DirettaCalcioMercato
·26 settembre 2025
Acerbi torna sul caso Juan Jesus: “Nessuno mi ha ascoltato. Ecco come mi ha trattato Spalletti”

In partnership with
Yahoo sportsDirettaCalcioMercato
·26 settembre 2025
A distanza di un anno e mezzo, Francesco Acerbi torna sul caso Juan Jesus parlandone nella sua autobiografia intitolata “Io, Guerriero”. Il centrale italiano ha provato a spiegare il suo punto di vista, sottolineando di come nessuno gli abbia lasciato spiegare.
Nelle pagine della propria autobiografia, Franceso Acerbi parla di quanto accaduto nella sua carriere dopo il caso Juan Jesus. Il centrale italiano parla soprattutto della gestione dell’ex CT della Nazionale, Luciano Spalletti: “Il caso Juan Jesus? Quando la stima non c’è, il silenzio pesa il doppio. Io ero tranquillo, convinto che la questione si fosse risolta lì. Poi, a sorpresa, arrivò una telefonata di Spalletti, che mi disse: «Vieni qui, chiedi scusa ai tuoi compagni e poi torni a casa». Nessuna spiegazione, nessuna possibilità di confronto vero. Solo quella frase secca. Io, con rispetto, feci quello che mi era stato chiesto: parlai ai compagni e poi tornai in stazione. Tutti i giornalisti parlavano della mia esclusione, del presunto caso, delle accuse di razzismo. Ma nessuno che volesse davvero ascoltarmi. Nessuno che mi avesse chiesto cosa fosse successo davvero. E, soprattutto nessuno che mi avesse dato la possibilità di raccontare la mia verità. Nessuno“.
“E la cosa più dura da accettare è che, in quella situazione, chi avrebbe dovuto difendermi aveva scelto di abbandonarmi. Il CT non aveva aspettato la verità dei fatti, aveva semplicemente preso una decisione lasciandomi solo in mezzo alla bufera. Pochi giorni dopo, il 26 marzo 2024, la giustizia mi assolse dalle accuse: non c’erano stati insulti razzisti, non c’era stato alcun illecito. Ma ormai il danno era fatto. E non parlo solo dell’esclusione dalla Nazionale. Parlo del modo. Del silenzio. Della freddezza e della mancanza di rispetto che ti fanno sentire piccolo, invisibile, inutile. Mi aspettavo un altro atteggiamento. Mi aspettavo che il CT mi tenesse nel gruppo fino a un’eventuale sentenza di condanna. Invece niente. Un giudizio inappellabile e via. Il problema fu la mancanza di rispetto. Era il fatto di non essere stato difeso dal mio allenatore, da chi doveva dare un senso all’idea di squadra.
Qualche tempo dopo, in una conferenza stampa, Spalletti parlò di me ironizzando sull’età, come se fossi un giocatore ormai bollito. Non mi sentii offeso. Anzi, quella frase mi strappò un sorriso, perché in fondo è vero: non sono più un ragazzino. Le parole usate quella volta mi fecero capire che l’attenzione e il rispetto per me non c’erano più. In pochi lo sanno, ma durante le partite di qualificazione per l’Europeo 2024, io giocavo con un dolore continuo, costante, che si faceva sentire a ogni passo, a ogni contrasto“.
Siamo al minuto 58 di Inter-Napoli, partita valida per la 29esima giornata di Serie A della stagione 2023/24. Juan Jesus richiama l’attenzione del direttore di gara Federico La Penna e gli spiega quanto accaduto: “Non mi sta bene, mi ha detto ‘sei un neg*o’ e questo non mi sta bene. Qui abbiamo una scritta (indica la scritta ‘Keep racism out’ sulla manica della maglia n.d.r.)”. Dopo una formale “assoluzione” nel post gara, il difensore brasiliano era tornato sui suoi social dopo le parole di Acerbi dal ritiro della Nazionale. Il numero 5 del Napoli aveva riaccusato il nerazzurro denunciando il fatto: “Il razzismo si combatte qui e ora, Acerbi mi ha detto ‘vai via nero, sei solo un neg*o’, aggiungendo anche ‘per me neg*o è un insulto come un altro’. Oggi sta cambiando la versione e sostiene che non c’è stato alcun insulto razzista. Non ho nulla da aggiungere”.
Il 26 marzo del 2024, poi, la Giustizia Sportiva ha deciso di assolvere Francesco Acerbi per mancanza della prova video o testimoniale. Nella sentenza, infatti, si legge: “Essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa […], senza alcun ulteriore supporto probatorio e indiziario esterno, diretto e indiretto, anche di tipo testimoniale non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza“.