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·30 settembre 2025
Bologna, Bernardeschi: “Mettevo la gonna e dicevano che ero gay. A vent’anni ho sofferto, oggi ne vado fiero”

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·30 settembre 2025
L’ex Fiorentina e Juventus, oggi rossoblù, si racconta nel podcast BSMT: dal trasferimento discusso a Torino, fino agli episodi di bullismo e alle difficoltà affrontate da giovane. “Ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole”.
Il passaggio dalla Fiorentina alla Juventus: “Scelta consapevole, ma pesante”
Federico Bernardeschi, oggi protagonista con il Bologna dopo il biennio in MLS con i canadesi del Toronto FC, ha rilasciato una lunga intervista al podcast BSMT, ripercorrendo momenti chiave della sua carriera. Uno dei passaggi più delicati è stato il trasferimento del 2017 dalla Fiorentina alla Juventus, vissuto in un clima di forte tensione.
“Il trasferimento fu pesante. Non solo andavo alla Juventus, ma il numero 10 andava alla Juventus. Capisco la reazione dei tifosi, è facile insultare in quei momenti. Avevo 23 anni e decisi di cogliere un’opportunità importante. La Fiorentina mi ha dato tanto e sarò sempre grato alla città e alla società. Ma era una scelta che sapevo avrebbe scatenato polemiche. Se fossi andato altrove, il rumore sarebbe stato minore. Mi fecero anche uno striscione fuori dal Franchi con frasi dure. Lo accetti, ti fai le ossa e vai avanti. Fa parte del percorso di crescita”.
Il “caso certificato medico”
Bernardeschi ha raccontato un retroscena legato alle ultime fasi della trattativa: “Fui il primo a lanciare la moda del certificato medico. Non mi presentai in ritiro perché sapevo cosa sarebbe successo. La Fiorentina faceva resistenza, ma la trattativa con la Juventus era praticamente chiusa. Volevano che andassi in ritiro per tre giorni, ma lì sarei stato bersagliato. Alla fine fu una decisione condivisa, perché se uno dei due non è d’accordo, un trasferimento non si fa”.
“Mettevo la gonna e dicevano che ero gay”
Uno dei passaggi più toccanti dell’intervista riguarda la sfera personale e gli episodi vissuti da ragazzo: “Quando avevo vent’anni andavo in spogliatoio con la gonna e mi hanno detto di tutto, anche sui giornali. Dicevano che ero gay. E se anche lo fossi stato, quale sarebbe stato il problema? Ne sarei andato fiero, e rispetto chi ha avuto il coraggio di fare coming out. Ma quelle parole mi fecero soffrire. Oggi ci rido, ma allora non era facile”.
Il giocatore ha voluto trasformare quel dolore in un messaggio: “Bisogna capire che ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Davvero è così importante l’opinione degli altri? L’unico vero problema è se fai soffrire la tua famiglia. Quello che dice la gente non deve mai esserlo”.
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