PianetaBari
·22 août 2025
Il Bari ha costruito il centrocampo più forte della Serie B?

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·22 août 2025
Partiamo da un’ovvia premessa: la domanda posta nel titolo è volutamente un po’ esagerata, e una risposta in questo momento non la si può dare. Non solo perché la rosa del Bari, così come quella delle altre squadre di B, è ancora incompleta, ma soprattutto poiché il centrocampo costruito da Magalini e Di Cesare presenta diversi aspetti intriganti, ma anche alcuni punti interrogativi ai quali solo il campo darà una sua risposta.
Porre la questione, piuttosto, serve per riflettere sul modus operandi che sta caratterizzando una sessione di calciomercato per certi aspetti diversa da quelle degli anni passati e cercare di iniziare a capire se è vero, come sostiene una parte della tifoseria, che alcune premesse della stagione che sta iniziando sono migliori rispetto al passato.
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In questa riflessione ci concentriamo sul centrocampo in primo luogo perché, grazie ad una serie di innesti di livello come Castrovilli, Antonucci – già allenato da Caserta e caratterizzato da una notevole versatilità, potendo ricoprire ruoli da mezzala, trequartista o esterno offensivo – e Darboe, che dovrebbe essere ufficializzato a breve, è il reparto del Bari che forse più di tutti ha iniziato ad assumere la sua conformazione definitiva. Ma c’è un altro aspetto che rende la mediana particolarmente interessante, visto che nella sua costruzione si riescono a vedere sia gli indubbi spunti positivi che stanno caratterizzando la nascita di questo Bari che alcuni limiti che potrebbero frenare il rendimento di squadra.
Saremmo infatti incoerenti se nascondessimo che diversi fra questi acquisti portano con sé delle incognite. Quelle di Gaetano Castrovilli sono legate alle sue garanzie fisiche, visto che la storia del talento di Minervino Murge parla di una carriera che negli ultimi tre anni è stata costantemente frenata da una serie di infortuni. Mirko Antonucci viene dal canto suo da una serie di stagioni in cui è stato spesso discontinuo e, in ogni caso, non è mai riuscito a ripetersi sui livelli dell’anno d’oro di Cittadella, nel quale realizzò ben undici reti.
Su Matthias Verreth le incognite erano meno previste nel momento in cui è stato acquistato e ciò che l’ha colpito è fin troppo grande e difficile da commentare in un articolo che parla di calcio giocato, ma comunque aggiunge un pizzico di incertezza su un talento che, però, come abbiamo provato a tracciare anche nella nostra presentazione, per alcune caratteristiche (vedasi lanci lunghi, capacità di giocare il pallone e di calciare le punizioni) è sicuramente fuori scala rispetto alla media della cadetteria.
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Posto questo e sottolineando comunque un certo ritardo, che è doveroso mettere in evidenza, resta il fatto che in condizioni ideali molti di questi giocatori sono davvero un valore aggiunto per la Serie B. Delle problematiche fisiche di Castrovilli si è detto (ma senza di quelle indubbiamente non sarebbe in cadetteria), ma è pur vero che solo al 70% sarebbe il centrocampista più forte del campionato, anche per distacco. E per di più nella parte finale della scorsa stagione ha trovato una buona continuità, oltre ad arrivare in un reparto che, come stiamo provando a tracciare, ha diverse alternative e quindi può concedergli qualche pausa in più, magari per non rischiarlo in momenti dell’annata in cui non dovesse sentirsi al massimo della condizione.
Antonucci è sicuramente un elemento a caccia di rilancio, ma già l’ultima stagione (con quattro gol all’attivo) è stata sicuramente sufficiente e ha fatto vedere che il talento nei suoi piedi è tanto e che alle giuste condizioni può davvero sbocciare. Di Verreth e delle sue qualità si è già detto, ma a questo vanno aggiunti elementi che non possono passare sottotraccia: Braunöder, pur giocando in un ruolo non suo e in un contesto certo complesso vista la caratura dell’avversario, contro il Milan ha fatto capire di avere la capacità di giocare a due tocchi. Per di più le sue caratteristiche sono particolarmente utili per il gioco di Caserta, perché si tratta di un elemento che pur non essendo un ottimo accentratore di palloni ha buonissima capacità nel fare la doppia fase, nel vedere gli spazi e capire quando inserirsi e nel lottare su tutti i palloni.
