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·7 November 2025

La Serie A chiederà un risarcimento ai pirati del pezzotto

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La pirateria è diventato un cancro da estirpare in ogni modo possibile. Questo il messaggio mandato dalle istituzioni del mondo del calcio e dopo Dazn adesso si muove anche la serie A in tal senso. L'annuncio importante è del presidente di Lega, Ezio Simonelli, che si impegna in prima linea per eliminare il famoso “pezzotto” e i pirati che girano attorno al sempre più diffuso metodo di pirateria.

Altri dettagli

La prima a dichiarare guerra ai pirati fu la piattaforma sportiva Dazn. Adesso anche la Lega Serie A si prepara a chiedere un indennizzo ai «pirati» del calcio che sono stati multati per aver utilizzato il «pezzotto» per vedere le partite illegalmente. Lo ha annunciato il presidente della Lega Serie A, Ezio Maria Simonelli, durante il Football Summit Forum, organizzato da Gazzetta dello Sport e Sda Bocconi. Simonelli ha anche anticipato che la richiesta di «risarcimento» da parte della Serie A sarà superiore ai 500 euro domandati da Dazn, senza però rivelarne l’ammontare preciso: sul punto sono ancora al lavoro i legali.


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Le iniziative contro la pirateria

L’iniziativa della Serie A fa seguito a quella di Dazn che sul finire di settembre ha spedito una lettera ai 2200 utenti del «pezzotto» identificati nell’ambito di un’operazione condotta dalla Guardia di finanza di Roma e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce, coordinati dalla Procura pugliese. La piattaforma streaming ha proposto loro il pagamento di 500 euro per chiudere con una transazione «pacifica» la questione. Altrimenti, trascorso il termine di sette giorni, Dazn ha avvertito che si sarebbe ritenuta «libera di avviare le iniziative giudiziarie appropriate».

L'impatto della pirateria

Numeri importanti quelli emersi. Infatti durante il Football Business Forum, l’amministratore delegato di Dazn Italia, Stefano Azzi ha sottolineato che «l’impatto della pirateria in Italia in termini di mancati incassi per l’industria dello sport supera i 300 milioni di euro all’anno». Secondo il manager, la diffusione dello streaming illegale nel Paese non dipende dalle difficoltà economiche degli utenti ma è una questione culturale da cambiare con l’educazione e la deterrenza. «Oltre il 60% degli utenti del pezzotto sono persone a medio-alto reddito - ha detto Azzi - e alcune rientrano in categorie professionali insospettabili e con elevata reputazione.

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