Calcio e Finanza
·13 novembre 2025
Paratici: «Plusvalenze? Sempre sentito di non aver fatto nulla di male»

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·13 novembre 2025

«Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla». Fabio Paratici torna a parlare e lo fa ai microfoni di Sky Sport. L’ex dirigente della Juventus lo scorso luglio ha finito di scontare i 30 mesi di inibizione per il caso plusvalenze ed è stato reintegrato dal Tottenham nel ruolo di direttore sportivo.
Un nuovo inizio che però non cancella quello che è successo. «È stata una vicenda molto lunga, ti devi confrontare con argomenti mai affrontati, con situazioni che non avresti mai pensato di dover affrontare. Alla fine, ti senti quasi migliorato come persona. Ma nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione “artificiale” o distorta dei calciatori, ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima. E neanche dopo».
Paratici, in particolare, ha ribadito che «ci sono decine di criteri per cui la valutazione dei giocatori cambi. Altrimenti non staremmo a parlare di occasioni di mercato. Esistono dei range per valutare un giocatore? Certo, un range logico ci deve essere per gli operatori di mercato. Ma poi si entra in una situazione di soggettività assoluta».
La scelta di patteggiare è stata «responsabile: questa vicenda è durata 4 anni e mezzo, la squalifica sportiva era già stata scontata e il processo penale era solo all’udienza preliminare. Per gli anni a venire non avremmo avuto nessuna certezza di come si sarebbe conclusa. Anche dal punto di vista lavorativo, va a inficiare delle possibilità. E quindi si decide in maniera responsabile di fare questa richiesta di applicazione della pena e abbiamo chiuso la vicenda».
A questo proposito, Paratici ha confermato che la scorsa estate è stato molto vicino al Milan ma «se non si è concluso il matrimonio non sto qui a chiedermi perché». E allora ecco il ritorno al Tottenham, «perché loro mi hanno fatto veramente sentire a casa. Qui non mi hanno mai giudicato ma sempre sopportato e aiutato. Non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito dubbi su di me».
Fra i dirigenti italiani che hanno vinto di più, Paratici ammette che «quando vinci, ti sembra tutto quasi normale. Penso alla Juve: il ripeterci per 9 anni di fila è difficile. Se fai 365 per 9 è un calcolo pazzesco: vuol dire che più o meno per 3500 giorni siamo stati primi in classifica».
Si parla poi del rapporto con i tecnici («ho sempre discusso molto di calcio con i miei allenatori e ho imparato moltissimo da loro: sono preparatissimi. I dirigenti devono supportarli e sopportarli in quello che pensano sia la cosa giusta per loro. Siamo lì per aiutarli, non per metterli in discussione») e della differenza fra la Premier e tutto il resto: «L’approccio è totalmente differente, è un’istituzione, un brand globale pazzesco pari all’NBA. È vista in tutto il mondo, i diritti sono venduti ovunque tranne in quattro paesi. Questo fa sì che ci sia tutta una serie di cose che si possa prendere come esempio. Cose diverse da quelle che facciamo noi in Italia. Come si può migliorare il prodotto del calcio italiano? Come prima cosa bisogna lavorare sulle infrastrutture: gli stadi e i centri sportivi sono fondamentali. Partiamo da questo e poi vediamo cosa succede».
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