l’hanno penalizzata di 10 punti ed esclusa dall’Europa, che l’hanno multata pesantemente, che hanno patteggiato altre sanzioni specificando però che loro sono assolutamente innocenti… Quanto al tecnico croato Tudor, non mi sembra così differente dal connazionale Juric. Allenatori normali».
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