Cagliarinews24
·30 ottobre 2025
Castán: «Quando ho scoperto del tumore è stato terribile. Andai a Torino e poi a Cagliari, ma non ero più io»

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La vita è fatta di alti e bassi, e per Leandro Castan, difensore brasiliano ex Cagliari, tutto è cambiato in un attimo. A soli 27 anni, con una carriera che sembrava in ascesa e una sessantina di presenze in Serie A, il centrale difensivo si è trovato a dover affrontare un dramma inaspettato.
Castan, che all’epoca era nel giro della Nazionale brasiliana, ha raccontato di come la sua vita calcistica sia stata stravolta a causa di un tumore al cervello. Un giorno si sveglia calciatore, il giorno dopo non lo è più. Un momento che ha segnato profondamente la sua carriera e la sua vita, come ha raccontato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Vi riportiamo alcune delle sue dichiarazioni:
FINE CARRIERA – «In quei 15′ è finito tutto. Maicon andò da Garcia e disse “Leo sta male, cambialo”. Sono uscito dal campo e non sono più rientrato. Il giorno dopo mi sono svegliato con un mal di testa particolarmente acuto, sono andato in ospedale e ho fatto una risonanza. Il corpo non rispondeva più, ho avuto paura di morire».
DIAGNOSI – «All’inizio la Roma non mi ha comunicato nulla, sicuramente per proteggermi. Capivo che erano preoccupati, mi dicevano solo di stare calmo. Quando l’ho scoperto è stato terribile. Sono passato dalla lotta per vincere lo scudetto con i giallorossi a stare in un letto d’ospedale a combattere con un tumore. Un incubo, vomitavo ogni giorno. Avevo perso 15 kg in due settimane. L’obiettivo era diventato sopravvivere, altroché. Il calcio in quei momenti viene dopo».
MESSAGGI – «Sì, tantissimi. Molti di questi inaspettati. Ricordo mi scrisse Baresi, fu incredibile. Poi Del Piero, Bonucci e altri. Oltre a tutti i miei compagni, sono stati fantastici».
CARRIERA – «Mi dispiace non essere riuscito a rimanere a quel livello. Ce l’ho messa tutto, non è bastato. Il mio successo è stato riuscire a tornare in campo. A un certo punto, però, allenarsi era diventato deleterio. Ho provato anche ad andare in prestito per giocare e riprendere fiducia e minuti: sono stato prima a Torino e poi a Cagliari. Ma non ero più io. E quando la Roma decise di non rinnovarmi il contratto scelsi di tornare in Brasile. Poi, dopo un paio di anni, ho mollato tutto».









































