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·25 de noviembre de 2025
Puzone: “Da clochard alla rinascita. Maradona mi ha salvato. E una volta intervenne persino Reagan”

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A cinque anni dalla morte di Diego Armando Maradona, Pietro Puzone – ex talento del Napoli e amico strettissimo del Pibe de Oro – ripercorre una vita segnata da gloria, cadute vertiginose e una risalita difficile ma possibile.
Dalla panchina gelida dove ha dormito per mesi alla mano tesa degli amici, fino al ricordo indelebile di Diego, che lui descrive come un fratello e una presenza ancora viva.
Un talento irrisolto, un’amicizia irripetibile
Puzone debutta con il Napoli nel 1982, è considerato una promessa, poi l’arrivo di Maradona nel 1984 cambia tutto. “Diego mi chiamava Pedro”, racconta. In campo lo ammirava come un genio, fuori lo considerava un uomo di grande cuore. L’episodio simbolo è la celebre partita di beneficenza ad Acerra, organizzata da Puzone per aiutare il piccolo Quarto.
Era il 18 marzo 1985. Campo fangoso, arbitro un vigile urbano, Ferlaino furioso per il via libera alla gara. L’incasso non basta a coprire i costi dell’operazione del bambino. Maradona non esita: stacca un assegno e chiude la raccolta. Quel giorno segna due reti straordinarie, una simile al futuro gol del secolo, l’altra con la mano, annullata.
Serate folli e vita sopra le righe
Puzone ricorda le avventure con Diego tra allenamenti saltati, notti interminabili e leggerezza assoluta. “Con lui sapevi a che ora uscivi, ma non quando rientravi.” Racconta:
Il viaggio in Ferrari verso Roma, interrotto dalle sirene: “Pensavamo a una multa. Volevano solo una foto con Diego.”
Le trasferte che finivano nei locali della capitale senza più un soldo per la benzina.
Il matrimonio di Diego in Argentina, con un aereo allestito solo per gli amici napoletani.
L’episodio incredibile a Las Vegas: passaporto scaduto di Maradona, tensione ai controlli, intervento decisivo di Jorge Cyterszpiler che contatta addirittura un membro dello staff del presidente Ronald Reagan. “Solo con Diego potevano accadere cose così.”
Il lato oscuro: la caduta
Dopo lo scudetto del 1987, Puzone lascia Napoli e attraversa una carriera spezzata tra Catania, Spezia e Ischia. Ma è fuori dal campo che perde davvero l’equilibrio. “Non ero pronto alla popolarità, ai soldi facili, ai vizi.” Le dipendenze lo travolgono: “Fino a pochi anni fa vivevo su una panchina. Ero diventato un clochard. Mi ero perso completamente.”
La rinascita e l’ultima frase di Diego
La risalita arriva grazie alla famiglia, agli ex compagni e al ricordo del suo amico più caro. Maradona sapeva delle sue difficoltà. Prima di morire, gli lascia parole che Puzone custodisce come un testamento personale: “Pietro, devi salvarti.”
“Se oggi sono vivo è anche grazie a lui”, dice. “Da lassù non mi ha mai abbandonato.”
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