Benarrivo si racconta: «Pasadena? Incubo ricorrente. Il rigore di Baggio? Quella giornata è come un film horror. Sarei potuto andare alla Juve. Vi racconto il litigio con Sacchi» | OneFootball

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·13 novembre 2025

Benarrivo si racconta: «Pasadena? Incubo ricorrente. Il rigore di Baggio? Quella giornata è come un film horror. Sarei potuto andare alla Juve. Vi racconto il litigio con Sacchi»

Immagine dell'articolo:Benarrivo si racconta: «Pasadena? Incubo ricorrente. Il rigore di Baggio? Quella giornata è come un film horror. Sarei potuto andare alla Juve. Vi racconto il litigio con Sacchi»

Benarrivo parla alla Gazzetta: «Pasadena? Incubo ricorrente. Il rigore di Baggio? Quella giornata è come un film horror. Juve…»

Antonio Benarrivo, ex terzino di Brindisi, Padova e Parma, si confessa a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo i momenti salienti di una carriera ricca di successi ma anche di una ferita che non si rimarginerà mai: la sconfitta ai Mondiali di USA ’94.

PASADENA ’94 – «È un incubo ricorrente. Per me è un dolore enorme, troppo grande. Non penso che lo supererò mai. Ogni tanto mi capita di sognarla: rigiochiamo la finale e vinciamo noi. Ci hanno rubato un sogno dalle mani».IL RIGORE DI BAGGIO – «Quella giornata è come un film horror. Ho sofferto tantissimo. E Robi che tira in quel modo… una cosa da non credere. Che poi, ci tengo a precisarlo, non ha sbagliato solo Baggio, ma il suo errore è l’emblema di una notte da dimenticare. Magari riuscirci…».IL LITIGIO CON SACCHI – «Non lo sanno in molti, ma sì ho rischiato. Sacchi, durante una partita, mi urlò “Ti strozzo” e io capii una cosa diversa. Avevo sentito una lettera di troppo, così lo insultai dal campo. Poi, negli spogliatoi, ci chiarimmo subito. Per una consonante compresa in modo sbagliato stavo per andarmene a casa con largo anticipo».ANCELOTTI – «Detta così fa sorridere, ma se non lo esonerarono da Parma lo deve a un mio gol. Giocavamo a Vicenza e non passavamo un bel periodo: la società gli aveva comunicato che se avessimo perso lo avrebbe mandato via. Io segnai a cinque minuti dalla fine, pareggiammo, e di fatto lo salvai. E chissà come sarebbe andata la sua carriera…».GLI INIZI A PARMA – «Quando arrivai il terzino sinistro era Di Chiara, titolare inamovibile e leader. Io, quindi, ero destinato a un’annata da riserva. In ritiro, però, dissi a Nevio Scala che sia a Padova che a Brindisi avevo giocato anche a destra all’occorrenza. Fu una bugia a fin di bene. In realtà non lo avevo mai fatto prima di allora, ma da lì in poi mi sono guadagnato il posto e mi ha fatto giocare sempre. È stata la svolta della mia carriera».POTEVA ANDARE ALLA JUVE – «Sì, dopo il Mondiale c’era stata questa possibilità. I bianconeri mi volevano, incontrai anche Moggi. Scelsi di restare per una questione di fedeltà, lo dovevo a Tanzi».TANZI – «Mi convocò nel suo ufficio e mi chiese che volessi fare. “Se vuoi vai, ma io voglio vincere e mi servi tu”, mi disse. Non ci pensai un secondo e rimasi».IL COMPAGNO PIU’ SIMPATICO – «Tra tutti scelgo Asprilla per distacco. Tino era un pazzo, ma in senso positivo. E pensi che all’inizio era timidissimo, non voleva farsi la doccia perché si vergognava. Aspettava che tutti avessero finito, prima di andare. Poi, con il tempo, si è rivelato quello che era, ovvero un matto».


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