Paratici riavvolge il nastro: «Con la Juve al top per quasi 3500 giorni, cosa difficilmente ripetibile. Dispiaciuto per Tudor, su Spalletti dico questo» | OneFootball

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·13 November 2025

Paratici riavvolge il nastro: «Con la Juve al top per quasi 3500 giorni, cosa difficilmente ripetibile. Dispiaciuto per Tudor, su Spalletti dico questo»

Gambar artikel:Paratici riavvolge il nastro: «Con la Juve al top per quasi 3500 giorni, cosa difficilmente ripetibile. Dispiaciuto per Tudor, su Spalletti dico questo»

Paratici ha parlato a Sky Sport: dal ritorno al Tottenham al rapporto con gli allenatori, l’ex ds della Juve ha difeso gli anni alla Vecchia Signora

Fabio Paratici, attuale co-direttore sportivo del Tottenham, è tornato a parlare ai microfoni di Sky Sport Insider, affrontando diversi temi: dal suo ritorno al Tottenham dopo la squalifica, al suo metodo di lavoro, fino agli anni indimenticabili passati alla Juventus. L’ex DS bianconero ha voluto innanzitutto ringraziare il club inglese per il sostegno ricevuto durante il difficile periodo della squalifica.

IL RITORNO AL TOTTENHAM – «Mi hanno fatto veramente sentire a casa. Sono arrivato a giugno 2021, poi a novembre c’è stata questa vicenda molto, molto forte. E non è facile: sei in un posto in cui ti conoscono parzialmente, hai paura che ti giudichino in modo diverso. E invece qui non mi hanno mai giudicato ma sempre sopportato e aiutato. Non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito dubbi su di me. Sono rimasto da consulente per rispetto di questo club che non aveva nulla a che fare con quanto successo. Alla fine della squalifica, ho ripreso il mio lavoro. Devo ringraziare tutti.»


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Paratici Juve, il ricordo dei nove anni e le finali perse

Parlando del suo ruolo, Paratici ha sottolineato come il giudizio dei proprietari sia l’unico a contare veramente, difendendo il suo operato ventennale.

IL GIUDIZIO CHE CONTA – «Io mi riconosco come una persona più di parte tecnica. Ma quando hai un ruolo così e un club ti mette a disposizione quella che si chiama ‘la potenza di fuoco’ fatta di salari, investimenti e ammortamenti, tu hai un numero e devi cercare di fare il meglio possibile con questo. Io faccio questo lavoro da 22 anni ma solo con tre club: sei anni alla Samp, undici alla Juventus e cinque al Tottenham. E credo che meglio di chi lavora con te o dei tuoi proprietari, non ti possa giudicare nessuno. È l’unico giudizio che conta.»

Il ricordo più forte, però, non sono le vittorie, ma le sconfitte, in particolare quelle con la Vecchia Signora.

LE FINALI PERSE – «La prima cosa che posso dire è che tutto quello che si vince si dimentica velocemente, mentre tutto quello che non si vince ti rimane nella testa. Ed è così anche per me: mi rimane di più quello che ho perso, come le finali in Champions con la Juventus, o la Supercoppa con il Tottenham, o ancora la finale di Coppa Italia con la Sampdoria, che è stata la prima disputata da dirigente. Le ricordo veramente come un dolore fisico ancora adesso. Quando vinci, ti sembra tutto quasi normale.»

Paratici ha poi voluto rimarcare l’impresa storica compiuta dalla Juventus nei suoi undici anni a Torino, un ciclo che ritiene quasi ineguagliabile.

NOVE ANNI AL TOP – «Penso alla Juve: il ripeterci per 9 anni di fila è difficile. Se fai 365 x 9 è un calcolo pazzesco: vuol dire che più o meno per 3500 giorni siamo stati primi in classifica. Per farlo, devi partire il lunedì a lavorare con una mentalità da vincente. Questa è stata una cosa incredibile che la gente che ha lavorato alla Juventus ha fatto. E che difficilmente sarà ripetibile.»

Il ruolo del DS e il rapporto con gli allenatori

L’ex dirigente bianconero ha poi spiegato la sua visione del calciomercato, paragonando la costruzione di una squadra a un’arte culinaria.

L’ARTE DEL DS – «Quando devi costruire una squadra è molto difficile. Individuare un giocatore bravo è molto più facile. Quando devi costruirla unendo i diversi giocatori, i vari tasselli, perché funzionino insieme, è molto più difficile, molto più analitico: devi avere molto più talento. Io la definirei quasi un’arte il costruire la squadra: è come un grande chef che ha tanti ingredienti e che deve fare una grande cena.»

Ha anche sottolineato la necessità per un DS di annullarsi per supportare l’allenatore.

IL RAPPORTO CON L’ALLENATORE – «Io credo ciecamente nel rapporto direttore-allenatore: tu da direttore devi quasi annullare le tue idee calcistiche, per sposare quelle dell’allenatore che hai. Il mio calcio, oggi, è quello di Thomas Frank. […] Io ho sempre discusso molto di calcio con i miei allenatori e ho imparato moltissimo da loro: sono preparatissimi. Quando vai a fare una discussione con loro devi essere ferrato, o ti distruggono calcisticamente. I dirigenti devono supportarli e sopportarli in quello che pensano sia la cosa giusta per loro. Siamo lì per aiutarli, non per metterli in discussione. Il ruolo di dirigente è fondamentale, perché deve far sì che tutto funzioni bene. Deve mettere tutti nella migliore condizione possibile per performare ad alto livello.»

Paratici Juve, il commento su Spalletti e il dispiacere per Tudor

Dopo aver analizzato le differenze tra Italia (dove mancano le infrastrutture) e Inghilterra (un “brand globale pazzesco”), Paratici ha evitato di commentare i recenti problemi della Juventus.

LE DIFFICOLTÀ DELLA JUVE – «Perché la squadra non è riuscita a risollevarsi? Questa è una domanda che quando veniva fatta ai miei colleghi e io ero alla Juventus mi faceva arrabbiare, se rispondevano: come potevano loro rispondere a una domanda del genere se a volte nemmeno io sapevo quale fosse il problema? Io non mi sono mai permesso di dire a chi lavorava di dare consigli. Mi sentivo come sbagliato.»

Infine, l’ex DS ha concluso con un pensiero sull’avvicendamento in panchina, mostrando grande affetto per l’allenatore esonerato (e scelto da Comolli la scorsa estate) e augurando il meglio al nuovo tecnico.

TUDOR E SPALLETTI – «Intanto voglio chiarire che sono molto legato a Igor Tudor. Mi spiace moltissimo, perché ha meritato questa chance dopo tante esperienze dure e sono dispiaciuto per come sia finita. Per lui e la Juventus. Luciano è un grandissimo allenatore, non devo essere io a dirlo. Gli auguro tutto il successo possibile.»

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