Inter News 24
·20 agosto 2025
Bonny alla Gazzetta: «All’Inter per vivere il mio sogno da bambino, non ho avuto dubbi. Io il nuovo Thuram? Rispondo così»

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·20 agosto 2025
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Ange-Yoan Bonny, l’attaccante prelevato questa estate dall’Inter dal Parma, si è raccontato così spiegando come sono andati i suoi primi mesi in maglia nerazzurra.
PRONTO PER IL CAMPIONATO? – «Ci siamo preparati come si deve. Le amichevoli mi sono servite per iniziare a capire come la squadra giochi, in cosa io possa essere più utile e che cosa i compagni si aspettino da me. Gran parte del gruppo si conosceva da anni, ma anche noi nuovi ci stiamo adattando bene: la preparazione è stata dura, ma le gambe iniziano a girare…».
RITIRO FATICOSO – «Sì, è stata bella tosta: l’intensità degli allenamenti è la cosa che mi ha colpito di più, ma è necessaria. Ti accorgi che stai mettendo benzina nel serbatoio e che ti servirà dopo. Visti gli obiettivi davanti, una squadra come l’Inter deve essere pronta a giocare tante partite e non lascia indietro niente».
COME VALUTO QUESTO PRIMO MESE IN NERAZZURRO? – «È stato di adattamento, scoperta, anche fatica, ma tutto davvero bello. Sono arrivato in un mondo completamente nuovo, ma i compagni mi hanno accolto come fossi un loro… fratellino. Dovrei elencarli tutti perché, insieme, fanno sentire un’atmosfera quasi familiare».
SU CHIVU – «Il rapporto con lui non è cambiato, è lo stesso mister di Parma, a un livello più alto, ma con uguali qualità. È diretto, esigente, onesto. Sono molto contento di averlo incrociato al momento giusto della carriera: gli devo tantissimo, se sono qua è anche merito suo. Ora sono molto carico e cercherò di prendere il mio spazio perché questo è solo l’inizio. Ma questo inizio mi piace…».
SE È VERO CHE HO RIFIUTATO ALTRE BIG PER L’INTER? – «Diverse squadre mi volevano ma non ho avuto dubbi: quando l’Inter ti cerca, non ci pensi due volte. Questa squadra era ciò che chiedevo, qui volevo vivere il mio sogno da bambino. Appena firmato, ho messo sui social una foto fatta da piccolo in nerazzurro: era destino… Quella era la prima maglia da calcio comprata da mamma a sei anni, ci sono legato per la vita. E poi questo è un club molto francese, visti i campioni che ha avuto».
IL MIO NUMERO 14 UNA CITAZIONE AD HENRY? – «No, è che il 13 era occupato e ho slittato di uno. Il 13 è il numero che ho sempre avuto perché tutta, dico tutta, la mia famiglia è nata quel giorno: padre, madre, fratello, sorella…».
SE SENTO IL PESO DI ESSER STATO PAGATO 23 MILIONI CON UN SOLO VERO ANNO DI SERIE A ALLE SPALLE? – «Sono solo numeri, non devono pesare. Non è il mio lavoro pensare al prezzo, ma sudare perché ho tantissimo da migliorare. In tutto, ma in due cose in particolare: la freddezza sotto porta, perché devo segnare di più, e anche il gioco aereo».
SU THURAM E LAUTARO – «Li studio, cerco di capire le sfumature, il modo in cui si muovono, con o senza palla, lo faccio per provare un giorno ad avvicinarmi al loro livello: adesso sono molto lontano. Sia Lautaro che Thuram mi hanno detto due semplici cose, da fratelli maggiori: la prima, ‘divertiti’. La seconda, ‘cerca sempre la porta’, perché siamo attaccanti e veniamo valutati anche sui gol che facciamo».
SE MI PIACE ESSERE CHIAMATO ‘IL NUOVO THURAM’? – «Certo, ma mi sa solo per la somiglianza fisica…».
DOVE PREFERIREI GIOCARE IN QUESTO ATTACCO? – «Qui tutti possiamo giocare con tutti. Perfino tutti insieme, perché no? A me piace fare la seconda punta e posso fare anche il centravanti, se servisse. Ma mi trovo bene anche partendo da dietro. Il fatto di aver fatto per anni il centrocampista nelle giovanili mi aiuta a leggere le situazioni sulla trequarti e a capire i movimenti degli altri».
SE SENTO UN AFFETTO SPECIALE DEI TIFOSI PER ME E PIO? – «Sento attenzione e amore, l’ho notato nelle amichevoli e ora aspetto solo l’urlo a San Siro. Tra me e Pio c’è stato feeling immediato e non solo perché siamo giovani, ma perché ci somigliamo. Anche lui è educato, ha idee chiare, piedi per terra e non si monta la testa. Avevamo giocato contro in U21 e già allora mi aveva impressionato: ha una forza fisica incredibile, si può dire che è una bestia?».
ANCHE IO CRESCIUTO IN FRETTA AL PARMA – «Sono arrivato a 17 anni, da solo. All’inizio non è stato facile in un Paese nuovo e con una lingua diversa, però a Parma ho trascorso anni stupendi».
COSA MI RIMANE DEL JUDO PRATICATO DA BAMBINO? – «Tutto serve per costruire una mentalità e un fisico. Mia mamma mi aveva iscritto a judo un po’ a caso, ma ho tanti bei ricordi, anche se alla fine non bastava a stancarmi: per me il tatami era troppo piccolo e preferivo correre in campo. Amo tanti altri sport, dal basket al padel, poi a ping pong sono forte, anche se qui non ho sfidato nessuno».
CHE RAGAZZO È BONNY FUORI DAL CAMPO? – «Un 21enne normale, a cui piace stare in famiglia, uscire con gli amici, giocare alla play e vedere qualche bella serie: l’ultima si chiama “Mobland”. Sono molto religioso e, per questo, mi impegno ad essere rispettoso con tutti: fare i calciatori non ci rende superiori… Mia madre mi ha fatto appassionare alla musica, al soul e al jazz. Prima di entrare in campo ascolto la stessa canzone, “Everything in its right place” dei Radiohead».
GUSTI SORPRENDENTI SULLA MUSICA ITALIANA – «Sì, Ornella Vanoni, la mia preferita. La prima volta che l’ho ascoltata a casa del mio procuratore mi ha colpito quella voce, era così francese…».
LA VANONI È MILANISTA? – «Che importa, quando ascolto “L’appuntamento” sento qualcosa di magico. È come segnare un gol».
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