E non va neanche sottovalutato l’acquisto di Darboe. I numeri non dicono tutto, ma una rapida occhiata all’ultimo anno fa vedere sicuramente un aspetto interessante, visto che il centrocampista, pur giocando in una squadra invischiata nella lotta per non retrocedere, è stato sopra la media dei pari ruolo del campionato in gran parte delle statistiche, da quelle che riguardano i passaggi e la qualità nel gestire la manovra a quelle sulla copertura e la fase difensiva. Il tutto senza dimenticare Pagano che, sebbene un po’ acerbo, può rappresentare un’utile alternativa, e il jolly Bellomo.
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L’unica risposta che possiamo dare ora alla domanda iniziale è che il Bari dispone certamente di un centrocampo molto competitivo, arricchito da diversi giocatori di buon livello. Se sarà il migliore della categoria lo dirà solo il campo, anche perché nel tracciare i bilanci ora usiamo la doverosa prudenza, visto che la squadra va ancora completata e, soprattutto in difesa, la sensazione è che vi siano ancora delle lacune da colmare. Eppure qualche giudizio preliminare sul modo in cui la direzione sportiva ha lavorato si può sicuramente già tracciare.
In questo c’è sempre una doverosa premessa: un po’ per i vincoli e le difficoltà che riguardano tutta la Serie B, ma soprattutto per i limiti imposti dalla multiproprietà e dal budget non certo ampissimo messo a disposizione dalla proprietà, Magalini e Di Cesare hanno dovuto muoversi con spazi di manovra ristretti dal punto di vista economico. Un quadro, dunque, che imponeva creatività e ricerca di opportunità e scommesse, stante la quasi impossibilità di arrivare a molti big o certezze della categoria. In questo i due hanno sicuramente un modo di lavorare diverso rispetto a quello che aveva Ciro Polito. Se il dirigente campano si inventava i colpi andando a pescare soprattutto profili poco conosciuti, l’attuale assetto dirigenziale preferisce la prudenza e la pazienza per aspettare che l’incastro delle situazioni di mercato porti a sbloccare profili di livello abbastanza alto, magari a caccia di rilancio, per poterli prendere a condizioni favorevoli.
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Entrambe le strategie non sono esenti da rischi. Per quanto riguarda Polito, agendo in quel modo potevi prendere Caprile così come Brenno, Benedetti ma anche Edjouma. L’attuale modo di lavorare, d’altro canto, lo scorso anno non ha pagato più di tanto, perché al fianco di alcune felici intuizioni (si contano per esempio Mantovani e Obaretin, che si spera possano essere emulati dai Kassama e i Darboe arrivati quest’anno), la scelta di puntare su profili fatti e finiti ha portato in biancorosso anche elementi come Pereiro o Lasagna che hanno reso sicuramente al di sotto delle aspettative. Quest’anno, però, la sensazione è che il tasso di rischio complessivo sia leggermente inferiore, così come quello qualitativo un po’ più alto.
Sarà poi il rettangolo verde a determinare, tra tutti questi innesti, dove prevarranno gli aspetti positivi e dove, invece, emergeranno le incognite che abbiamo sollevato. Ma va detto che la varietà e la completezza del reparto offrirà a Caserta la possibilità di alternare i giocatori, scegliendo sempre i più in forma. A centrocampo, ovvero il reparto preso in esame, come in attacco, se anche solo più della metà dei nuovi acquisti del Bari dovesse adattarsi positivamente, la formazione biancorossa avrà sicuramente le carte in regola per puntare a posizioni di classifica superiori rispetto a quelle occupate nelle ultime due stagioni.