Calcionews24
·23 juillet 2025
Mondiale per Club ogni due anni? La FIFA lavora a questa soluzione mentre il mondo del calcio si spacca in due

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Il nuovo Mondiale per Club sta dividendo il mondo del calcio. Da un lato ci sono i club, sempre più attratti dai ricavi stellari; dall’altro giocatori e allenatori, preoccupati per la salute fisica e mentale di chi è già sottoposto a un calendario estenuante. Jurgen Klopp è stato tra i più critici, definendolo «la peggiore idea mai partorita dal calcio», sottolineando come aggiungere un altro torneo a una stagione già carica sia semplicemente «una follia». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Raphinha, esterno del Barcellona, che ha denunciato la mancanza di vacanze per i calciatori: «Siamo costretti a rinunciare a un nostro diritto per partecipare a questa competizione».
Più diplomatico Pep Guardiola, che pur riconoscendo le difficoltà per gli allenatori, ha ammesso che «il Mondiale per Club va giocato, perché fa parte del sistema». In altre parole, un “male necessario”. Perché sì, alla fine il nodo centrale è uno solo: i soldi. Come riportato da ESPN, l’ultima edizione del torneo ha distribuito circa un miliardo di euro. Anche una squadra semi-amatoriale come l’Auckland City ha incassato 3 milioni. I top club come il Chelsea – vincitore dell’edizione conclusa da poco – hanno toccato i 115 milioni di dollari, una cifra che spiega perché diverse big europee, a partire dal Real Madrid, stiano spingendo per una cadenza biennale, anziché quadriennale, del torneo.
Ma il dibattito è destinato a crescere. Da un lato ci sono i brand pronti a investire, club che fanno all-in sul mercato contando sui futuri introiti – come il Chelsea, già attivo con gli acquisti di Estevao, Joao Pedro e altri –, e le squadre sudamericane che vedono nel torneo un’occasione fondamentale per aumentare le entrate. Dall’altro resta la preoccupazione per la tenuta dei calciatori, aggravata da infortuni gravi come quello recente di Musiala. L’espansione del calendario rischia di cancellare qualsiasi pausa estiva, aumentando lo scontro tra FIFA e UEFA e riducendo la priorità della tutela degli atleti.